16 settembre 2018

La FISO che (non) vorrei

Può anche essere che lo abbiate già letto tutti, perché il suo blog può tranquillamente essere più letto del mio, ma cercare di amplificare le parole di Stegal è l'unico contributo che mi sento di dare al momento al nostro moribondo (nel senso che è sul punto di suicidarsi) movimento orientistico italiano.

Perché quando "una parte distruggerà l'altra" quello che rimarranno saranno solo ceneri fumanti.

(Sì, lo so che ci sono 10.000 situazioni nel mondo molto più importanti e gravi. Ma questo blog è nato per parlare di orienteering) 


Il risultato che volevo ottenere era di tipo diverso. Volevo approfittare dell’occasione per provare a parlare con alcune persone (prese da entrambi gli schieramenti contrapposti) che, presumibilmente da dicembre 2018, detteranno la rotta politica dell'orienteering italiano a seconda di come andranno le elezioni del prossimo Consiglio Federale. Avevo scritto un paio di pezzi fa: “lasciando da parte il microfono ed il ruolo di speaker e tornando a vestire i panni del semplice orientista quale sono, vorrei chiedere perché non è possibile andare d'accordo e trovare una sintesi tra le diverse posizioni ed i punti di vista? Per favore spiegatevi, parlatevi, non lanciate agli orientisti messaggi del tipo "un giorno saprete la verità..." "se soltanto sapeste cosa sta succedendo realmente...". Perché sta succedendo tutto questo?...


Speravo che qualcuno, leggendo, si sarebbe fatto vivo anche solo per eccepire, contestare, criticare, chiedermi chi diavolo mi credo di essere! Ma il risultato è stato zero, ma forse è proprio vero che i blog non li legge più nessuno, o non rappresentano lo strumento giusto. Più presumibilmente: chi sono io per poter sollevare una reazione, anche solo un minimo di confronto positivo, scrivendo parole su internet? Così ho provato a rivolgermi direttamente ai diretti interessati. Intendo proprio "in modo diretto", anche a muso duro: cosa pensate di ottenere? Perché non vi confrontate in modo aperto e costruttivo? Perché non riuscite a fare una sintesi tra le idee degli uni e le iniziative degli altri? Come pensate che ci potrà essere un futuro al nostro sport se non riuscite a lavorare in armonia?

Devo dare una cattiva notizia ai pochi orientisti arrivati fino a qui: le speranze stanno a zero. Diciamo a un epsilon piccolo a piacere (in fondo è stato proprio quell’epsilon a portarmi su quel podio a Porto Selvaggio). Ho sentito risposte che parlano di un ambiente ormai polarizzato, di “radicalizzazione dello scontro”, di guerra! Sono tutte parole che andrebbero usate con il bilancino: quando purtroppo le guerre scoppiano davvero, capita che le persone restino in silenzio perché mancano i termini di riferimento che sono già stati sprecati inutilmente altrove. Ascolto le accuse reciproche di organizzare gare farsa, di malversazione (uso questa complicata parola per non dire peggio), di "sovvertimento degli ordini democratici" (vedi mio commento alla voce "guerra"), oppure buon ultimo quando mi sono sentito rispondere "il tuo tentativo di farci dialogare è paragonabile ad avere allo stesso tavolo partigiani e fascisti. Si andrà avanti fino a che una parte non distruggerà l'altra".

Sono rimasto senza parole, quasi choccato. Non pensavo certo di essere un novello Kofi Annan, non ambivo certo al Premio Nobel per la pace orientistica, ma forse è davvero meglio che io mi limiti a scrivere di percorsi per i quali non sono preparato, di classifiche che mi vedono ben adeso all'ultimo posto, di tratte che palesano i miei evidenti limiti orientistici. D'altra parte mi diverto così: la mappa mi mette alla prova, la classifica non toglie nulla alle emozioni che mi offre lo sport che considero più bello al mondo. Se dicessi che mi interesso di politica orientistica, forse mentirei e forse no. Una persona migliore di me una volta ha scritto che “la politica in fondo è avere a che fare con le situazioni di tutti i giorni e cercare di cambiarle in meglio”. Ma forse siamo arrivati al punto in cui non abbiamo più mattoni su cui costruire una solida base comune.

5 settembre 2018

6 e 32

C'erano una volta Don Pedrotte e il Perfido Ruggèrio, che con una cartina in mano se le davano di santa ragione, finendo a qualche decina di secondi uno dall'altro. Beh, non ci sono più.

Cioè, loro due ci sono ancora, ma i distacchi sono un peletto aumentati.

Si dà il caso che in primavera uno dei due inviti l'altro (non è ben chiara la dinamica e le prove sono andate perse) alla Ultra Maga Sky Marathon, scampagnata di 50 km e 5000 metri di dislivello in Val Serina, laterale della più famosa Val Brembana (insomma, dalle parti delle Orobie, provincia di Bergamo).

L'invitato accetta, e sabato scorso i due (ex?) acerrimi nemici si trovano insieme in una confortevole cameretta nella amena località di Zorzone, ad attendere la sveglia puntata alle ore 4.30 del giorno dopo, un'ora prima della gara. Mario è un veterano, avendo già corso qui, anche se la versione più corta, qualche anno fa. Dario è più esperto di gare lunghe, ma questa non l'ha mai corsa (e comunque è più vecchio e meno prestante...). Pronti via e dopo 3'' la bellissima accoppiata si lascia per non vedersi che dopo il traguardo.

La gara è 'na mazzata: il nome, Maga, è composto dalle iniziali delle 4 montagne su cui bisogna salire (Menna, Arera, Grem, Alben), e, al contrario di tante gare di trail che alle cime ci girano intorno, qui ti ci fanno arrivare proprio in cima. Cime da cui si godrebbe probabilmente di un gran bel panorama, ma non si vede una sega, perché ci sono un sacco di nuvole basse (o siamo noi che siamo alti) e piove per gran parte della gara. Gran fifa sulle creste fra il Manna e l'Arere, non tanto sui punti con le corde fisse, che erano pure divertenti, quando sui punti a strapiombo, con l'erbetta e la terra bagnata. Sono venuto giù veramente piano, perché avevo la netta sensazione che se scivolavo non mi trovavano più. Non è scivolato nessuno, quindi forse mi sbagliavo, ma abundare melius est quam deficere.

Comunque, bellissima! Dura, ma quel duro bello (se sei allenato), che ti cucina le gambe un po' alla volta, ma non ti stufa mai, persino quando intorno non vedi un tubo. Io ho retto bene fino alla 4° cima, poi ne hanno messo un'altra (per arrivare ai 50 km e 5000 di dislivello), Alben 2 o qualcosa del genere, e quella mi è un po' andata per traverso, un po' prima della cima mi sono addirittura seduto un po' a riposare. Tipo 30 secondi... Poi per fortuna la cima era vicina, ma quando ho trovato un'altra salitella quando pensavo che fosse ormai solo discesa, anche se erano solo 20 metri, ho pensato di non farcela.

Ma ce l'ho fatta, e poi giù per la lunghissima discesa, con le solite informazioni vaghe dai tizi che incrociavo ("mancano 10 km", "manca mezzora", boh). Ero con uno che avevo raggiunto dalle parti dell'Arere, che mi aveva superato quasi di slancio sul Alben 1, ma non mi aveva mai staccato del tutto. Volevamo arrivare entro le 10 ore e siamo venuti giù a palla nel sentiero fangoso e sassoso. Non siamo riusciti a stare nelle 10 ore, ma ci siamo gran divertiti, e abbiamo chiuso 32 e 33 esimo, in poco meno di 10 ore e 20.

Mario? Lui era arrivato da un paio d'ore, lo vedete nella foto qui in basso (composto come un chierichetto), sul podio, sesto. Chapeau!