29 maggio 2014

Oligocampionato Trentino Long

Il secondo giorno della 2 giorni dell'altipiano 2014 vale anche come campionato trentino long, o almeno una roba del genere. Sono talmente pochi gli iscritti che assegnare un titolo in queste condizioni è quasi offensivo per chi precederà e seguirà nell'albo d'oro il Campione Trentino Long 2014.

La giornata è bella, la cartina anche, non resta che correre. E io mi illudo che averlo fatto anche il giorno prima sia sufficiente per essere in carta già alla K, ma così non è, e mi butto alla viva il parroco confondendo con quello a cui punto un naso 4 curve più in giù, 300 metri più vicino, e 45° più in là. Un prato e un recinto cercano di portarmi sulla buona strada, ma poi, forse confuso anche dal raro simbolo a ferro di cavallo (anzi, a rigore, la simbologia IOF del ferro di cavallo proprio non mi pare che ne parli...), vago in balia della carta per un altro po' prima di capire cosa sto facendo. Analogamente male (peggio di quanto sistemato col gps) alla 2, quando prima manco l'enorme nasone giusto e poi vago nel semiaperto sporco, guardando da lontano un roccione che so essere in grado di consigliarmi, ma che non so ascoltare come si deve. Ultimo tributo ai bollenti spiriti alla 3, dove mi lancio ben oltre i roccioni che dovrebbero bloccarmi, salvo tornare in breve a più miti consigli e indovinare anche il "fra le rocce" giusto.

A quel punto sono già in gara da più di 10', una middle sarebbe già andata a meretrici, ma una long si può ancora raddrizzare e riprovo a resettare e ripartire, questa volta con maggior successo. Dopo la 4 di riscaldamento c'è la tratta lunga, per la quale evito le mille curve di livello sotto la linea rossa, ma mi ci riavvicino appena la comoda forestale che mi accoglie benigna ci arriva in zona. Poi passo sotto ai verdoni in mezzo al prato, e usando la casa (alla quale passo molto meno vicino di quanto non pensi il mio gps) come riferimento, evito di perdermi nelle vallette in semi aperto e un sasso con lanterna all'inizio della costa nel bosco mi dà la definitiva sicurezza di essere al posto giusto.

Per la 6 una volta arrivato al sentiero c'è un prato rientrante che mi dice "per di qui", la 7 va in bussola con l'attenzione a non salire troppo, la 8 è questione di pescare la valletta e seguirla, la 9 di uscire dal gomito del sentiero, aggirare gli alberi caduti e avvistarla da lontano pestolando nella neve, e la 10 di buttarsi giù in bussola con la canaletta a fare da accompagnatrice, prima di incontrare un sasso, pensare "è qui dietro" e trovarla.

Uscendo dalla 10 trovo anche Segatta, partito 12' prima di me, che torna indietro perché finito lungo, e io me ne vado a correre spensierato nei prati. Tanto spensierato che scendo un pelo troppo e mi tocca indovinare dove sia la terrazza, perché da sotto non la vedo (e comunque conveniva entrare nel bosco molto prima, e farsi condurre dall'avallamento...). La 12 è oltre la valletta seguendo le radure, la 13 su un pendio dove superata la canaletta mi fermo un po' a cercarla sul sasso che solo adesso vedo essere sul bordo interno del cerchietto, e poi su quello poco sopra il mio: il fatto che poco più avanti sotto di me cominci il prato mi induce a non procedere oltre, a girare un po' la testa, e a vederla poco sotto, un po' più indietro.

E poi giù e poi su alla buca della 14, e poi lungo le depressioncine a quella della 15, e poi giù a rotta di collo fino alla strada e oltre, che "tanto in fondo c'è lo steccato che mi fermerà". Leggendo bene la carta avrei capito che era solo un rudere di steccato, ma il sospetto mi viene quando vedo alcuni pali mezzi marci allineati, e mi chiedo se non sia lui. Mi pare anche di capire dove sono, salgo le 3 curve, arrivo ad un avallamento, e quando mi rassegno che la mia lanterna è al termine di una canaletta, e non di un avallamento, la trovo in breve. Cosa che non faccio con la 17, per la quale scelgo una strategia non molto ardita ma efficace di attacco dal prato, che mi porta davanti ad una bucona con dietro un cocuzzolone nella quale mi sto per buttare con gioia, quando vedo che in fondo non c'è nulla di bianco e arancione. Rimango per un po' a fissarla, ci guardo dentro da tutte le angolazioni, cerco almeno la fettuccia, ma niente. Vado un po' a spasso lì in giro per vedere se sono proprio lì, ma tutto coincide. Un secolo dopo sto per andarmene, quando vedo un'altra buca con un'altro cocuzzolo 20 metri più a ovest e questa volta sul fondo della buca c'è la lanterna. Quando esco dalla buca penso delle brutte parole, e quasi peggio le penso quando guardando la cartina a freddo vedo che quell'altro buco con cocuzzolo, oltre ad essere mezzo nascosto dal cerchietto, è indicato come "canaletta e dosso", ed è per questo che non riuscivo a trovarlo in carta.

Le gambe sono ancora piene di giovanile ardore e mi portano in breve alla 18. Quello laggiù con i calzettoni e le braghe corte sembra Segatta, ma non può essere, perché l'ho passato via alla 10. Scelta bassa e risparmiosa per la 19 e uscendo ho quasi raggiungo quello con i calzettoni e le braghe corte, che è proprio Segatta: da dove è sbucato? La risposta è "dai 4 minuti che ho perso sulla buca sbagliata", ma ho altro a cui pensare: le prossime 3 sono in quello che qualcuno ha definito "un porcaio", e già la 20 sembra una lanterna bingo fra i sassi. La attacco in azimut dalla buca vicino alla strada, e ci arrivo insperatamente perfetto. La 21 a prima vista sembra inestricabile, ma poi dalla strada si può andare alla rientranza di prato, da quella passare vicino al dosso e da lì proseguire verso ovest fino ai roccioni: se poi contassi bene le buche al primo colpo, potrei anche risparmiarci altri 10''. Che potrei risparmiare anche andando subito ad attaccare la 22 dal sentiero, invece di andare a cercare fortuna nel casino. Quando lo faccio, dalla buca a bordo strada alla lanterna passerà davvero poco.

La 23 è così banale che mi paralizzo invece di arrivare in fondo alla prima canaletta che incontro, e poi c'è solo da correre e le gambe ne hanno ancora una gran voglia.

Toh, il campione trentino long 2014 sono io, ma che bello.



26 maggio 2014

Primo giorno sull'altipiano

Non si può dire che ci sia la folla, dato che gli iscritti in M35 sono 4, ma fra questi c'è Andrea Gobber, che è un pericolo. Lui è oggettivamente forte, ha avuto un glorioso passato in gioventù (tipo, stando al sito del US Primiero, nel 1988 vinceva il campionato italiano long M18 a Monte Livata e quello staffetta M15 (???)), un presente di tutto rispetto (secondo agli italiani long M40 l'anno scorso e secondo all'ultima coppa Italia M40), e un fisico che non ti fa venire il sospetto che passi in poltrona più di 5' al giorno, ma è uno di quelli che tengono sempre un profilo bassissimo, per cui quando ti battono sembra sempre una botta di culo, ma poi vai a vedere gli split e ti hanno sovrastato tecnicamente e fisicamente.

È la prima tappa della 2 giorni dell'altopiano (quello di Folgaria, per chi non fosse della zona) e sono in astinenza da 15 giorni, quindi vogliosissimo di partire, ma anche sufficientemente concentrato. Rischio di partire in ritardo perché faccio un giro di riscaldamento un po' troppo largo, ma, a parte dimenticarmi di accendere il gps, inizio bene, e alla 1 ho già preso Segatta, che partiva 4' prima di me, e che per l'occasione ha pensato bene di giocarsi già alla prima l'errorone che nelle ultime gare ci mette ogni volta. Per ringraziarlo del pensiero io vado a caso alla 2, per la quale basterebbe andare dritti costeggiando il muretto della 1, ma poi mi riprendo e vado via regolare praticamente fino alla fine.
I miei allenamenti invernali per saltare gli steccati si rivelano inutili prima della 6 e della 10, dove non ho il coraggio di provare, fra la 11 e la 12 mi mangio non so che insetto e corro per un po' con la paura di fare la fine di Sgiursgiù che era stato punto in gola da un'ape (ma io ci mangio dietro un po' di foglie di faggio per buttarlo giù...), alla 15 vado un po' troppo largo, alla 16 cincischio nei semiaperto e poi non c'è da fare molto di più che correre.

Gobber? Lui mi batte alla 5, alla 6, alla 7, alla 8, alla 10, alla 13, alla 15, alla 17, alla 21, alla 22 e alla 24, un sacco di botte di culo. Alla fine però gli sono davanti di 6', complici un suo brutto inizio, 2' gettati alla 12  e altri 2' alla 16.

Ipoteca sulla 2gg (anche se la seconda è una long dove a giocarsi 6' non ci vuole niente) ma il secondo giorno vale come campionato trentino long, quindi non si può certo partire per limitare i danni.




21 maggio 2014

Aspettando la Trans d'Havet

Dopo un fine settimana a corto di orienteering (e in attesa del prossimo, con gara regionale middle e campionato trentino long, per il quale però tutti fanno pretattica e ritardano a iscriversi, nonostante la scadenza sia oggi...) mi concedo un post off topic guardando a fra 2 mesi, quando correrò la Trans d'Havet.

È una di quelle corse da pazzi, ma ormai solo da pazzi medi, dato che con i suoi 80 km e 5.500 metri di dislivello ormai è una gara "media" (per esempio, la Dolomiti Sky Run, una gara meravigliosa da Braies a Bassano, che magari un anno o l'altro potrebbe anche scapparmi di fare, sono 136 con 11.800, e non è la più lunga) ed è l'unica che correrò quest'anno.

È l'unica perché mi sono detto varie volte che mi diverto di più ad andare a correre per conto mio, facendo un numero più ragionevole di km e non tirandomi il collo per star dietro o davanti a qualcuno, ma ho un conto in sospeso con questa gara. Anzi due.

https://www.youtube.com/watch?v=44e61RrslKUIl primo è che l'anno scorso ne sono uscito con le ossa rotte, nonostante abbia fatto solo la versione corta da 40 km. Che fosse partenza troppo veloce o crisi di fame da dissennata alimentazione pre gara, la mia agonia per tutti gli ultimi 10 km di discesa è un ricordo a cui vorrei sovrapporne uno migliore. 

Il secondo è che la versione corta mi è proprio sembrata una mezza gara, che mi ha lasciato il sapore di una cosa fatta a metà, perché questo percorso è stato pensato per farlo tutto, e farne metà fa perdere gran parte della sua bellezza.

Certo, considerando quanta fatica ho fatto l'anno scorso a Boale Fondi (una rampa micidiale che al confronto le famose zeta della Forcella Pordoi sono una passeggiata di salute), dove arrivavo dopo neanche 10 km, il pensiero di arrivarci quest'anno dopo 50 è un po' inquietante, ma se tutto va come potrebbe andare, potrei arrivarci nelle immediate vicinanze dell'alba, quando il mondo è tutta un'altra cosa, soprattutto sulle Dolomiti (persino quelle Piccole, come chiamano queste).

E poi sono curiosissimo di correre di notte (partenza alle ore 1.00), cosa che facendola con una organizzazione intorno e vari punti di controllo e di ristoro, è un briciolo meno incosciente che farla andando per conto proprio.

Per prepararmi sto facendo un lungo lungo lungo ogni 4 settimane, con l'ultimo da 56+2900 lungo il bordo fra la Val di Non e la Val d'Adige (e alla fine ero un po' stanchino...), il prossimo da non so quanto da Ala alla cima del Carega (dove passerà anche la gara) e ritorno a Rovereto, e il clou dal Primiero a Pozza di Fassa, passando per le Pale di San Martino, passo Falcade e passo San Pellegrino. E già non vedo l'ora, ammesso che vada via tutta la neve che c'è su).

Ma nelle ultime settimane ho fatto fartleck e ripetute in salita, che nelle prossime long di Coppa Italia devo essere anche brillante per rimediare al 13° posto di Laranza :-)


14 maggio 2014

Dittico della Valsugana, una settimana dopo

Dopo la mediocre prestazione agli italiani middle e quella pessima nella seconda di Coppa Italia, i miei amici fantasmi erano tornati a farmi visita, cercando di convincermi che il mio unico miglioramento tecnico rispetto all'anno scorso, era stato quello di concentrare tutte le botte di culo nella prima parte della stagione.

Per metterli a tacere dovevo tornare al più presto nel bosco, e venirne fuori come uno che sa fare orienteering, o almeno con molte più luci che ombre, o almeno almeno senza pascolate da minuti. Il trittico della Valsugana, ridotto inizialmente a monottico per salvare il piccolo orientista in me ma anche un minimo di relazioni sociali e di "carriera lavorativa", e poi promosso a dittico per accontentare inaspettati furori agonistici dei pargoli, mi sembrava una buona occasione, ed in effetti così è stato.

Non vale la pena di star qui a tediarvi con la cronaca lanterna per lanterna delle due gare: in estrema sintesi, ho ottenuto quello che volevo. Non ho certo sprecato La Gara Perfetta, ma ne sono uscito dignitosamente, con qualche promemoria pro futuro, e con qualche lezione evidentemente imparata dalle due gare precedenti (prima fra tutte l'utilità di puntare seriamente la bussola in lanterne brevi adatte ad azimutare).

Il sabato la gara si è corsa per lo più fra i prati, e considerando che causa arrivo molto tardo non ho praticamente fatto riscaldamento (peccato veniale per molti, ma tragedia per me, che ho il cervello che deve entrare nell'ordine di idee di affrontare una cartina almeno 20' prima di averla in mano) i 4' scarsi presi da Curzio (che potrebbe essere mio figlio) e il minuto netto preso da Gobber (che potrebbe essere mio cugino), non sono male. Soprattutto considerando che la bellezza di 75'' li ho lasciati sulla banale 7, che come tutte le lanterne vicino alle case, meritava una maggiore attenzione nell'attacco. 20'' di punizione divina, o meglio, del posatore, alla 16, dove la lanterna non si vedeva da dove arrivavo io, ma si vedeva benissimo l'albero dietro alla quale doveva per forza trovarsi, e io ho cincischiato parecchio prima di dirigermici. Scherzo delle percezioni alla 21, sulla cui salita mi sentivo lento e legnoso, ma nella quale ci ho messo 9'' meno di mio figlio e 1'' meno di mio cugino.



Il giorno dopo siamo tornati sulla cartina dove qualche anno fa ho vinto il bronzo a pari merito con Cipriani agli italiani middle, e ho notato che hanno raso al suolo il boschetto che mi aveva spinto all'errore da 1'' che mi era costato il bronzo in solitaria (ma giuro che non sono stato io).

Gara decisamente più stimolante di quella del giorno prima, con bosco scorrevolissimo e lanterne mai banali. Fra me e la piena soddisfazione agonistica (che nel caso specifico avrebbe potuto valere al massimo un IV posto) solo il classico svarione da forestale, che alla 4 mi ha fatto buttare 2'. È capitato di nuovo che una volta arrivato a correre sulla comoda forestale in discesa, mi sono distratto quel tanto che bastava per scendere un po' troppo prima, e dover risalire un po' troppo dopo. Unica consolazione il fatto che quando mi sono trovato davanti un inequivocabile acquedotto, ho subito cercato in carta una crocetta blu, invece di una rettangolino nero, come avevo fatto, perdendo decine e decine di minuti, vari anni fa in Val di Fiemme.

Il resto della gara è andato via bene, con qualche sbavatura ma anche qualche ottima tratta, e comunque con la sensazione complessiva di essere sempre bene in carta e in me.

Split e "ricordi sensoriali" alla mano, ho però pensato che sia il caso di rimettermi ad allenarmi seriamente in salita, perché se il cugino Gobber non lo stacco di gambe, di tecnica me le suona sulla maggior parte dei terreni. E come lui anche il ritrovato Ingemar, che, dopo qualche gara opaca, ha dimostrato nelle ultime che si trattava solo di riprendere confindenza con la carta dopo l'inverno, e d'ora in avanti sarà un osso duro (come Grassi & Grassi, Cristellon, Ruggero, Buselli, Pin, Rigoni, ecc. ecc. insomma, i boschi delle prossime gare di Coppa Italia pullulano di ossa).



2 maggio 2014

2° Coppa Italia - Laranza

Il primo maggio è il giorno in cui mia moglie, tanti anni fa ma mica poi tantissimi, mi ha fatto correre la mia prima gara di orienteering, in coppia con lei negli esordienti, o forse allora si chiamavano open.

Da allora tutte le volte che ho partecipato alla gara che tradizionalmente il TOL organizza il 1 maggio, lo festeggio rigorosamente con una prestazione che mi ricordi i miei esordi e che permetta a mia moglie, se presente, di classificarsi meglio di me. Per questo motivo l'unica gara decente che ho corso il primo maggio l'ho corsa due anni fa, quando con lei correvo i campionati trentino-altoatesini a staffetta, e per portare lei sul podio in M35 avevo dovuto superarmi e staccare persino Dalla Santa.

Quest'anno Antonella correva in W40, a circa 3.000 giorni dall'ultimo suo allenamento, dopo aver dormito troppo poco la notte prima e in giornata fisicamente non propizia, mentre io correvo in una M35 senza Rigoni e Buselli, con Pin giù di allenamento, al top della condizione atletica e dopo una prima di parte di stagione ad ottimi livelli. Insomma, non era facile dimostrarle ancora una volta il mio amore.

Perché quando ci sono potenza, tecnica e classe, rischi di vincere anche se non vuoi, ma per amore si può fare di tutto. Io ad esempio dopo il lungo trasferimento dopo la svedese sono calato come un falco sul miglior punto di attacco della 1, poi ho puntato nella giusta direzione, e quando ero sicuro che in meno di 10'' ci sarei arrivato, ho smesso di salire e sono andato via in curva per perdere po' di minuti, con l'eccellente risultato di perderne più di 4, andandomi a sistemare al 14esimo posto.

Allora mi sono sentito un po' più tranquillo, e mi sono permesso di fare il miglior tempo alla 2, alla 3, alla 5 e alla 6, e il terzo alla 3, mangiando più di 1'20'' al vincitore di giornata. Ma a quel punto mi sono sentito in colpissima, così invece di andare alla 7 sotto la linea rossa, ho fatto un giro fra i laghi, grazie al quale ho lasciato andar via 30''. Poi però classe e potenza mi sono sfuggite di mano e ho fatto di nuovo il secondo tempo sulla 8, e ci ho messo un bel po' a frenare nella tratta successiva, aiutato, per fortuna, da una morfologia del terreno che assomigliava pochissimo a quella che vedevo in carta, e che mi ha supportato nell'andare fino al verde dopo prima di decidere che avevo perso abbastanza (3') e potevo tornare a quello giusto.

A quel punto il distacco dal primo era di 6' abbondanti, ma dal podio erano poco più di 4, e non ero per niente sicuro di riuscire a tenermi a freno fino alla fine. Così ho deciso di mettere la posizione di mia moglie al sicuro una volta per tutte. Arrivato speditissimo in zona punto, ho fatto finta che il sentiero bagnato, che doveva farmi da linea di arresto, fosse la paludina discendente dove stava il punto, poi non trovandocelo sono andato avanti che tanto mi avrebbe fermato il sentiero, poi quando il sentiero non arrivava mai ho fatto finta di non sapere più dov'ero, poi sono tornato verso il campo sportivo, ma da lì era troppo facile, e allora arrivato ad una lanterna che stava sulla curva del sentiero di prima ho fatto finta di essere arrivato all'incrocio dopo, e invece di attaccare il punto verso sud ovest, l'ho attaccato verso nord ovest. Poi ho fatto finta di rimanere perso ancora un po', e solo quando i minuti persi erano diventati poco meno di 13, mi sono concesso la 10.

A parte una piccola svista alla 11, che ho purtroppo raggiunto con un azimut magistrale da secondo miglior tempo, ed una al punto successivo, dove solo rimanendo fermo per un po' a pochi metri dal punto ho potuto scongiurare il miglior tempo, da lì in poi ho potuto smettere di impegnarmi a rallentare, perché finalmente tutto ha cominciato ad andare in automatico. Alla 14 ho tirato fuori dal cilindro una scelta di percorso che neanche un esordiente avrebbe potuto escogitare, ignorando un sentiero che arrivava alla lanterna in favore di una scampagnata lungo il baratro, alle 15 ho passeggiato sussurrando al torrente che sussurrava, alla 16 ho giocato a nascondino fra le rocce, alla 17 mi sono fermato a guardare i caprioli che passavano mentre salivo stancamente fra i massi, alla 18 sono stato quasi superato dal cane dell'ex Presidente Paris, alla 19 ho corso all'indietro, alla 20 mi sono impigliato nel verde e lo sprint l'ho corso con una gamba sola e un occhio chiuso.

Quando ho il coraggio di guardare le classifiche, il risultato supera le mie più rosee aspettative: 13esimo a 21' dal primo (il povero Pin fuori allenamento), 19' da Ingemar (che si riprendere dopo un inizio stagione stentato) e 18' da GPM (che è sempre lì sul podio su qualsiasi terreno e distanza). Una lacrimuccia mi scende lungo la guancia: anche quest'anno il mio Amore potrà battermi, e mai come quest'anno ho dovuto impegnarmi per farle questo tenero regalo. Speriamo solo che non faccia PM.

E invece, non solo non fa PM, ma vince pure. Quando io, questa volte con molte più lacrime che mi scendono dagli occhi, le spiego che mazzo mi sono fatto per non arrivare prima di lei, e che se mi avvertiva che aveva intenzione di vincere evitavo di fare la figura del deficiente arrivando 13esimo nella seconda prova di Coppa Italia, neanche un mese dopo aver vinto la prima, lei ha provato a scusarsi dicendo che è tutta colpa delle assenze delle sue avversarie, che non ha mica fatto apposta a vincere, che avrebbe potuto metterci 12' di meno e che mai e poi mai avrebbe pensato di arrivare prima. 

Vabbeh, Amore, ma io il primo maggio alle gare del TOL non ci vengo più.