20 giugno 2014

I giorno delle Trincee

(Roba sempre più vecchia, qui siamo addirittura a 3 settimane fa, ma non vorrete mica che vi racconti dei miei allenamenti su per le montagne..., ma sarò telegrafico, non temete)
 

Quelli forti hanno fatto la mixed-relay (la staffetta mista...) io non ho trovato compagni (e soprattutto compagne) e mi accontento di sfidare Segatta a casa sua, su una carta che ormai conosco abbastanza.

Una volta capito dove devo andare per la 1 (e lo faccio male perché mi infilo sotto i portici e poi salgo dal vicolo sbagliato, mille volte meglio salire dalla strada che arrivava al triangolo) e deciso che era meglio andare alla 2 da sopra invece che da sotto (una bella manciata di curve tutte subito, ma poi non ci pensi più) il resto della gara va via senza grossi problemi. Note di demerito solo per la 6 (salgo dalle scalette puntando ad aggirare l'edificio a fianco del punto da est, ma invece non si passa e devo fare lo slalom) e per la 15 (dove era meglio tornare fuori dal portico vicino alla 14 invece di proseguire per scalette e rampe di garages).

Finisco primo, un minuto più veloce del padrone di casa e di Grilli, ma 9'' peggio di Buselli, che in MA aveva lo stesso percorso.

E peccato che l'orienteering sia quella cosa che si fa nel bosco, non questa roba qui.



12 giugno 2014

II giorno delle Trincee


(Sempre 3 giorni delle trincee, all'indietro. Lo so che ormai è roba vecchia, ma di nuova non ne ho...)

Di nuovo in Coppa Italia, di nuovo middle dopo la prestazione penosa di Laranza. Vediamo di fare un po' meglio, su una carta che se è parente di quella solita di Val Giardini, saranno cavoli. Quelli che tornano dicono “ah, è tecnica”, e mediamente ci mettono un sacco a tornare.

Parto bello convinto, ma anche sufficientemente prudente. Faccio amicizia con la carta andando quasi in curva alla 1, esitando giusto un po' troppo invece di andare sicuro fino all'avval-lamento, comunque arrivo sicuro. Senza molti pensieri verso la 2, c'è da arrivare al secondo sentiero grosso e poi superare il nasone. Il nasone è proprio “one” e mi fa venire qualche dubbio, ma sono giusto: secondo di tratta e primo in classifica. Ma ovviamente non lo so e procedo tranquillo. La 3 è mezzo minuto più a nord e la 4 mi frega. Salgo, arrivo al sentiero grosso, avvisto da lontano quello che mi pare un rudere e giurerei di vedere anche il telo bianco e arancio, tanto che mi metto a guardare la tratta dopo. Peccato che quando arrivo lì e alzo gli occhi, della lanterna non ci sia traccia. Avere le allucinazioni non è una bella cosa, ancora meno non sapere dove sei. Solo mentre scannerizzavo la carta a casa ho visto un microscopico segno nero che potrebbe essere il “non-rudere” che ho incontrato io. Ero basso di tre curve, ma mica lo sapevo, e non mi tornava niente. Prima di arrivare abbastanza casualmente alla 4, giurerei di incontrare anche una trincea, ma probabilmente è la canaletta sapientemente mimetizzata sotto il cerchietto. Temo la gara sia un po' andata (e in effetti sono caduto al 4 posto, ma a soli 50'' da primo) ma riparto sparato con un azimut giusto un pelo sbilenco.

La 6 è in fondo ad una roccia che sguazza fra altre rocce, la 7 me la aspetto in una rientranza visibile mentre la vedo per culo guardandomi un attimo indietro (è alta circa 20 cm...), la 8 invece è come me la aspetto ed è poco lontana. Per la 9 scelgo di andare in sicurezza dal sentiero, e sembra una buona idea, dato che faccio il miglior tempo, ben 1'' meglio di Ingemar. Secondo tempo alla 10, che mi riporta al quarto posto ad un solo minutino dal primo, ma qui succede il fattaccio. Ovvero trovo Simone Grassi, partito 4' prima di me. Prendere uno partito 4' prima tende a darmi alla testa, se è Simone di più. Quindi va da sé che butto via la gara al punto successivo, dove sarebbe bastato tenersi sul bordo del pianoro per cascare sulla lanterna, mentre io rimango più alto e vado a perdermi nel casino a nord del punto. Vago lì in giro per 5 minuti, quanto basta per farmi ripassare da Simone e anche da Edoardo, che invece era partito 2' dopo di me.

Il morale è sotto le scarpe e da lì alla fine non riesco a fare molto altro che correre dietro a Simone. Lo staccherei in salita per la 17 e mi avvierei ad una scelta autonoma per la 18, ma poi cambio scelta a metà strada (mai, mai!) butto via una manciata di curve di livello che avevo già salito, e mi rimetto a rincorrere Simone. Ed è un peccato perchè quella di passare da sopra era un'ottima idea.

Dulcis in fundo, poco prima della 100 cerco per la terza volta in giornata di slogarmi la caviglia sinistra, e ottengo risultati migliori delle altre due volte. Chiudo depresso e zoppicante al quinto posto, 5' scarsi dietro a Pin, 4' abbondanti dopo il paisà Berlanda Scorza, e 3' e mezzo dopo Ingemar , altro per il quale è fatale la 11 (ma meno che per me).



6 giugno 2014

III giorno delle Trincee

Per parlare della 3 giorni delle Trincee del fine settimana scorso, parto dal fondo, in tutti i sensi. Il 2 giugno si correva l'ultima gara e io ho proprio toccato il fondo, come tradizione a Barricata, una di quelle carte per me stregate (3 gare, due ritiri, e un distacco di 20' dal primo in HB, un secolo fa).

Peccato, perché era una delle gare più belle degli ultimi 150 anni e avevo una voglia matta di correrla, dopo la storta poco prima della 100 nella gara del II giorno. Quando alle 2 di mattina mi ero alzato per andare in bagno e zoppicavo, pensavo che avrei dovuto rinunciare, ma al risveglio delle 7 andava decisamente molto meglio e in partenza ero giulivo come un bambino a Gardaland.

La giulività mi è peraltro durata abbastanza poco, dato che dopo non molto è risultato chiaro che proprio non era giornata. Prima ho sbattuto contro il 15.000, che scioccamente non mi aspettavo, andando abbastanza in confusione, tanto da fare un giro assurdo per andare alla 1, quando bastava tagliare la curva del sentiero.

Poi, desideroso di rimediare al tempo perso e determinato a farlo, mi sono miseramente perso andando alla 2, con quello che forse si chiama un errore di parallelo, pervicacemente portato alle estreme conseguenze girando intorno senza costrutto, invece di tornare all'ultimo riferimento certo (ma perché è così difficile tornare indietro di 100 m? bastava così poco). Quello che è successo (e che dal microscopico 15.000 si capisce poco) è che uscito dalla buca a fagiolo mi sembrava di essere troppo a destra e mi sono spostato troppo a sinistra, pensando di vedere nella buca con rocce l'avallamento con rocce. E da li ho vagato nei dintorni per una decina di minuti, fraintendendo tutte le forme del terreno possibili, e incontrando la lanterna solo per un caso fortuito.

"A che saranno 10' persi in una long da 1h30'?" penso gettandomi ancora pieno di slancio verso la 3. Peccato che la 3 sia ogget-tivamente complicata, e mi ci areni come e più che alla 2, arrivando con giudizio fino alla rientranza dietro al dossetto sotto la linea rossa, ma non capendo più un tubo da lì in poi. Aggirate le rocce mi trovo in una valletta che in carta proprio non trovo, e anche stavolta vago lì attorno sperando nella sorte. Quando mi convinco che la sorte non arriverà a salvarmi e torno alla rientranza di prima, con un azimut appena decente dalla U con radurina e roccette di contorno, ci metto meno di un minuto a trovare la lanterna. Ma nel frattempo è passato un altro secolo.

"E questo punto il podio non lo vedo neanche con il binocolo, ma posso ancora correre bene da qui alla fine e fare un bell'allenamento" penso sta volta gettandomi ancora pieno di slancio verso la 4. Ma anche la 4 è una bella gatta da pelare, o forse per me quel giorno sono tutte gatte da pelare. Cerco di andare super prudente, arrivo alla radura, alla buchetta, poi salgo, e poi patatrac. L'idea sarebbe di farsi condurre dal fagiolino con le roccette, e una parte di me sa benissimo che quella roba che ha davanti non è il fagiolino con le roccette (bensì, capirò dopo, quel paio di curve con roccette un po' più a nord ovest del fagiolino). E quella parte di me prova anche a dirlo all'altra parte di me, ma questa fa orecchie da mercante e prosegue, andando inesora-bilmente ad infrattarsi. Nel frattempo il temporale ha iniziato a buttare grandine, il bosco è bellissimo, l'atmosfera è super suggestiva, ma io non so dove sono. Né lo sa un elite che è lì dalle mie parti. Dopo un po' (ma mica tanto po') mi trovo davanti un vallone con roccette, e penso che non mi muovo da lì finché non capisco dove sono. Decido che è quello dove ricomincia la linea rossa dopo la 4, ed è vero. Da lì arrivo in breve alla 4, e pazienza se è quasi il tramonto. Posso ancora correre molto bene le prossime.

Ma è di nuovo una pia illusione, faccio un giro larghissimo, prima di arrivare alla 5 mi supera Dario Stefani che è partito 15' dopo di me, e mentre io ancora penso che posso almeno cercare di recuperargli un po' di minuti da lì alla fine, la mia caviglia sinistra capeggia un ammutinamento che mi costringe al ritiro. Fino a quel momento non avevo sentito il minimo dolorino, quindi è evidente che la fitta improvvisa che mi arriva fino a mezzo polpaccio e che mi costringe al passo è una mossa principalmente politica. Però il messaggio è inequivocabile, e dopo 40' e 5 lanterne prendo mestamente la via della partenza. Faccio ancora in tempo a godermi un po' di pioggia e grandine, un bosco bellissimo e un po' di orientisti felici che ci scorazzano, prima di arrivare in partenza ed essere redarguito dai coniugi Simoni per il mio abbandono.

Vince Buselli, decisamente in grande spolvero, con 4' su Neuhauser, anche lui in striscia positiva da un po', e 9' su Giovanni Berlanda Scorza, il paisà del Trent-o rientrato per qualche giorno in Italia dagli USA, evidentemente affamato di orienteering.

Ma prima o poi a Barricata ci ritornerò e arriverò al traguardo e arriverò sul podio.