31 luglio 2015

Trento, Piné e altro

Riemergo da quella che è sicuramente la pausa più lunga mai concessami su questo glorioso blog, che è però talmente di nicchia che la maggioranza degli italiani (e probabilmente anche degli orientisti) non dovrebbe aver perso il sonno più di tanto.

Orientisticamente, mentre alcuni si dilettano in Croazia e altri si preparano agli woc in Scozia, io ho corricchiato nei dintorni, facendo incetta di primi posti dai modesti contenuti tecnico atletici (absit iniuria verbis) come minimo per la abissale differenza nel numero di allenamenti fra me e i miei immediati inseguitori.

Il lontano 21 giugno ho corso a Trento per la coppa del Trentino, in una gara che mi ha divertito molto (se non altro perché è solo la seconda che corro nella mia città, e alla prima avevo fatto PM...), ma che ha suscitato varie polemiche. Io a correre su e giù per il Doss Trento ovviamente mi sono divertito un sacco (c'è anche sulle nuove divise del San Giorgio...), e idem fra le vie della città e arrivando in Piazza Duomo. Per non dire dell'onore di andare sul podio con quel signore con gli occhiali buffi, di cui al momento mi sfugge il nome. Era molto da correre, e ho corso. Ma era anche da non perdersi nel boschetto sul dosso, e non mi sono perso (come invece avevo fatto nella primissima notturna sprint che avevo corso lassù, dove ero rimasto a vagare fra quei quattro alberi per parecchio.)

Il più vicino domenica scorsa ho corso sull'altopiano di Piné, negli ameni abitati di Baselga, Vigo e Tressilla. Fisicamente non banale, era tecnicamente talmente corrimona che in M35 ho vinto io e in 19-34 ha vinto Fabietto. Io naturalmente mi sono divertito lo stesso (e ho portato a casa 2 kg di fragole), ma è indubbio che il giovane Rauss questo tracciato deve averlo buttato giù mentre prendeva il sole in spiaggia o mentre uotsappava con qualche amico coreano o bulgaro a proposito dei prossimi mondiali, perché di orientistico aveva ben poco.

Di orientistico aveva ancora meno la attività ricreativa a cui mi sono dedicato il giorno prima, quando sono finalmente riuscito a portare a termine la Trans d'Havet, gara massacrante di 86 km e 5.800 metri di dislivello da Piovene Rocchetta a Valdagno, sulle piccole Dolomiti. Dato che non ho altri posti dove gloriarmene, importuno i miei affezionati lettori con tutta la mia soddisfazione per un ottavo posto assolutamente inaspettato, e per una condotta di gara impeccabile, che mi ha fatto arrivare agli ultimi km con ancora un sacco di energia nelle gambe, e anche, tutto sommato, ancora con una gran voglia di correre. Un paio d'ore di diluvio nella notte, con tuoni e fulmini che se non fossi stato ben protetto nel bosco come minimo me la facevo sotto, hanno reso ancora più avvincente una giornata di totale contatto con la montagna e con me stesso, dove la parte più intensa è stata arrivare in cima alla bocchetta Boale Fondi (una micidiale serie di zeta che due anni fa mi aveva fatto sputare l'anima) senza essermi mai fermato e senza desiderare neanche una volta di essermi appassionato alla canasta. Partenza alle ore 00:00, arrivo alle ore 12.33, a soli 90' dal primo...

Sono finito a fare ste robe per colpa di una foto su un blog di orienteering, quindi non mi sento troppo in colpa a metterne un po' di mie qui.

    


Aggiungo postuma la carta del tracciato proposto da Stefano Zonato, vedansi i commenti sotto per capire di cosa si tratta.