27 gennaio 2018

Eco Maratona Clivius

Di solito alla fine degli allenamenti in solitaria durante l'inverno penso di essere diventato fortissimo, e alla prima gara di orienteering mi spolpettano. Per prevenire il trauma psicologico, e ridurre gli effetti negativi sulla mia stagione orientistica, quest'anno ho pensato di anticipare molto la spolpettatura, e di trasferirla ad altra disciplina.

Così la settimana scorsa ho corso la Eco Maratona Clivius, una delle varie gare nell'ambito della Montefortiana, una storica gara podistica che si svolge dal 1976 a Monteforte, non lontano da Verona. Mi ci avevano invitato quando ero andato da loro a presentare il mio libro, e dato che avevo visto che nel pacco gara c'era un accappatoio, ho deciso di partecipare (anche se sulla pagina FB di Spirito Trail scrivono "Scegliere una corsa basandosi sul pacco gara è come andare ad un ristorante perché ha i grissini buoni"). In tutto c'erano un fottio di persone (sui 25.000, dicono gli organizzatori), alla mia hanno partecipato 500 persone, comunque parecchie, in ogni caso abbastanza per avere ottime probabilità di essere spolpettato.

Una Eco Maratona è una cosa lunga più o meno come una maratona, ma con qualcosa di verde intorno, e con parecchio più dislivello di quella decina di metri che c'è di solito in una canonica 42virgola195. In questo caso si trattava di 44 km e 1900 metri di dislivello, sparsi fra colline e vigneti, in una fresca ma non troppo fredda giornata di metà gennaio, sotto un cielo azzurro ma non limpidissimo (e dalle colline purtroppo non si vedeva il mare, che per noi del nord è sempre un valore aggiunto).

Io per essere sicuro che vada a finire male faccio l'errore più banale del mondo, quello che ho già fatto decine di volte, e che probabilmente farò fin che morte non ci separi: parto troppo forte. Non mi metto a correre dietro ai primi (che finiranno sotto le 3 ore e 30...) ma parto comunque ad una velocità dignitosa. Ed è un gravissimo errore, perché è ormai assodato che nelle gare sopra i 30 km arrivo vivo in fondo solo quando dopo i primi km mi viene il dubbio di essere partito troppo piano (come all'Ultra Trail Via degli Dei, dove dopo un paio di km mi avevano superato anche le mamme con i passeggini, e alla fine sono arrivato nei primi 10).

Insomma, parto baldanzoso, spingendo in salita e in discesa, superando tutti quelli che riesco, mangiando e bevendo al volo ai ristori, tenendo il motore su di giri e pensando che le crisi vengono solo agli altri. In alcune parti mi sento più brillante, in altre un po' meno, ma continuo a correre puntando a prendere quelli che ho davanti, piuttosto che preoccupandomi di quelli che sono dietro. L'inizio della fine arriva prima di metà gara, quando pensando ai cavoli miei manco una curva a gomito e proseguo per una stradina che non c'entra. Concretamente, fra andare, accorgermene e tornare, aggiungo solo 300 metri  e un minuto e mezzo, ma è in quel momento che perdo definitivamente di vista i due che stavo rincorrendo, mi superano altre 3-4 persone che non riuscirò più a superare, e il morale inizia a scricchiolare.

Corro la seconda metà della gara quasi nello stesso tempo della prima, e sarebbe una bellissima cosa, se non fosse che c'è molta meno salita e molto più discesa che nei primi 22 km. E infatti mi hanno superato in parecchi.

Chiudo 59esimo in 4h29': avessi corso con più intelligenza avrei probabilmente impiegato una decina di minuti in meno, che probabilmente non mi avrebbero fatto guadagnare più di una decina di posizioni, ma mi avrebbero sicuramente permesso di sentirmi molto meno pirla all'arrivo.

Proverbio cinese del giorno:
se nei plimi km tu collele tutte le salite sotto il 20%
e negli ultimi neanche quelle sopla il 5%
tu essele un cletino