6 giugno 2011

Argentario - Pedrotti 4-0

Narra la leggenda che dopo 40 giorni di digiuno a Bosco di Civezzano Andrea Segatta venne portato da Satana sulla cima del monte Calisio (conosciuto nell'antichità con il nome di Argentario per le sue miniere). Là giunto, mostrandogli il boscoso altipiano che si estendeva verso nord Belzebù disse a Segatta: "Tutte queste cose io ti darò se prostrandoti mi adorerai". Segatta, che sapeva che le miniere erano esaurite da tempo, rispose "Non sono interessato alla proprietà di codesto altpiano, ma se me la cartografi al 10.000 possiamo parlarne." Il diavolo, non pratico di queste cose ma con ottimi agganci là dove si mangiavano i bambini, spedì ai piedi del Calisio i solerti A.Kapralov, V.Prokopciuk, A.Mykhaylov, e nel 2008, dopo l'inchino di rito, Segatta tornò trionfante alla sede del Trent-o con il prezioso documento.

La storia viene raccontata da Segatta in modo un po' diverso, ma è evidente che in quella cartina deve esserci lo zampino del demonio, basterebbe anche solo guardare quante buche ci sono per capirlo.

Personalmente, ho con questa cartina un rapporto decisamente difficile. Nonostante sia anche andato ad allenarmici un paio di volte, nelle 4 gare corse là dal 2009 ad oggi, non ce n'è stata una da cui ne sia uscito non dico vincitore, ma almeno dignitosamente. Anche domenica, ha vinto lei.

Questa volta si trattava di coppa italia, versione long, una delle poche. La notte aveva diluviato e fra le nebbie in zona arrivo mi metto a giocare con le pozzanghere, con la scusa di asciugare il vialetto di accesso.

Quando è ora di andare, mi avvio in partenza insieme a Cristellon S. e, trasgredendo ad uno dei miei più sacri principi, vado su e su chiacchierando amabilmente con lui, che è 3 volte più forte di me fisicamente, e 10 volte più forte di me tecnicamente, e mi sfotte dicendomi che è "un onore" andare su con me. Ci separiamo solo una decina di minuti prima del via, per poi ritrovarci al cancelletto e nel primo tratto di gara, dato che per andare al mio primo punto devo passare dal suo primo punto. Opto per una tattica aggressiva, con scavalco deciso della collinetta e giù dritto fino alla fine del verdino. Poi da lì se proprio non la trovo ho il sentiero come linea di arresto e una curva o un bivio come nuovo punto di attacco, con torretta di contorno. La giornata inizia però bene e ci capito proprio sopra staccando un incredibile primo tempo di tratta, 30'' più veloce di Rigoni. Se la gara finisse qui, avrei vinto.

Ma la gara non finisce qui e mi avvio in curva puntando al giallo sassosetto. Il trasferimento è più lungo del previsto (faccio un po' di fatica a familiarizzare con il 15.000) e ad un certo punto mi trovo in un posto che sembra un cocuzzolo in semiaperto. La mappa purtroppo mi offre solo un cocuzzolo in bosco o un semiaperto senza cocuzzolo. A questo punto ho un raptus di saggezza, che mi sconsiglia di attaccare il punto da un posto che non so dove sia in carta, e risalgo buttandomi sul prato e attaccando dal sasso all'inizio della discesa. Perdo 3' da Rigoni (e il primo posto...), ma non mi perdo, e mi pare una buona cosa.

Parto baldanzoso verso il lontano punto 3 e dopo qualche indecisione di troppo nello scegliere fra i prati e il sentiero arrivo felicemente al bivio con il sentierino che mi aiuterà ad aggirare il picco da 10 cdl. Con prudenza ma decisione scavalco l'ultima selletta e arrivo al sentiero lungo la palude e da qui è un gioco da ragazzi: si costeggia la palude, si sale il montarozzo, lo si attraversa per lungo e si cade sulla roccia. Sarebbe però opportuno premurarsi di costeggiare TUTTA la palude, e magari anche dare un occhio di aver cozzato contro il massone che ne dichiara la fine. Io invece preso dall'entusiasmo salgo sul primo montarozzo che incontro e quando non cado sulla roccia, ma trovo un vallone con paludina, ci rimango malissimo. Anche perchè non so dove sono, e mi ci vuole un po' per ritrovarmi e tornare sulla retta via. Almeno 5 i minuti persi.

La 4 non è semplice, ma mi ci applico. Dritto fra le due paludi, salita sul naso fino a vedere le rocce a destra, salita fino alla cima del dosso, avallamento, palude e avallamento dietro l'altro dosso. Il primo dosso ha una forma un po' più allungata di quanto segnato in carta, ma sono giusto e pazienza se c'è chi ci ha messo quasi un minuto in meno.

La 5 non è lontana, ma attorno alla 4 ho incontrato Crippa, che non è della mia categoria, ma basta e avanza per togliermi quel tanto di concentrazione da non averne più a sufficienza per orientarmi come si deve. Superato il naso riconosco correttamente il vallone, mi butto sul sentiero e arrivo fino alla palude. Da qui alla lanterna ci sono 150 metri, e al secondo tentativo ci metterò meno di un minuto. Al primo invece ce ne metto più di 15. Succede che la traccia di sentiero è del tutto invisibile, e invece di tenermi a est del dossetto, ci passo a ovest. Dopo 50 metri vedo che non c'è nè la depressione che dovrei avere a destra, nè quella più piccola che dovrei avere a sinistra. Non ci vuole Daniel Hubmann per capire che basta tornare indietro di 50 metri e ripartire nella direzione giusta. So che è quello che devo fare. L'ho anche già fatto 3 settimane fa ad Asiago. E ha funzionato. Ma non lo faccio. Vado avanti alla ricerca di non si sa bene cosa, arrivando ad una palude che cerco inutilmente di convincere ad essere quella a nord est del cerchietto, e poi ad una buca che io mi convinco essere proprio quella palude ma asciutta (ma se ha piovuto tutta la notte!?!). Quando ammetto a me stesso che non so dove sono e provo a rilocalizzarmi, arrivo ad una palude che mi sembra in una radura, ma la carta non mi segnala nessuna palude in radura. Allora vago ancora un po', con la segreta speranza di incontrare un altro orientista, o cappuccetto rosso o almeno il lupo. Invece ci sono solo stormi di zanzare che banchettano sulle mie braccia. Salgo su un collinone in cerca di illuminazioni divine, che però non arrivano. Decido allora che quello alla mia destra è il vallone che ho incontrato uscendo dalla 4 e che un po' più a nord deve esserci il sentiero, e per fortuna questa volta è vero. Arrivo di nuovo alla paludina, capisco cosa ho fatto prima, e in mezzo minuto punzono la 5. Sono veramente un idiota.

La carta e la gara sono però molto belle, quindi riprovo a mettermi seriamente e vado in azimut fino alla palude, che mi ha qualcosa di famigliare, inbocco il sentiero, e lo abbandono all'altezza di una collinetta che essendo molto meno alta di quello che sembrebbe in carta mi lascia qualch dubbio. Ma la lanterna appare laggiù fra le piante, in un dignitosissimo terzo tempo di tratta.

Per la 7 c'è da pedalare parecchio, ma le gambe non mi mancano. Mi fermo un attimo al ristoro (acqua liscia che però in inglese viene presentata come cocktail o qulche altra spiritosaggine che non ricordo) e mi fiondo sul sentierone. Quando sono al massimo dell'andatura e supero a velocità doppia Stefano Baccelli, mi si slaccia la scarpa e devo fermarmi, perdendo tutto lo slancio. Non fosse che siamo in territorio satanico, penserei ad una punizione divina. Dal bivio sul sentierone mi separano dalla 7 circa 500 metri e 25 curve di livello, e non è una bella cosa. Soprattutto perchè arrivato in cima alle 25 non ho la più pallida idea di cosa fare. Ci sarebbe una scelta un po' vigliacca che aggira il problema principale costituito da un meandro di righine marroni a meno di 1mm l'una dall'altra, permettendo di attaccare la 7 da un angolo di sentiero, ma mi sembra troppo vigliacca. Se avessi nel frattempo studiato un piano, la mia sarebbe una scelta coraggiosa, ma dato che non ce l'ho è solo una scelta stupida: attraverso la strada alta a cui sono finalmente giunto, salgo un po', arrivo in una radura di cui in carta non c'e traccia e mi trovo in un luogo molto bello, popolato da decine di signori e signore in pigiama che passeggiano ognuno in una direzione diversa, con scritto in faccia che non sanno dove sono. Io penso di saperlo, e mi avvio verso nord lungo quella che mi convinco essere la canaletta che mi portrà alla traccia di sentiero che mi porterà al sentiero da cui farò la scelta vigliacca. Ma sono da tuttaltra parte. E se non sono ancora lì è solo perchè ad un certo punto uno mi dice "cerchi la 59?" e io gli rispondo "sì, ma non so molto bene dove sono". E lui decide di premiare quell'atto di sincerità dandomi un grido quando la sua amica dall'alto gli grida "guarda che è qui".

Per la 8 decido di attraversare perpendicolarmente il codice a barre. Mi incasino un po' in un verde 2,5 ma quando poi dall'alto avvisto il collinozzo con la lanterna, è una gran gioia. Per la 9 decido di andare in costa fino al prato per poi da lì puntare al verdino. Ma il verdino è invisibile dal vivo e mi disperdo un po' fra le buche. Scelta prudente per la 10, se non che non vedo il bivio da cui vorrei attaccare il punto e vado lungo. Quando poi lo trovo, le buche comunque non sembrano essere proprio uguali a quanto indicato in carta.

La 11 vorrei attaccarla dal semiaperto, poi però mi faccio distrarre dalle due buche + laghetto (che non trovo) e mi ritrovo di nuovo al sentiero. Torno su e attacco dall'angolo recinto, e un po' fortunosamente la trovo. Assieme al fricchettone di cui parla Madella nel suo post, e che altri non è che Piva, sdravaccato fra le piante. Io non vedo il cartello esilarante, in compenso bevo 3 bicchieri interi prima di ripartire. Ma non mi fanno molto bene, perchè per la 12 riesco a mettere insieme la scelta più stupida di tutta la gara. Senza perdermi, senza camminare molto e attaccando in sicurezza il punto, riesco a rimediare circa 8' da Grassi e Girardi (e 11 da Rigoni...) che credo si siano semplicemente serviti delle comode strade che portavano fino in cima.

Le lanterne da qui in poi servono solo per arrivare all'arrivo, dove giungo con 55' di distacco da Rigoni, 37' da Grassi e 35' da Girardi. E una gran fame.




4 giugno 2011

Campionato Trentino Long

Ringalluzzito dalla prestazione della domenica al campionato veneto, mi presento al giovedì al campionato trentino long, consapevole che contro Cirpiani la prestazione di Tonezza non è affatto sufficiente, ma dice comunque che posso tentare di giocarmela. Sta volta non ho neanche "la pressione del pronostico", e Hueller & Cip, sono avversari ostici. Con Frizzera possibile outsider (quando io mi alleno lo incontro regolarmente a bere l'aperitivo, ma magari lui si allena in altri momenti).

Della carta ho sentito parlare gran male. Dopo la gara del trofeo delle regioni del 2007 si era sollevato un polverone su vari blog, con vari indignati contro la FISO che aveva permesso di correre un trofeo delle regioni su un terreno simile, e altri commenti di questo tenore. Quel che è certo è che sarà molto fisica. Ma già da un paio di giorni le gambe mi mandano ottimi segnali.

Ha piovuto tutta la notte e il comunicato dice che il torrente è molto grosso. Se Bezzi scrive una cosa del genere, probabilmene sarà il Rio delle Amazzoni. Al primo colpo d'occhio sulla carta, ci sono MOLTE curve di livello, e MOLTI sassi. Vedremo. Tanto per abituarsi subito, fra la partenza e la svedese ci sono 6 curve di livello, che servono a capire che bisogna attraversare subito il RdA. Il terreno è da subito molto "challenging" e bisogna fare una grande attenzione a dove si mettono i piedi. Il RdA fra l'altro qui si divide in vari bracci, e quando finisco di passare l'ultimo mi sono ormai dimenticato cosa avevo intenzione di fare una volta arrivato dall'altra parte e inizio a salire un po' a caso senza una idea precisa in testa. Arrivo casualmente ad una lanterna, che però non è la mia, e qui inizio a pensare che forse è il caso di fare un piano. Da questo momeno ci metto pochi secondi a trovare la lanterna, ma nel frattempo ho buttato via due minuti, a Hueller mi appare all'entrata al punto mentre io ne esco. Decisamente scazzante.

Tento di staccarlo nell'erta diritta che porta alla 2 e un po' ci riesco dato che ottengo il miglior tempo di tratta, mi butto poi verso la 3 correggendo la rotta dopo aver individuato il terrazzone a sud del punto, quindi guado il RdA per andare diritto alla 4. In questo sono notevolmente aiutato da una foto di Simone Niggli vista recentemente in rete: se lei entra nell'acqua fino alla vita, entrarci fino alle ginoccha non dovrebbe essere troppo rischioso o anti-orientistico. Ed evidentemente sono il miglior nuotatore del lotto, dato che stravinco la tratta. Dato che ci ho preso gusto, ri-guado anche per andare alla 5, ma probabilmente sta volta non è una buona idea, e il mio tempo, anche se arrivo diritto al punto, è 40'' più alto di quello del Cip.

La 6 mi spaventa, perchè bisogna leggere bene la vegetazione, e non sono ancora sicuro di essere capace. Invece sono capace! (ma questo verdino è proprio facile da leggere) solo che mi sembra di essere all'angolo con il sasso e invece sono a quello prima (dove c'era un sasso, ma evidentemente troppo piccolo per essere in carta) così cincischio e mi faccio riprendere da Hueller, che arriva più lento di me, ma diritto. Cerco di staccarlo di nuovo verso la 7, e sta volta la attacco bene e la trovo subito. Mi butto allora giù verso la 8, riconosco il pianozzo, il micro sentiero, e persino il margine di bosco che mi accompagna al sasso. Uau. Ma la 9 è una roccia in bosco fitto, e in carriera ne ho sbagliate parecchie. Allora dcido di fare tutto per benino, vedo il verde da lontano, vedo il sasso nel bianco da cui ataccare, attacco in bussola, ed ecco il sasso! E' lui, non c'è dubbio. C'è anche la fettuccia. Ma la lanterna non c'è. Se fossi Mamleev, alzerei il sopracciglio e andrei alla lanterna successiva. Ma non lo sono, e vago un po' nel bosco, fino a trovare la radurina da cui riattacco la lanterna trovandola subito. Con il senno di poi, troppo subito, infatti la lanterna è sul sasso sbagliato. E io ho perso 1' e 30'' da quelli che l'hanno attaccata subito dalla radurina. Che era una bella idea, ma non così migliore della mia.

Per la 10 mi butto a est un po' a caso, un po' troppo, e per lunghi tratti procedo a passo d'uomo nel verde. Quando arrivo al sentiero vedo dall'alto il verde sotto e forse anche la radice che cerco. Decido di fidarmi del fiuto e mi ci butto, e funziona. Ma ho buttato nel verde prima più di un minuto. Alla 11 di arrivo diritto, e sul sentiero prima della lanterna dopo incontro Frizzera. Non mi ricordo se è partito prima di me (e allora sono un figo) o almeno 4' dopo (e allora sono una sega), ma cerco di non pensarci troppo e mi dirigo in curva alla lanterna, dopo una inutile risalita ai sassoni che mi sembrano un buon punto di riferimento. La 13 è molto vicina, per la 14 scendo di nuovo troppo e Friz andando via in curva mi scappa. Lo inseguo scendendo alla 15 e poi alla 16 in curva. Lo raggiungo e lo supero in salita verso la 17, ma ho la scarpa troppo slacciata e mi tocca fermarmi ad allacciarla.

Andando alla 18 arrivano anche Hueller e Cipriani, che sono SICURAMENTE partiti dopo di me. E il numero di lanterne che mancano alla fine non fa pensare che possa succedere qualcosa di partiolarmente significativo. Meno che mai se mi accodo per una scampagnata tutti insieme, che sarebbe piacevole se io avessi raggiunto tutti loro, ma non al contrario. Così provo a staccarli, non molto convinto sulla 19, e infatti ci arrivo dopo Cip&Friz, con più convinzione per la 20, la 21 e la 22, che punzono tutte e 3 un paio di secondi prima di loro, e dando tutto nella corsa per la 23, la risalita alla 24 e lo sprint. Così, tanto per curiosità, il cronometro dice che dalla 19 all'arrivo io ci ho messo 12'05'', il Cip 12'58'', Friz 13' e Hueller 13'23''. Ma dice anche che dall'inizio alla fine ci ho messo 5'20'' più del Cip, 3' più di Friz (che evidentemente davvero di allena di nascosto) e 30'' più di Hueller. Che vuol dire che le gambe ci sarebbero anche, ma la testa ancora non basta.

Quanto alla carta, io mi sono dovertito tantissimo, ma sono anche caduto due volte per terra inciampando, e se non mi sono rotto qualcosa è stato solo per la fortuna di non aver trovato un sasso sotto di me. Per altro, se sono inciampato è perchè tentavo di correre veloce, e non me lo aveva ordinato il medico.


Campionato Veneto Long

Lo ammetto, a riprendermi psicologicamente dalle scoppole degli italiani middle ci ho messo quasi quindici giorni, durante i quali, (orrore!) ho persino saltato il terzo allenamento settimanale. Però quando prendevo in mano una cartina, anche quelle "tristi" di Asiago, mi veniva il solito pizzicorino al pollice, quindi buon segno.

L'occasione per tornare in carta è arrivata con il campionato veneto long a Tonezza, un posto bellissimo anche solo per la strada da fare per andarci, che passava dalle carte della o-marathon dell'anno scorso fra i boschi e i prati ci Passo Coe. Prima di sgarruparsi in una stradina con vista precipizio che non dava molta sicurezza.

La gara è di quelle ideali per rischiare di giocarsi per sempre quel minimo di autostima orientistica che mi rimaneva. Le griglie di partenza mi davano inequivocabilmente fra i favoriti, con tutti i rischi del caso.

Opto per una partenza super prudente lungo il sentiero, che riguardando poi la carta mi fa un po' vergognare, ma che vale il primo tempo di tratta con 40'' su Segatta, e una entrata in carta in tranquillità (facilitata da una inspiegabile posa del punto "buca" sul bordo che la rende visibile da 10 metri sotto). Per la 2 si va in costa e poi qualcosa succederà. Il cerchietto rosa copre un po' le forme del terreno, ma quando sono lì la voragine è inconfondibile e mi dà morale. Forse troppo, dato che per andare alla 3 rimango troppo a sinistra e non riconosco neanche il posto dove sono finito (e non era molto difficile). Butto un'occhio sul codice di una lanterna su un cocuzzolo, e scopro casualmente che sono alla 5. Mi sento un po' scemo ma almeno so dove sono e da sentiero + valletta arrivo alla 3 e da lì, un po' tremebondo alla 4.

Sono molto insoddisfatto delle ultime 3 lanterne e provo a concentrarmi un po' meglio. Mi butto sulla collina, piglio il sentierino e vado sicuro alla 5 (c'ero già stato...). Per la 6 punto alla bucona e la aggiro da ovest, forse era meglio da est, ma ci arrivo sicuro. Più soddisfacente la 7, a nord della bucona e attacco dall radura, e la 8, scavalco della collinetta e sponda sul verdino.

La 9 è una trattona di trasferimento e cambio idea un paio di volte su come prenderla. Parto per passare a sud del recinto e e risalire sotto la linea rossa. Ma poi tutte quelle righe marroni mi intimoriscono e decido di prenderla un po' puù larga lungo il sentiero. A quel punto era molto più sensato tagliare subito il dosso, ma tant'è. Pare che oggi le mie gambe siano decisamente più in vena di quelle degli altri, e stacco di 1' Gambini, secondo di tratta. In zona punto vari muretti e un rudere aiutano molto. Per la 10 giù e su lungo la linea rossa e poi attacco in bussola dal bivio del sentierino. Per la 11 basta buttarsi nel vallone, ma poi sono incerto nell'individuare l'avallamento. Per la 12 vallone nel prato e buca nel bosco, sentiero per la 13, e la 14 richiede irrimediabilmente di salire. Le gambe si lamentano più di quel che pensavo, ma poi quando possono saltellare nel prato fiorito gli passa subito. Per la 15 strada poi prato poi muretto e poi buca, mentre la 16 mi crea qualche problemino perchè sono al muro sotto rispetto a quello dove vorrei essere, e mi sembra un po' troppo lungo, ma è questione di poco. Per la 17 basta correre. Sarebbe anche utile prendere la strada più corta, ma io non lo faccio. Ultimo sforzo i 400 metri piani su terreno misto prima del finish.

Non ho fatto esattamente un garone, ma finisco primo con 7' e passa su Carlo Pilat, che non è proprio un pirla. Alla premiazione, che è l'unica parte veramente naiv della giornata, dato che tutto il resto era perfetto, tentano di premiarmi come campione veneto, ma faccio notare che veneto non sono. C'è anche un assessore che vuole dare due medaglie allo stesso concorrente, e tutte le medaglie vengono rigidamente consegnate in mano.