27 novembre 2011

La Perfida Gardolo

Gardolo è un sobborgo di Trento che dista 5,5 km da casa mia, ed è un luogo con cui ho un pessimo rapporto. E' a Gardolo che quando giocavo a basket ho sbagliato una rimessa dal fondo all'ultimo secondo e gli avversari hanno segnato e vinto di 1. E' di Gardolo la ragazza a cui sono andato dietro più anni inutilmente. E' di Gardolo l'amicizia che sono più dispiaciuto di aver perso. E' da Gardolo che abbondantemente dopo mezzanotte sono tornato a casa a piedi in una gelida nottata invernale dopo una serata con la ragazza di cui sopra che sembrava sarebbe stata risolutiva ma non lo fu affatto. E' a Gardolo che ho trascorso la serata più surreale con la mia attuale moglie in una serata a teatro in cui lei aveva una luna paurosa e avrà detto 3 monosillabi in tutta la sera.

E sabato, mentre io fantasticavo di vincere l'ultima gara dell'anno che si svolgeva proprio lì e intitolare il mio nuovo post "Espugnata Gardolo!", lei si preparava molto più efficacemente a espugnare me.

Della gara purtroppo ho ben poco da dire: dopo una partenza molto determinata in coppia con Canella con cui facciamo alcune tratte insieme, alla 4 ci troviamo entrambi davanti a un albero che dovrebbe celare una lanterna ma non la cela. Contrariati anzichenò usciamo dal cortile nel quale ci troviamo e la scopriamo sul cancello, dove i fanatici della prprietà privata l'avevano evidentemente spostata. Dopo aver punzonato imprecando (ma non troppo perchè c'era una bambina vicina) calcolo al volo che se i miei avversari ci buttano su un occhio all'entrata invece che all'uscita, risparmiano una quindicina di secondi, e riparto ancora più determinato. Per la 5 il tracciatore invita evidentemente a tagliare da due cortili interni separati da un recinto attraversabile, ma quando mi trovo davanti l'attraversabile, oltre a pensare a Fabietto, come succede sempre da quanto si è infilzato su uno di questi, penso subito "sti cazzi!": un metro abbondante di sbarre acuminate interasse 10 cm. Dato che sono ligio agli ordini ma non intelligente, mi appresto immediatamente a scavalcarlo, aiutato da un paletto porta lampada, che però cede nel bel mezzo dell'operazione, non subito, ma quando ormai è troppo tardi per tornare indietro. E' uno di quegli attimi che sembrano durare un'eternità, e quando riesco a riguadagnare la posizione eretta, dopo aver sbattuto costato e retrocoscia sulle punte, mi metto tremante a fare un chek up, con nelle orecchie le parole di Fabietto che raccontava del suo mezzo svenimento.

In corrispondenza del cuore la tuta è leggermente macchiata di sangue, e non mi sembra una buona cosa, ma quando trovo il coraggio per alzare la maglia non trovo che un graffietto. Ben diversa la situazione sul retro, dove le condizioni dei pantaloncini intrisi di sangue lasciano capire che c'è qualcosa di più di un graffietto. Toccandomi sento un buco, ma non mi pare zampilli il sangue, così vado camminando verso la strada principale, controllando nel frattempo tutti i parametri vitali: "mi gira la testa? mi viene da vomitare? mi si annebbia la vista? mi cedono le gambe?". Dato che tutte le risposte sono negative, procedo fino ad incontrare prima Sara e poi il Valer, e quando sono ormai sicuro che qualcuno verrà a recuperarmi, mi siedo per terra.

Nel trasferimento in ospedale prontamente approntato da Roberto Pezzè cominicio a non stare molto bene, probabilmente per via dell'adrenalina che nel frattempo è finita. L'indicatore più preoccupante è che ho in mano la carta della gara e non ho voglia di guardare come proseguiva.

Quando mi scaricano all'ingresso del pronto soccorso, vengo subito messo su un lettino e portato in ambulatorio, dove dopo una rapida occhiata lasciano perdere il taglio dietro ("una cosa da nulla") e si dedicano al davanti, per una sospetta rottura di una costola con lieve difficoltà respiratoria. Dopo avermi sforacchiato un paio di volte e avermi fatto fare un paio di tour del reparto a bordo del lettino, vengo visitato da un medico che non riesce a spiegarsi la dinamica dell'indidente. Gli dico di lasciare perdere, che è una storia lunga. Conferma che il taglio è solo superficiale e mi prescrive una serie di radiografie per capire come stanno femore, omero e costole. Non mi pare di avere l'aria di uno che può avere un femore o un omero fratturati, ma faccio silenzio.

Quando mi ri-posteggiano in corridoio capisco che hanno capito che le mie condizioni sono troppo buone per garantirgli il lavoro anche domani,  così cercano di farmi venire almeno una polmonite lasciandomi in mutande calzini e lenzuolino dove gli altri girano in pullover. Provo a convincere una infermiera a darmi una coperta, e la ottengo al primo colpo. Vorrei poter dire che è stata la mia prestanza fisica a convincerla, ma nonostante io indossi casualmente i boxer più eleganti del mio imbarazzante guardaroba di intimo, i calzini che mi hanno lasciato addosso, pur essendo bassi e da gara, rovinano tutto. Quindi è stata solo una gentilezza.

Il tour per andare a fare i raggi è più lungo degli altri e quando vengo lasciato nelle mani del tecnico di radiologia, capisco che la crisi ha iniziato a colpire duramente anche la sanità trentina. I costosi esami radiologici sono infatti stati sostituiti da una molto più economica simulazione degli stessi, basata sul principio che se non urli come un porcello al macello mentre ti sistemano e risistemano con modalità molto maschie sul lettino, vuol dire che non hai nessuna frattura. Io sopporto stoicamente e al termine il tecnico telefona a qualcuno dicendo che "c'è una barella da venire a prendere". Immagino che nel loro gergo voglia dire che c'è un paziente in barella da recuperare, ma forse quello che sta dall'altra parte del telefono non conosce il loro gergo, e pensa "che cazzo di fretta c'è di andare fin lì a prendere una barella?" perchè aspetto più di 20' in corridoio senza che succeda nulla. Provo allora a fare boccacce alla telecamera a circuito chiuso che sorveglia il corridoio, per provocarli un po'. Dopo neanche 5'' arriva una infermiera, e io inizio a temere che mi stia portando in qualche posto dove mi puniranno con una iniezione di liquido tracciante radioattivo. Ma invece si limita a posteggiarmi nella sala di aspetto dei pazienti in lavorazione.

Qui ci sono altri malati che si sono fatti male in modo meno stupido di quanto abbia fatto io. Il signor Pierluigi ha 86 anni e due anelli d'oro ad un dito, che parlano di una persona amata che c'era ma non c'è più. Ha sbattuto la testa cadendo in cucina "ma se savevo che i me tegniva chi 3 ore no vegnivo miga". Non vede l'ora di tornare a casa, ma si vede che lì non ci sarà nessuno ad aspettarlo.
La signora Tamara è una badante ucrania che non mangia da 2 giorni ed è molto debole. I medici tentano di convincerla a tornare a casa, ma anche lei ha scritto in faccia che almeno qui ha un po' di compagnia.
Il signor Marco da 2 giorni ha un mal di testa tremendo e quando chinandosi a raccogliere un giocattolo dei figli ha visto tutto nero, ha deciso che era meglio andare a farsi dare un'occhiata. Ma ai figli non ha detto che andava in ospedale.

Poi nella sala entra la Sofferenza, quella vera. E' una signora sugli 80 anni, con una sospetta frattura al bacino, che continua ininterrottamente ad articolare delle sillabe sconnesse. Io sentirò i suoi da-da-da per poco più di un'ora e gli infermieri ci scherzano sopra, ma guardandola immagini il dolore dei suoi famigliari, che quel da-da-da lo sentono tutto il giorno tutti i giorni, chiedendosi probabilmente quanto di quella che chiamano anima sia rimasto in quel corpo di una persona a cui vogliono bene.

Poi per me arriva il momento di farmi ricucire e quelle storie spariscono veloci come erano arrivate. L'intervento è piuttosto ridicolo, e la preoccupazione principale è su come farò a togliere quel cerotto che si è aggrappato a 2000 peli. Dopo un altro po' di formalità sono pronto per tornare a casa, ma non ho ancora il permesso del medico.

Dopo 4 ore in quel posto mi sento già un po' di casa, e quando alle 21 smontano tutte le infermiere che  mi hanno preso in consegna, mi sento come quando finisce il turno in campeggio e tutti quelli che hai  conosciuto, bambini e assistenti, vanno a casa, ma tu rimani lì perchè ti hanno iscritto anche al turno successivo. Per fortuna non sono stato iscritto anche al turno successivo, e pochi minuti dopo le 21 torno a casa anch'io.

Fra le varie carte che mi danno da portare via per ricordo, tutte concordi nel dire che fra una decina di giorni sarò come nuovo, una dice: "Paziente vigile, collaborante, eupnoico, deambulante, fasico, ricorda l'accaduto, ben orientato". Chissà cosa scrivevano se invece di impalarmi vincevo la gara. 


26 novembre 2011

Bollettino medico

TRENTO - Non destano preoccupazione le condizioni di Dario Pedrotti, il forte atleta del San Giorgio incorso oggi in un drammatico incidente durante la tappa conclusiva della Coppa del Trentino in quel di Gardolo.

Il portacolori della società della Vela, forse innervosito dallo spostamento della lanterna numero 4 ad opera di qualche sconsiderato, nel dirigersi alla lanterna 5 ha cercato di superare una recizione (attraversabile!) ma è occorso in un infortunio "alla Fabietto Daves", conficcandosi nel quadricipiete femorale destro un elemento del recinto metallico.

Prontamente soccorso dal cassiere del Trent-o signor Roberto Pezzè, viste le condizioni in cui versava il favorito per la gara odierna è stato immediatamente trasferito di urgenza a bordo del pulmino del Monte Giner al nosocomio Gemelli di Roma.

Queste le parole del dott. Evaristo Ruotolo, il primario di chirurghia: "Quando è arrivato in reparto le sue condizioni erano stabili ma gravi: l'elemento metallico aveva scavato una ferita di parecchie decine di decimi di millimetri nel tessuto epiteliale soprastante il quadricipite feromale, andando ad interessare anche il sottostante strato adiposo. Al termine della operazione effettuata con urgenza, durata all'incirca 4', le condizioni sono subito apparse in netto miglioramento. Ci sentiamo di poter garantire a Pedrotti che la carriera di cui farneticava prima che l'anestesista lo mettesse a tacere, è salva, qualunche essa sia. Non è stato invece purtroppo possibile intervenire sui preesistenti squilibri psichici."

Il comunicato emesso dalla società presieduta da Claudio Valer parla di tempi di recupero attorno ai 7-8 giorni, che dovrebbero essere compatibili con la disputa del prestigioso trofeo Ori-bell, e desidera ringraziare, oltre ail signor Pezzè Roberto, i numerosissimi atleti e fan che hanno sommerso la sede e la stessa abitazione del forte atleta master con accorate richieste di aggiornamento sulle sue condizioni di salute.

AGGIORNAMENTO
Una nota testata sportiva nazionale ha ripreso la notizia, si ringrazia MatPaz per la segnalazione.



24 novembre 2011

Conegliano, un anno dopo

"La gara di Conegliano era una di quelle che alla vigilia sembravano tagliate apposta per me: centro storico, una settimana dopo il picco della forma di Venezia, una settimana prima dell lutto dell'ultima gara dell'anno, la possibilità di centrare il "triplete di fine anno" fallito l'anno scorso per un PM propio a Conegliano (vittoria al memorial Pacl + vittoria fra gli italiani a Venezia + vittoria a Conegliano) allungabile a "quadriplete" a Gardolo, e lotto degli avversari alla mia portata. Una lettura realistica delle griglia di partenza faceva pronosticare facilmente Pedrotti primo con due minuti su Casagrande e Lanz - Weitlaner - Stefani a giocarsi il terzo posto."

Questo era l'incipit del post che mi si andava scrivendo nella mente prima della gara di domenica scorsa, aggiunta frettolosamente al mio ori-calendario 2011 dopo averla trovata casualmente nel sito del Trent-o poche ore prima della chiusura delle iscrizioni. E fin qui tutto bene, peccato che già la frase successiva, "E per una volta è andata proprio così", ho dovuto cestinarla. E non solo perchè Casagrande non era in giornata, Lanz era presente e ammalato, e Stefani era ammalato e a casa (o forse con i postumi della Bevilonga, non mi ricordo bene).

Tempo molto soleggiato, temperatura gradevole, niente ciottoli viscidi come l'anno scorso, pane e marmellata (purtroppo senza burro...) al ristoro, amena location del ritrovo - arrivo - premiazione, organizzazione impeccabile: al 20 di novembre per una gara regionale in centro storico non si poteva chiedere di più. E io mi ero neanche presentato facendo molta attenzione a non superare il famoso "confine invisibile fra la giusta fiducia nei propri mezzi e l'eccesso di supponenza": pensavo di poter fare bene e ne avevo molta voglia, per i motivi di cui sopra. E poi, se ero riuscito a correre come un motorino rimanendo costantemente concentrato per più di un'ora a Venezia, vuoi che non ci riesca per mezzora a Conegliano???

Sì, la risposta è sì. Non ci sono riuscito.

Tecnicamente sulla gara non c'è molto da dire. Roland ce la mette tutta per cavar sangue dalle rape e per certi aspetti ci riesce anche, ma la cartina non è che permetta mirabolanti difficoltà tecniche. C'è giusto da fare un po' di attenzione per i numerosi portici nel centro,  nelle case "bucate" fra la 11 e la 12, e nella farfallina alla stazione delle corriere dove i due livelli che nel comunicato gara sembravano il labirinto del minotauro sono in realtà piuttosto facilmente comprensibili. Per il resto si tratta soprattutto di correre, e io, a correre, me la cavo. Infatti alla prima lanterna sono già primo con 6'' di vantaggio sul secondo in meno di 50'' di gara (mia), e alla seconda sono già 22° con 2' dal primo in poco più di 2' di gara (sua). Arrivo anche ad ipotizzare che alla seconda lanterna ci sono arrivato 20'' più velocemente  del primo, peccato che non me ne sia accorto.

Cosa sia successo esattamente non sono riuscito a capirlo nè in gara nè tornando a studiare la zona dopo che ero arrivato. Nel film della gara nella mia testa, c'è un fotogramma in cui ho svoltato a sinistra nel portico che porta alla 2 e vedo a sinistra una stradina che entra, e nel fotogramma successivo sto entrando da destra verso sinistra in diagonale in un parco senza siepi attorno. Pur dubitando io sempre molto della mia memoria (ragion per cui non faccio a memory neanche i tratti fettucciati...) il secondo fotogramma mi sembra realistico perchè, senza in realtà capire cosa stavo facendo, proseguendo diritto sono uscito dallo stesso passaggio da cui uscirò poi andando alla 4 (mettendoci altri buoni 30'' per capire dove ero). E' evidente che tra un fotogramma e l'altro ne mancano parecchi, ma cosa abbia fatto io lì in mezzo non lo so proprio. L'unica ipotesi geograficamente plausibile sarebbe che io sia entrato nel parco dall'ingresso a sud, ma, ammettendo anche che sia sbagliato il primo fotogramma e io non abbia girato a sinistra sotto il portico, mi sembra impossibile che io abbia costeggiato il parco per 100 metri senza vederlo, senza l'aiuto di nessuna sostanza stupefacente. Oltre a non capire "cosa" si successo, non capisco neanche "perchè" sia successo, dato che la zona era molto semplice, non mi sono messo a pensare ad altro, e non c'erano neanche altri concorrenti che mi potessero distrarre.

Comunque, dopo essere riuscito a trovare la 2 ho iniziato a tirare come un matto, e neanche il fugace rapimento dei marziani (perchè di questo probabilmente si è trattato...) avrebbe potuto togliermi il triplete, se non li avessi aiutati con un per me classicissimo "errore da incontro". Questa volta è bastato vedere fra la 5 e la 6 Silvano Daves (che faceva un'altra categoria) e pensare "adesso lo raggiungo!" per distrarmi quel tanto che è bastato per farmi andare a spasso lungo il torrente, complice anche la mia convinzione che il bianco dovesse essere per forza asfaltato (mentre, mi dicono gli esperti ISSOM, vuol solo dire strada). Lungo le amene alzaie del torrente Cervano ho lasciato altri 2' che hanno reso vano ogni ulteriore tentativo di vittoria, nonostante da lì alla fine io abbia rosicchiato a Weitlaner più di un minuto e mezzo.

Morale, lui e Giovanelli sono stati più bravi di me. E addio triplete.

20 novembre 2011

Avviso ai naviganti

Fra commenti scritti direttamente sul blog e parole raccolte al volo alla gara di oggi, ho ricevuto moltissimi complimenti per il mio ultimo post sulla gara di Venezia, per i quali vi ringrazio molto. Mi hanno fatto molto piacere, ma mi hanno anche messo un po' di ansia. 

Ho iniziato a scrivere questo blog perchè come tutti i blogger sono un po' narcisista, e come molti di loro amo scrivere. 

Amare una cosa è secondo me una condizione necessaria per farla bene, ma spesso non è purtroppo sufficiente. 

Venezia per me è una gara magica, e ha anche il potere di rendere un po' magico anche il mio blog, forse anche perchè è nato lì. Molte altre volte invece mi verrà voglia di scrivere anche se che la fatina non mi avrà toccato con la sua bacchetta, e ne verranno fuori pallosissimi resoconti da revisori dei conti. Deluderò qualche lettore riconquistato, ma preferisco correre questo rischio piuttosto che farmi prendere dalla preoccupazione di dover ogni volta fare meglio di quella prima. Di ansia da prestazione ne ho già più che abbastanza in gara.

Se vi romperete le palle a leggere la minuziosa descrizione della scelta di percorso dal punto 11 al punto 12 della promozionale centro storico di Forlimpopoli, o il grado di allacciatura delle mie scarpe al trofeo Polenta e Osèi di Trebaseleghe, e smetterete di leggere dopolav-ori, cercherò di farmene una ragione. Se invece riuscirò ancora a strappare qualche risata a qualcuno, ne sarò felice, soprattutto se sarà il mio piccolissimo contributo alla battaglia che qualcuno sta già combattendo con il sorriso sulle labbra.

Per il racconto delle mie prodezze a Conegliano, dovrete attendere ancora qualche giorno. Ma mantenete molto basse le aspettative...

Dario


14 novembre 2011

E-mails after Venice

Da: orifanatico1994@libero.it
Data: 13 novembre 2011 23.40.01 GMT+01.00
A: volleyforever@gmail.com
Oggetto: Figata!!!

Ciao Franz, oggi finalmente ho corso per la prima volta il Meeting di Orientamento di Venezia, ed è stato veramente una figata. Di tutte le gare che ho fatto da quando mi sono appassionato a questo sport, è stata la più mitica: 4500 persone che corrono per Venezia, non ti puoi immaginare. E poi tutti a cambiarsi al palazzetto. Tu passi le tue domeniche in mutande in un palazzetto, ma oggi quelli in mutande nel palazzetto erano sugli spalti!

Ho fatto una marea di cazzate e mi sono perso 3 volte, ma sono sicuro che l'anno prossimo sarà una bella storia.
Intanto che aspettavo di partire sono andato a vedere che faccia ha quel tipo del blog con i post stra lunghi. Nell'orienteering è figo perchè basta guardare le liste di partenza e il numero di pettorale e trovi subito chi cerchi (e funziona anche al contrario, se vedi una bonazza e vuoi sapere come si chiama!). E' uno lungo lungo e secco secco, e un po' vintage. A parte che ha una tutina anni 70, ma quello alla fine conta poco, aveva una si card 5, che ci mette mezzo secondo in più a botta rispetto a quelle nuove. In una gara così avrà perso 10 secondi solo di tempi di punzonatura. Ma tu di ste robe non ci capisci un sega, cosa te le racconto a fare?
Comunque, dovevi vedere la faccia di sto tipo prima di partire. Prima sembrava che dovesse salvare il mondo tanto era serio, poi mi è sembrato come se avesse paura, poi deve essergli passato perchè ha sorriso.
Comunque, quando l'hanno fatto partire sembrava gli avessero messo un razzo nel culo da come è scappato via.

Una volta devi venire anche tu, è troppo figo.
Bella lì
Ste 

Da: lupetto2000@freemail.it
Data: 13 novembre 2011 18.30.45 GMT+01.00
A: lepreveloce@hotmail.it
Oggetto: gita a Venezia

Caro Filippo, oggi con i miei genitori sono andato in gita a Venezia e è stato abbastanza bello. Non è stato così bellissimo come l'altra volta perchè non c'era l'acqua alta e non ho mangiato due gelati, ma è stato lo stesso abbastanza bello perchè ho sentito tante parolacce!!!

Per la prima volta ero in una di quelle stradine un po' strette che non ci sono le macchine che ci sono a Venezia vicino alla piazza quella grande e ci ha superato un signore che correva come un matto. Poi dopo si è fermato e ha guardato un pezzo di carta che aveva in mano e ha detto quella parola che vuol dire cacca ma che la mia mamma ha detto che io non devo mai dire. E è tornato indietro di corsissima. Però è tornato indietro poco e allora non ho capito perchè era così arrabbiato. Forse doveva andare dalla sua amorosa che lo aspettava e aveva paura che si arrabbiava.
Dopo un po' tanto tempo l'ho visto di nuovo. L'ho riconosciuto subito perchè aveva un pigiama uguale al mio, però io con il pigiama ci vado a letto e non in città come lui. A dire il vero ce ne erano tanti in pigiama a Venezia oggi, ma lui era l'unico con il pigiama come il mio. Questa volta la parolaccia non l'ha detta lui, ma il mio papà, che ha detto quella parola che dice spesso quando è in macchina e che sembra "coniglio" ma che non so cosa vuol dire, e che l'ha detta quando quel signore in pigiama ci è passato vicino vicino che si è sentito il vento. Io non so perchè il mio papà ha detto quella parola perchè io lo so che il signore non mi ha neanche toccato anche se è passato vicino vicino che non ci stava neanche una figurina in mezzo. Quando mi ha superato che era veloce come un missile io pensavo che andava a sbattere contro la signora con il cagnolino che c'era davanti e invece all'ultimo momento zac si è spostato come quell'omino della wii e non ha buttato giù la signora e neanche il cagnolino.
La terza parolaccia non la so tanto bene perchè forse ho capito male perchè c'era tanta confusione e io sono piccolo e ho le orecchie basse. C'erano degli altri di quei signori con il pigiama che lo usano in città e un signore ha detto "al prossimo gli faccio un laccio californiano" e aveva una faccia proprio nera come quando i grandi dicono le parolacce. Però quando ho litigato con la mamma e le ho detto che gli faccio un laccio californiano non si è arrabbiata e si è messa a ridere e allora non so se è una parolaccia o no.
A Venezia c'erano anche i piccioni ma più pochi dell'altra volta.
ciao
Michele

Da: cesare.trivellato@alfacont.it
Data: 13 novembre 2011 21.20.27 GMT+01.00
A: direttore@gazzettinodivenezia.it
Oggetto: lettera al direttore

Gentile Direttore,

sono con la presente a condividere con Lei e con i lettori del Nostro giornale una piccola soddisfazione di cui ho potuto godere in questa domenica. Questa mattina come sempre alle ore 10 sono uscito da casa e ho subito notato che in giro, oltre ai numerosi turisti attirati dalla bellissima giornata autunnale, c'erano già numerosi "sportivi" intenti nella pratica dell' "orienteering". Essendo più di trent'anni che questa cosa va avanti ho ormai imparato a riconosceri e ad odiarli. Pur essendo meno numerosi dei cinesi e dei giapponesi, sono assai più fastidiosi. Corrono o tentano di farlo anche nelle calli più strette e piene di persone, continuano a cambiare direzione improvvisamente leggendo quello che hanno in mano invece di guardare dove vanno, sbucano all'improvviso da dietro gli angoli e non di rado urtano persone anche anziane.
Le mia gioia odierna è dovuta al fatto che oggi finalmente ho potuto assistere allo spettacolo di due di questi individui che si scontravano fra di loro. Uno lungo lungo e secco secco e uno meno lungo e meno secco hanno cozzato frontalmente uno contro l'altro. Non ho potuto trattenere un grido di esultanza! Purtroppo entrambi sono riusciti ad attutire l'urto con le mani e nessuno dei due ha riportato conseguenze dall'accaduto.
L'anno prossimo non mi limiterò a sperare che si eliminino fra di loro, ma mi impegnerò personalmente a fare in modo che al maggior numero possibile di questi "sportivi" passi per sempre la voglia di venire a mettere in pericolo l'incolumità di noi veneziani e dei nostri turisti.
Porgendo cordiali saluti
Cesare Trivellato

Da: romeo1984@interfree.it
Data: 13 novembre 2011 17.12.54 GMT+01.00
A: giulietta1986@hotmail.it
Oggetto: tempo e spazio e sguardo
 

Amore mio,
sono passati pochi minuti da quando ci siamo salutati alla stazione di Venezia, e già mi manchi. Del resto come potrebbe essere altrimenti dopo la giornata meravigliosa che abbiamo passato insieme?
Qui seduto accanto al finestrino, mentre il rosso del tramonto incendia Marghera e tutto il mare che ho davanti, e questo treno mi porta ogni secondo più lontano da te, mi è ritornato in mente quell'istante in cui il nostro abbraccio silenzioso in un pezzo di Venezia finalmente solo per noi, è stato interrotto dal rumore dei passi di quell'uomo che correva con una cartina in mano.
Quando ci è passato accanto e i miei occhi hanno incrociato i suoi, ho sentito quanto eravamo lontani da lui anche se stava passando così vicino.
Lui correva per accorciare il tempo. Noi volevamo che fosse eterno.
Lui cercava dei punti precisi. Noi volevamo rimanere persi.
Lui aveva negli occhi la mancanza. Noi avevamo negli occhi noi.
Ti amo.
A presto
F.

Da: g.ellis@garamond.uk
Data: 14 novembre 2011 00.36.21 GMT+01.00
A: nick.barrable@gmail.com
Oggetto: Victory in Venice!
 

Dear Nick, 
as you suggested me I went to Venice to run the MOV: and I won! It is my best result of the year, after the 7th place in the sprint final in MWOC in Hungary and I'm very proud. It wasn't so easy like last year for you, but I managed. 
The M35 route was much better than in 2010, even if I didn't understand some choices of the course setter. From 8th to 9th points there was no real choice and to go to 10th point you had to come back on the same street. Point 20 had no sense at all, but the worst was that the c.s. had no attention about people traffic. 
I have been quite lucky because I started one hour before the best italians orienteerers, and despite of a big mistake at point 14 (more than 2 minutes lost) I won with 46 second less then Pedrotti and 47 seconds less then Pin.
Sorry that you weren't here!
See you at the next race
Geoff Ellis 


Da: dario.pedrotti@gmail.com
Data: 16 novembre 2011 22.28.48 GMT+01.00
A: prep.atletico@hotmail.it
Oggetto: fuochino

Caro Matteo,

questa volta ci sono andato proprio vicino. Le gambe andavano, la testa anche, ma non è bastato. Un problemino con la SI card, un piccolo lungo alla 4, un paio di sbavature di troppo e un orario di partenza infelice hanno rimandato il mio appuntamento con il primo posto al MOV. Sarà per l'anno prossimo. E se continua questo trend, è anche possibile che il premio sia quasi bello.
Quindi cosa devo fare in questo lungo inverno?
ciao e grazie
Dario 







10 novembre 2011

VVV

Voglio Vincere Venezia.
Ma non voglio solo vincere Venezia.

Voglio anche vibrare con le 4400 persone che corrono il MOV.
Andare in bagno 3 volte prima del via.
Gustare il magico minuto dal -1 allo start.
Ascoltare con tutti i nervi tesi i 5 pib che separano il prima dal durante.
Sfogare l'impazienza strappando la carta dall cassetta e gettandoci il primo sguardo vorace.
Percepire i colori più improbabili e tutti i cambi di luce fra i calli.
Esultare per ogni lanterna scovata dietro un pozzo o in fondo a un sottoportego.
Sentire i muscoli che si tendono ad ogni scalino di ognuno dei 100 ponti.
Infilarmi a tutta velocità in vicoli poco più larghi di me.
Sorridere velocemente ad un passante che ho mancato di un pelo.
Sentire le gambe che corrono a tutta e il cervello che corre più veloce di loro. 
Sorprendermi per ogni piazzetta che si apre davvero dove sembrava impossibile.
Vivere in quella bolla in cui esiste solo il tuo percorso sulla mappa.
Fare slalom fra i camerieri dei ristoranti a sinistra del ponte di Rialto.
Resistere alla tentazione di passare da Piazza San Marco solo perchè è bella.
Sentire l'odore dell'acqua immobile nei canali. 
Incazzarmi per un errore da 5''.
Sentire i passi nel silenzio delle zone di Venezia dove solo gli orientisti si spingono.
Sentire i muscoli che gridano ad ogni ripartenza dopo un'ora di gara.
Sbucare sulla riviera degli schiavoni e buttare fuori quello che ancora avanza.
Smettere di respirare per 2'' mentre all'arrivo mi dicono se "all punches are ok".
Agitarmi nel leggere il tempo di chi è arrivato prima di me.
Agitarmi nel vedere il tempo di chi arriva dopo di me.
Pensare quanto è brutto il trofeo sperando ce ne sia uno anche per me.
Comperare le cartoline di o-auguri natalizi che i nordici vendono all'arsenale.

Voglio Vincere Venezia. Ma non solo.









8 novembre 2011

Azimut 6

Un po' per il sottile orgoglio di essere preso in considerazione dall'addetto stampa della FISO, un po' nella speranza che questo inauguri una nuova era in cui i blogger non vengano più visti come dannosi dalla FISO stessa (come i ben informati mi dicono essere stato almeno in anni passati), rilancio l'invito sottinteso nel messaggio ricevuto da Francesco Isella, e presento anch'io il nuovo numero di Azimut.

Con un solo dubbio: se chi legge è già un tesserato FISO, Azimut gli arriva a casa. Se chi legge, non è tesserato FISO, non ha alcuna possibilità di trovare Azimut da nessuna parte (e del resto forse non gli interesserebbe neanche, ma se legge questo blog oltre ad avere un eccesso di tempo libero magari è anche interessato alle cose orientistiche).
Quindi per chi lo presento?

E già che ci sono, adesso che so che la FISO mi guarda, approfitto per mandare un appello: magari il prossimo calendario è scritto nel marmo e dovremo per forza andare serenamente incontro alla marea di rancori, polemiche, "te l'avevo detto", "io con te non ci gioco più", ecc. ecc. ecc. che la prossima stagione si porterà dietro.

Ma potete almeno giurarmi che l'inno ufficiale dei mondiali di orienteering in Italia NON sarà scritto e cantato da Nicola Manfredi? Mai mi è capitato di vergognarmi di essere un orientista quanto dopo aver visto questo filmato sull'inno ufficiale dei mondiali di MTB-O.


5 novembre 2011

W Wladimir Pacl!!

Io non l'ho mica mai conosciuto il signor Pacl, ma mio suocero mi dice che era un tipo simpatico, molto alla mano a disponibile, e dato che è stato l'apostolo dell'orienteering in Trentino, un po' simpatico dovrbbe essermi a prescindere. Ma il vero motivo per cui mi sta molto simpatico è che i suoi memorial mi portano sempre un gran bene. L'anno scorso, 1° Memorial W.P. a Malè, avevo vinto la M35 da 5 km con 30'' su Cipriani e 2'30'' su Corradini. Quest'anno il 2° trofeo W.P. era valido per il campionato trentino sprint: stessa valle (ma diverso paese, Ossana sta volta), stesso periodo, e stessi avversari, con l'aggiunta di Hueller e di un redivivo Eddy Sandri.

La giornata era di quelle che il Trentino a volte regala in autunno: freddina ma limpida e piena di colori. Su un pezzo di quella carta ci avevo già corso vari anni fa, in una gara CSI in cui varie volte mi ero dovuto fermare per ritrovare il segno. Quest'anno avrei anche dovuto essere altrove per lavoro, ma vabbeh.

Grazie agli autoinsegnamenti di Brescia ("prima di una sprint riscaldarsi molto seriamente se si vuole arrivare a dare tutto in gara") mi presento al via al limite dello stanco, e parto subito a razzo (anche perchè era discesa...). Sbircio la carta quel tanto che basta da vedere che c'è un sentiero che va dove vorrei e arrivo nel posto giusto più perchè c'è un prato gigante che perchè ho ben interpretato la scala al 5.000. La 2 e la 3 sono subito lì (anche se gli split mi dicono che per arrivare alla 2 ci ho messo 660:49, ma comunque meglio di Corradini che ci mette 660:58), mentre la 4 rmi fa perdere un po' a leggere bene la cartina e a prendere la strada giusta dopo la chiesa. Non capisco bene se si può arrivare da sotto, e nel dubbio ci arrivo da sopra. Probabilmente si poteva, ma non era neanche tanto più corta. La stazione della 4 bippa impazzita e credo non funzioni, se interpreto bene gli split, da qui in poi bisognerà togliere 1 al numero della lanterna (cioè quando punzono la 5 per gli split è la 4, e via così). La 5 e la 6 sono poco lontane, e così la 7, che però è circondata da vegetazione un po' spinosa. Per la 8 ci si butta nel prato, poi nel boschetto per la 9. Alla 10 faccio la prima sbavatura, mi vanno via una manciata di secondi perchè anche se so che il muretto giusto è quello dove sto andando, mi faccio di nuovo distrarre da un altro concorrente che sta punzonando una lanterna sul muretto prima. Io ci perdo qualche secondo, qualcun altro molto di peggio.

La tratta lunga fino al primo passaggio dalla 100 è in leggera salita, e la sento tutta. Mi chiedo se sto almeno andando veloce e lì per lì non lo so. Se è vero che ci metto 11'' meno di Corradini e 20'' meno di Cipriani, forse sì.


Rallento un po' per trovare bene il centro della farfalla successiva, che è messa dietro un muretto molto anonimo, e i punti da lì alla fine richiedono tutti una grandissima attenzione, dato che sono molto ravvicinati e bisogna continuare a leggere in corsa senza mancare un bivio. Lo faccio bene, con una sola piccola esitazione sulla 14, dove mi distrae una casetta in legno che sulla carta è sotto il cerchietto magenta e non vedo. 

Dalla 20 al traguardo ho anche ancora le energie per sprintare, ma gli split non mi rendono giustizia, dicendo che dall'ultimo punto all'arrivo prendo 10'' da Hueller e altrettanti da Eddy, cosa che mi permetto di dubitare.

Dopo aver scaricato Giovanni Sonna dietro il pc mi chiede se mi sembra di aver fatto una bella gara, e dal suo tono non capisco se sta per dirmi che ho fatto PM. Invece mi fa vedere la stampa che dice che ho dato 3' a Hueller, a Eddy e a Corradini. Il Cip mi toglie la soddisfazione di batterlo  anche quest'anno (ma in bosco mica ci sono ancora mai riuscito) facendo PE alla 10. Ci avrebbe messo 1'  01'' più di me.

Chissà se riesco a convincere la FISO a fare i campionati italiani sprint in occasione di un trofeo Wladimir Pacl.