28 ottobre 2015

Campomulo - Finale Coppa Italia

Ebbene, non solo è mercoledì, ma, come i più arguti hanno fatto notare, è persino il mercoledì di due settimane dopo. E, ancora più persino, sarà un post depressissimo, perché era la finale di Coppa Italia, ci arrivavo in cima alla classifica in M35, ci tenevo a fare bella figura in una middle, e invece bah.

Se arrivi ad una gara pensando che ce ne sono almeno 5 più forti di te, è dura arrivare più che sesto. E io infatti sono arrivato settimo, perché oltre ai 5 preventivati, mi ha piallato anche Michele Ausermuller, che ha tirato fuori un garone (perché da Natale ha perso 15 chili, dice lui).

Già la carta è un bel casino (a provare la middle dei mondiali donne ci avevo messo un'ora e mezza, e non le avevo neanche trovate tutte), in più io ci arrivo un po' agonisticamente depresso, e c'è la neve, che richiede quel surplus di attenzione e tecnica, che non potevo permettermi. 

Magari andava un po' meglio se almeno non cascavo nel trabocchetto della 1, dove c'era una lanterna che ammiccava da decine di metri di distanza, e ovviamente non era quella giusta. Poi impreciso alla 2, impreciso alla 3, farneticante alla 4 (già la prendo un po' larga, poi la vedo e la ignoro perché ho deciso che la mia è sull'altro lato del valico), mediocre alla 5, ma solo perché compenso con una discreta precisione in zona punto una partenza totalmente sbagliata in uscita dalla 4. Ondivagamente penosa la 6 e miracolosamente miglior tempo alla 7, dove capisco meglio degli altri che basta buttarsi nel vallone e andare a sbattere sul dossetto. Poi però c'è la 8, e ho Michele Ausermuller alle calcagna.

Gli scappo via, ma sul primo gradone rompo 2-3 alberelli prima di riuscire ad aggrapparmi ad uno che mi regga. Così sul secondo, mentre lui fa il giro largo, io mi arrampico su un roccione come fossi ancora l'impavido dodicenne che ero, invece del pavidissimo 40erottenne che sono. Ma sopravvivo. Attraverso indenne la terra di nessuno verdina (dove il cartografo non ha ritenuto utile indicare le mille voragini che la popolano) e mi sfiato fino alla trincea. Qui basta costeggiarla fino a che non gira e buttarsi sul dosso. Facile. Solo che appena vedo un dosso qualsiasi, rinnego tutti i miei piani attraverso la trincea, e mi lancio lancia in resta. E ravano minuti prima di capire cosa caspita ho fatto. Ci lascio 4 minuti e il residuo di morale che mi rimaneva.

9, 10, 11 e 12 né molto bene né molto male, 13 molto male, decidendo arbitrariamente che la buca è a ovest a valle del cocuzzolo, mentre è proprio in cima, e poi sceltona da remi in barca per la 14, con insensata discesa fino alla strada e fiacca risalita. Qui riprendo Edo Cortellazzi, che seguo fino alla 15, stacco per la 16, e che poi mi surclassa sullo sprint, superandomi a velocità doppia, mentre nelle mie gambe cola il cemento, e concludendo in gloria una gara da deprimersi.

Vinco ciò nonostante la classifica finale di Coppa Italia in M35 (soprattutto perché i Grassi non le hanno corse tutte e re Carlo ne ha corse proprio poche), ma per punizione ricevo una medaglia. Ben mi sta.




21 ottobre 2015

Suunto sprint cup a Schio

Se è vero che, come dice Stegal ad ogni piè sospinto, questo è il blog più letto dagli orientisti italiani, vuol dire che gli altri non li legge nessuno, dato che i miei lettori si contano sulle dita di un paio di mani. Però quei pochi sono molto esigenti, e se non pubblico con solerzia mi si lamentano. Così eccomi a raccontare le non certo memorabili gesta di Schio.

Tanto per rovinare subito la suspence, a Schio in M35 ho vinto io, perché sono stato il meno scarso dei partecipanti. Con Simone (Grassi) e Mario (Ruggero) a giocare con gli elite, a noi è rimasto da farcela fuori fra me, Buselli, Bianchi, Hueller, Gobber, un ringiovanito Cipriani, e quelli a caccia del titolo nella Suunto Cup, Eddy e Edoardo (Cortellazzi) in testa. 

All'arrivo dal suo giro di ricognizione, il Re dei Tunnel di Attraversamento aveva detto che avrebbe vinto chi semplicemente correva più veloce. Cosa che non era del tutto vera, dato che un paio di cosette a cui fare attenzione c'erano. 

Io arrivo a Schio dopo aver scollinato (in auto) il Pian delle Fugazze, che mi riportava alla mia Trans d'Havet, e con ossessivamente in testa la filastrocca che dice "il totò cavallo, anderemo a Mallo, anderemo a Schio, e torneremo indrio" (che però forse si sono inventati i miei, dato che nel web non se ne trova traccia). In ogni caso, a Schio vengo accolto dal fuoco di sbarramento di Buselli, che, come gli è abbastanza usuale, si dedica alla guerra psicologica. Parte 2' dietro di me e si dice sicuro di prendermi. Io non è che sia un mostro di nervi saldi, ma 2' in una sprint mi sembrano tantini.

Comunque la sua guerra psicologica sembra quasi funzionare, dato che alla 1 perdo 30''. Succede che mi concentro sull'angoletto di muro che precede l'entrata nel portico, e che appena vedo un angoletto di muro, mi butto a sinistra. Solo che c'è un angoletto anche prima della strada, prima dell'angoletto in questione, e ad aggravare la situazione c'è il fatto che appena entro vedo una che punzona nel posto dove penso ci sia la lanterna, e la cosa mi fa passare di mente che sopra non c'è un portico. Grazie agli dei scandinavi ho controllato il codice, e dopo un attimo di perdizione capisco cosa è successo e riparto.

A quel punto mi sento il fiato di Buselli sul collo, e schizzo via come vittima di una supposta al peperoncino, praticamente fino alla fine. Mentre vado alla 2 mi convinco anche di aver sbagliato scelta, ma con il senno di poi probabilmente non è vero, per la 3 non vedo la scelta furbissima di scendere dalle scale e faccio il giro da dietro, e poi fino alla 6 c'è solo da correre molto, e lo faccio.

7-8-9-10 sembrano banali a guardarle in poltrona, ma mentre tenti di correre a poco al km lo sono molto meno, e infatti in molti le sbagliano, chi di poco, chi di troppo. Io mi limito a regalare 30'' passeggiando nel prato sotto la 9, e ad arrivare alla 10 senza aver minimamente preparato la tratta lunga. È solo quando mi trovo davanti una scalinata in salita di 8.000 scalini, che inizio a sospettare che ci fosse una scelta migliore, e mentre li salgo 8 a 8 immagino Buselli che mi supera bellamente in tangenziale.

Nell'ultima scaletta prima di arrivare alla 11 incontro in senso contrario Fabio, Gobber e Eddy, il terzo dei quali era partito 2' prima di me. Leggendo velocissimamente la cartina mi pare che sul colle ci sia un grappolo di punti, e immagino di essere ormai staccatissimo. Invece dopo l'11 si scende, e allora forse non sono così staccatissimo.

Ancora un po' di salita per la 13 e poi di nuovo tutta corsa fino alla fine.

Appena scaricato me ne vado in periferia a sfogare una incazzatura tremenda per come ho corso, e mi ci vogliono parecchi minuti per tornare in condizioni di affrontare la civiltà e gli sfottò di Buselli. Invece Buselli ha fatto PE e io ho vinto. Come siamo caduti in basso noi M35 (ma se qualcuno ha una foto del podio, la pubblico volentieri).



17 ottobre 2015

Campionato trentino Long Kaserbisn - Prati Imperiali

Il mondo dell'orienteering potrebbe farsene una ragione, e la Grande Letteratura forse anche, ma gli amici si preoccupano, e allora interrompiamo il silenzio blogghistico con un posterello sulla gara di due settimane fa in val dei Mocheni (dove si correttero gli italiani long qualche anno fa).

Per andare in partenza ci sono un paio di km e 290 metri di dislivello, io per essere sicuro di arrivare bello caldo li faccio due volte su e una giù. Non avevo dimenticato niente, ma ero arrivato troppo presto e avevo paura di prendere freddo. Che tanto a me mica sono le distanze e i dislivelli che mi fregano.

Mi frega che sono un pirla, e così sbaglio dove ho sbagliato tutte le altre volte che sono venuto su questa carta, che stavolta è al primo punto. Dove mi prende Fabio H. che partiva 6' dopo di me, e non mi prende Andrea G. solo perché sbaglia ancora più di me salendo praticamente in cima al Fravort. E sbaglio proprio da mona, perché è vero che la vegetazione da quelle parti non torna per niente, ma quando attacco decentemente il punto, ci casco sopra in mezzo minuto.

Da lì in poi (ma anche lì, a dire il vero) è una gara molto fisica, ma con una nuova accezione di "fisica", tanto che il giorno dopo ho le tibie piene di lividi e male ai tricipiti delle braccia...

Dalla 2 alla 5 corro dietro a Hfabio, che poi si allontana perché io devo allacciarmi una scarpa, e meno male, perché io faccio la scelta giusta da 4 minuti, e lui una così così da 7 minuti. Ma mi rifaccio abbondantemente alla 7, anche se a dire il vero (bis) si rifanno un po' tutti. Perché in realtà l'unica scelta sensata da fare (scendere alla strada, correre a bomba e tornare in su) non la fa nessuno. Solo che gli altri almeno non si perdono per la via. In particolare io faccio un errore da perfetto schizofrenico. Dopo essere salito assai, e sceso un po', arrivo al sassone che sta esattamente sotto la linea rossa, e lo riconosco pure. Poi vado avanti ancora un po', scendendo, e arrivo ad un prato. Qui "riconosco" il sentiero che parte dal prato e arriva sopra il punto, che però nella vita reale sta 10 curve sopra dove mi trovo (e dove in teoria sapevo di trovarmi). Così, proseguendo, prima non torna un tubo, e poi mi sento il più deficiente dei deficienti, mentre risalgo curve su curve per andare alla maledetta torretta della 7, che si vede da chilometri.

Per punizione, dopo una 8 dignitosa cerco almeno di ammazzarmi andando alla 9 per la via più pericolosa (e meno scorrevole) e, non riuscendoci, mi incanto come una bella (?) statuina a guardare la 10 da 5 metri di distanza, convinto che non possa essere la mia.

Poi semino Hfabio, che intanto mi ha preso di nuovo, andando alla 11 spingendo come un matto, e poi (mentre faccio una scelta idiota per la 12) giro le cartina e scopro che la gara è già finita e quindi ha vinto lui.

Uffa.



2 ottobre 2015

Campionati Italiani Long Rovegno

La tenda dove ho dormito la notte prima della gara era a 200 metri dal fettucciato che portava dalla 100 all'arrivo. La sera prima della gara mi sono lavato i denti con vista finish. Prima di andare a dormire ho percorso tutto il canalone di arrivo immaginandomi di essere in gara e di arrivare vittorioso (malato? sì, un po').

Beh, non è bastato.

Ho cercato qualche chiave di lettura ironico-goliardica per questo post, ma non l'ho trovata. La verità è che ci tenevo un sacco a vincere questo campionato italiano, e non ci sono riuscito. E non ho neanche granché da recriminare, perché non ci sono neanche andato vicino, e mi sono pienamente meritato la mia sesta posizione, "grazie" ad un errore grosso (parallelo, alla 4), ad una pessima scelta di percorso (7), ad una non piccola distrazione in zona punto (14), a varie altre imprecisioni, e ad una condizione atletica non all'altezza (tanto che me hanno suonate anche nelle tratte di sola corsa o quasi, come la 15).

Non è stata ansia da prestazione o tremore di gambe da favorito, forse anche perché davvero favorito non ero più riuscito a sentirmici, dopo Nova Ponente e Sopramonte. Sono partito discretamente, non un fulmine di guerra ma bene in carta e preciso fino alla 4, dove sono incappato in un errore di parallelo per doppio bivio di torrente. Con il senno di poi non si poteva sbagliarlo (se scendevo dal naso e il bivio ce lo avevo a sinistra, non poteva che essere il più a est) ma la zona era ostica e quando ho incontrato un bivio di ruscello ero troppo contento per stare lì a sottilizzare.

5 i minuti persi lì, e poi non è stato più come prima. O meglio, non è che lì per lì me ne sia accorto più di tanto, ma si è rotta quella magica progressione che porta nelle gare davvero riuscite a fondere gambe, testa, mappa e terreno in un'unica cosa che scorre via veloce e senza fatica.

Certo, non era un bosco molto adatto alle mie caratteristiche, dato che non può essere una coincidenza che tutte le volte che sono arrivato dalle parti del Trebbia ne sono uscito malconcio. Ma è una ben magra consolazione, anzi non lo è affatto. 

Le medaglie se le sono prese, meritatissimamente, GPM, Pin e SGrassi, con Ruggiero subito dopo e Bianchi 2'' prima di me, distante dal mio sogno quasi 10 minuti.

Alla fine, quello che fa più male è la voce di Stegal. Non c'è niente di più deprimente (orientisticamente parlando) che arrivare al traguardo di una gara in cui speravi di far bene, e venire liquidato da The Speaker con quel tono da cui si capisce che intanto nel suo cervello multitasking sta facendo altre quattro cose, perché tu sei solo uno di quelli che "arrivano dopo".

Vediamo se prima dell'inverno mi riesce di farmi accogliere un'ultima volta come si deve.