18 luglio 2025

Altro che Tor de Geants

Il mio lavoro consiste nello sgomberare appartamenti (dai mobili, non dalle persone) e vendere mobili usati. La mia prima settimana di lavoro al rientro dalle ferie inizia la domenica. Prima di partire avevo portato il furgone dal dottore, gli aveva diagnosticato una lesione della frizione, da cambiare, sigh. Il sabato il meccanico mi garantisce che la domenica sarà pronto, la domenica mi dice che ha avuto un contrattempo, che lo zio è rimasto senza macchina, insomma, sarà pronto per lunedì pomeriggio. Vabbeh, tanto prima delle ferie ho comperato un secondo furgone, è più piccolo, al Centro Raccolta Materiali ci faranno dei problemi perché non è quello con la targa registrata, ma in qualche modo faremo. Però devo comunque andare dal meccanico a recuperare dal furgone vecchio della roba che mi serve. La domenica sera devo anche passare dai miei a spostare il letto matrimoniale dalla loro camera alla ex camera di mia sorella, perché il giorno dopo arrivano gli operai a installare il condizionatore e ci metteranno due giorni. Dopo aver fatto tutto, mio papà entra nella “nuova” camera, guarda il letto e dichiara “io qui non dormo, rimettilo dov’era”. Fortunatamente i tempi del “il papà ha sempre ragione” sono finiti, quindi io faccio lo gnorri e torno a casa.

Lunedì mattina, prima di andare al lavoro devo passare dai miei ad accogliere gli operai, perché mia sorella deve andare dal meccanico (è una cosa di famiglia). Il piano prevede che io carichi la bici sul furgone nuovo, vada a posteggiare il furgone sotto la Casa da Sgomberare (che se vado presto è più facile trovare posto), vada in bici dai miei, aspetti gli operai, torni in bici alla CdS, e inizi a lavorare con i miei colleghi, che nel frattempo saranno colà giunti.

Carico la bici sul furgone nuovo, salgo alla guida, giro la chiave e la batteria è morta. Azz. Vabbeh, faremo senza furgone, ci dedicheremo alla certosina differenziazione dei materiali e allo smontaggio dei mobili, andremo al CRM domani. Scarico la bici, vado dai miei, attendo gli operai che non sono in orario, vado alla CdS dai miei colleghi e gli dico di iniziare intanto che io torno a casa mia a prendere attrezzi e borse, usando la macchina dei miei, che momentaneamente è da me. Pedalo fino a casa mia, carico la roba in macchina, torno alla CdS, scarico la roba, riporto l’auto a casa mia e ripedalo fino alla CdS. Il resto della mattina va liscio. Mi rilasso, ed è un errore.

Nel pomeriggio vado dal meccanico a ritirare il furgone, me lo dà dicendo che “la frizione deve farsi”, in effetti è un po’ dura, ma non ci do troppo peso. Torno a casa e posteggio il furgone vecchio dietro a quello nuovo. Già che ci sono, decido di mettere nel furgone nuovo un divano (che era momentaneamente parcheggiato, coperto con un telo, in cortile) perché il giorno dopo verranno a vederlo per comperarlo. Scopro che il telo non era esattamente stagno e c’è un po’ di muffa qua e là. Lo pulisco, lo carico nel furgone nuovo, che lì se piove non si bagna di nuovo, e nel farlo mi accorgo che in uno dei piedini di plastica c’è dentro acqua. Prendo degli attrezzi dal furgone vecchio, smonto il piedino e tolgo l’acqua, poi rimetto gli strumenti nel furgone vecchio. Mentre lo faccio sento uno strano rumore, come di valvola che sfiata, ma non mi risulta che ci siano nei dintorni valvole che devono sfiatare. Il mio finissimo udito risale alla origine del rumore: è la ruota anteriore destra del furgone vecchio, dove è piantata una vite, e lo pneumatico si sta sgonfiando. Azz. Vabbeh, abbiamo un compressorino da attaccare all’accendisigari, domani mattina lo userò per gonfiare la gomma quel tanto che basta per arrivare alla CdS, poi al termine del lavoro di carico la gonfierò di nuovo, passerò dal gommista, mi farò montare la ruota di scorta lasciando a loro quella da riparare, andremo al CRM e prima o poi tornerò a far rimettere la ruota originale.

Martedì mattina il piano si svolge alla perfezione fino al termine del carico, quando il compressorino funziona solo per un minuto e poi si spegne irreversibilmente. Azz. Vabbeh, metterò io la ruota di scorta, sarà una menata svitare i bulloni fissati con la pistola pneumatica, ma ce la faremo. Solo che nel furgone non c’è una chiave adatta a quei bulloni. Azz. Vabbeh, vado a casa, prendo il “kit cambia ruote” dal furgone nuovo, e risolvo, e intanto i miei colleghi proseguono il lavoro in appartamento. Cammino fino a casa mia (10’), prendo il kit, cammino fino alla CdS (10’), ma la chiave è troppo piccola. Azz. Vabbeh, cammino fino a casa mia (10’), prendo la macchina dei miei, vado dal gommista, gli spiego il problema, mi faccio prestare la chiave adatta, torno alla CdS, e procediamo. Svitare i dadi è effettivamente un lavoraccio, ma ce la facciamo e in un tempo quasi ragionevole siamo al CRM a scaricare il furgone, avendo già lasciato la ruota (e la chiave prestata) dal gommista. Nel pomeriggio chiamo il gommista, gli chiedo se può sistemare la gomma entro quel giorno e mi dice che ha già fatto, allora prima vado a farmi un allenamento in salita (perché ogni tanto bisogna pure allenarsi), poi vado da lui e mi faccio ricambiare la ruota (noi 45 minuti, lui 5), poi devo andare a fare un po’ di spesa, poi devo passare dai miei a rimettere il loro letto nella loro camera, poi devo prepararmi la cena perché l’Anto finisce più tardi di me, e poi mi rilasso, ed è un errore.

Mercoledì mattina prima di tornare alla CdS facciamo la visita dal medico del lavoro, dove me la cavo con la certificazione ufficiale che da vicino adesso ci vedo come una talpa, e con la solita spirometria da novantenne. Alla CdS procede tutto senza intoppi, a parte il fatto che a metà mattina devo chiamare un altro cliente per confessare che ho sbagliato i conti e il giorno dopo non possiamo essere da lui perché dobbiamo ancora finire alla CdS. Dopo un sontuoso pranzo con tanto di salmone in padella, alle 15 sono in negozio a caricare i mobili usati che devo portare a Bolzano. In quattro ci mettiamo 2 ore, riempiendo tutti i buchi possibili, compreso il posto passeggeri dove c’è un materasso “seduto” e uno arrotolato. Parto, ha piovuto un po’ e come al solito l’acqua ha fatto crescere il traffico ed è tutto intasato. Mentre attendo fermo ad un semaforo, mi arrendo all’idea che che fare 50 km senza neanche intravvedere lo specchietto di destra è un suicidio, quindi decido di fermarmi a sistemare in qualche modo. Il semaforo diventa verde, cerco di partire, ma la prima non entra, la seconda neanche: se non parto da dietro vengono fuori e mi ammazzano. Faccio entrare in qualche modo la seconda e arrivo al primo slargo dove posso fermarmi e scendere. Metto il materasso arrotolato al posto di una sedia e di un cassetto che erano dietro e adesso siedono sul materasso seduto: quelli mi permettono di vedere lo specchietto. Riparto e la prima entra, anche se a fatica. Decido di proseguire comunque, dato che l’alternativa è scaricare TUTTO il furgone, perché domani mi serve un furgone vuoto (e a quello nuovo non sono ancora arrivato a ricaricare la batteria), e ricaricarlo chissà quando. Di mettere la prima non ci sarà più verso, ma le partenze in seconda diventano la mia specialità e arrivo a destinazione.

Non mi sono rilassato per niente, ma è un errore comunque. Quando devo far manovra nel posto dove devo portare i mobili, scopro che neanche la retro entra. A questo punto ci stanno un po’ di panico e sconforto. Telefono al meccanico, che mi confessa che in effetti era un po’ perplesso sul pezzo che ha montato (non la frizione, ma qualcosa che c’entra con il pedale), ma che prenota subito il pezzo di ricambio e me lo cambierà in garanzia già il giorno dopo, e che comunque per far entrare le marce riottose basta spegnere il motore. Non è comodissimo, ma in effetti funziona. Mi rilasso un pochino, e naturalmente è sempre un errore.

A scaricare il furgone c’è un solo giovine prestante, più sua moglie, lei non esattamente prestante, entrambi in sandali da spiaggia. In più i mobili (4 armadi 6 ante smontati, un armadio due ante intero, 28 sedie, 8 reti a doghe, 3 materassi, 3 lavatrici, 4 tavoli) vanno portati in 5 appartamenti diversi, ad una distanza media di 30-40 metri da dove ho posteggiato, di cui 3 al secondo piano e 2 al primo, e il giovane prestante è scazzatissimo perché lo hanno lasciato da solo e per una buona mezz’ora praticamente non fa nulla. Potrei scaricare il furgone e andarmene, lasciando a lui il lavoro di portarli negli appartamenti, che non mi compete. Non mi basta il cuore per condannarlo ad un lavoro che lo terrà in piedi fino a tarda notte. In due ci mettiamo molto meno, tanto che alle 22:45 parto “già” per tornare a Trento (con uno sbaglio di strada che mi costa solo una decina di km).

Giovedì sono ormai pronto a tutto e non mi rilasso neanche un secondo, ma evidentemente gli dei sono sazi del mio sangue, perché la mattina fila via liscia come l’olio, dopo pranzo il meccanico mi cambia il pezzo mentre io faccio un altro allenamentino di rifinitura su e giù per il Bondone, poi inizio a fare la borsa per l’Eiger Ultra Trail, poi preparo 4 teglie di pizza per la cena, poi vado a trovare i miei ma non ci sono letti da spostare, poi vado a casa a cena con Anto e quattro ospiti, poi finisco di preparare la borsa per l’Eiger Ultra Trail e alle 23 sono già nel letto, che domani devo svegliarmi alle 5 per partire per Grindelwald.

Al Tor de Geants in fondo è solo questione di seguire delle bandierine gialle. 350 km di bandierine gialle. Quindi ho pensato che a metà settembre tornerò a riposarmi al Tor. 

 


11 giugno 2025

Coppa Italia Long Monte Baldo

Dopo la gara di Passo Cereda, dove in M45 io e il Perfido eravamo arrivati primo e secondo, incredibilmente in questo ordine, la long del Monte Baldo era una specie di resa dei conti pre-vacanziera, che doveva stabilire chi dei due avrebbe rosicato fino all'autunno.

Mario è partito con il coltello fra i denti, e io pure, ma a me è andato quasi subito di traverso.

Il mio stato mentale durante la gara è rappresentato plasticamente dall'intervallo temporale fra il minuto 21 e il minuto 26 del mio tracciato su livelox, nel quale mi esibisco in una a dir poco inspiegabile deriva verso nord, lungo una forestale in mezzo al prato, mentre quella forestale avrei dovuto percorrerla verso sud. Considerando che dovevo arrivare su una forestale e andare a sinistra, anche tenendo conto che sono uscito malissimamente dalla 2 (dare un occhio alla bussola no, eh?) non c'è nessuna spiegazione plausibile sul perché io sia andato a destra e mi ci sia incaponito per un bel po', senza assolutamente capire dove fossi (o ammettere a me stesso dove ero) fino a quando il laghetto tondo non mi ha urlato "ma sei scemo!?!?!".

Dal laghetto la 3 era in un altro continente, al quale sono arrivato con tutta la velocità che un'ottima condizione fisica mi ha permesso, ma con il morale un po' bassino. Poi ho fatto bene la 4 e la 5, e fra la 5 e la 6 ho raggiunto ben 4 concorrenti che erano partiti dopo di me e non erano andati a fare il pic nic al laghetto nord. Ovviamente questo è stato assolutamente troppo per la mia fragile psiche, che prima ha pensato "siamo alla 5, una settimana fa ho dato 10' al quarto, ho tutto il tempo per recuperare e arrivare almeno a podio", e poi mi ha fatto uscire malissimamente dal nasone prima della forestale, andare per sicurezza ancora un po' più a nord (ma senza riuscire a convincermi del tutto che la depressione all'altezza della 4 era quella a ovest della 6) prima di gettarmi nello sconforto quando non ho potuto che prendere atto che ero a ettometri dalla 6 e mi avrebbero di nuovo superato tutti (peraltro non era vero che senza errori dalla 5 in poi avrei riacciuffato il podio).

La 7 e la 8 le ho fatte anche decentemente, ma alla 9 ho pensato bene di riconoscere benissimo (non che fosse molto difficile) il nasone nel prato, ma di buttarmi troppo presto nel bosco, in modo del tutto insensato. Questo ha permesso al Perfido, che partiva 20' (venti-minuti!!) dopo di me e mi inseguiva da un po', di raggiungermi poco prima della 10 e di deridermi da lì all'arrivo (e comunque tanto di cappello a lui dato che in tutta la gara ha avuto giusto una piccola indecisione alla 5 dove ha perso un minuto, e ha fatto 9 migliori tempi su 13 lanterne).

Qualcuno per consolarmi mi ha detto "succede anche ai migliori di avere una giornata no", io ho risposto "oppure succede anche ai peggiori di avere una giornata sì...". Ai posteri l'ardua sentenza.

Per non rosicare troppo cercherò di consolarmi un po' correndo qui, qui, qui, qui e qui, posti bellissimi dove in più ci sono quelle belle fettucce da seguire.

5 giugno 2025

Coppa Italia Long Passo Cereda

Per uno sportivo l'autostima è una cosa importante. Io arrivo a Passo Cereda dopo uno sconfortante 10,5° posto nella sprint di Mezzano del giorno prima, un 8° posto nella middle di Lavarone che era a livello regionale, e un 5° posto alla O-marathon dove ero sempre andato almeno a podio. Mentre salivo la lunghissima strada verso la partenza, cercavo di ripensare ai fasti degli argenti dietro a Carlo Rigoni in M35 tanti anni fa e di convincermi che ero ancora "un orientista", ma non è che ci riuscissi un granché. E non mi veniva in mente nessuna gara in bosco in cui io avessi battuto il Perfido Ruggiero, se non la lontanissima Sgonico, dove però lui era naufragato e io avevo comunque preso 8' dal secondo e 30' dal primo (ok, Pagliari, però 30'...).

Una volta imbracciata la mappa, avevo cercato di sfrecciare sul pratone, che però era pieno di zolle e mi faceva caracollare ancora più del solito, avevo cercato di attaccare decentemente la 1 ma l'avevo attaccata male, ero uscito pavidissimo sull'elementare naso della 2, avevo caracollato ancora un po' per la 3 e la 4 (ma almeno ci ero arrivato preciso) e mi ero dato del cretino sbuffando come un mantice per tornare verso il triangolo andando alla 5, pensando che probabilmente era meglio uscire almeno in curva dalla 4 invece di ributtarsi sul prato sotto.

Insomma, l'autostima fin lì non è che fosse risalita molto.

Poi ero uscito giusto dalla forestale, avevo visto il nasone dove mi aspettavo di vederlo, avevo visto la lanterna sul nasone, e avevo incontrato Larotella che mi pareva corresse nella mia categoria e fosse partito un po' prima di me, che saliva da una direzione un po' stramba. Avevo fatto finta di essere sicuro che corresse anche lui in M45 e che fosse partito molto prima di me, per sentirmi un po' figo e ributtarmi giù alla strada, ma tenendomi bene a est.

Lungo la forestale avevo caracollato decisamente meno che sul prato e mi era sembrato di aver anche fatto girare bene le gambe, e mi sembrava di aver fatto la scelta figa passando poco sotto la 9 per portarmi avanti, e poi ero sceso un po' troppo prima che una buon'anima mi chiamasse da qualche metro più in su e più indietro per dirmi "è qui".

La 7 era facile e in un posto fra i mughi ai piedi di un costone dolomitico che mi aveva strappato un bacio a rischio di perdere centesimi preziosi, e poi la 8 portava su per un rampone fatto apposta per me, e pazienza se poi ero rimasto un po basso.

La 9 sapevo dove era e andando alla 10 correvo dietro a Mariani riuscendo quasi a tenere il suo passo (ma non accorgendomi che stavo scendendo troppo e facendomi salvare da un sasso grande come una casa che mi aveva riportato sulla retta via, ma mica tanto in fretta).

Per la 11 bastava scendere con un minimo di attenzione, e per la 12 sfrecciare in costa dietro a due elite non di primissimo piano ma neanche di ultimo, atterrando sul sentierino da cui attaccare la lanterna era un gioco da ragazzi, e mi ero anche preso la briga di stimare la distanza.

La 13 era scorbutica, ma ci andava un fiume di gente, e la raffinata tattica "andiamo fin lì e poi qualcuno la troverà" aveva pagato, mentre per la 14 avevo corso veloce ma anche letto per benino, avvistando da lontano una roccia con davanti un M45, che però non stava punzonando ma si stava chiedendo dove fosse.  Avevo però visto velocemente la carbonaia ad est del cerchietto e poco dopo la lanterna, dalla quale per la 15 era solo questione di correre in salita in direzione.

La 16 era su un naso in mezzo ad un casino, non c'erano folle che ci andavano, mi ero diretto verso il casino e poi avevo adocchiato una cosa che mi sembrava un naso. Non lo era, ma quello vero era poco lontano.

Per la 17 bisognava buttarsi sulla strada e poi correre. Io avevo cercato di farlo subito ma non troppo, rischiando solo un pelo di rifarmi la faccia finendo disteso a pelle di leone giù per una canaletta dove per grazia ricevuta non c'erano massi  affioranti, poi avevo corso quanto possibile fino alla gobbetta del sentiero, poi avevo tagliato verso l'altro sentiero e poi avevo seguito una fila di W65 (che andavano dove volevo andare io) persino superandole.

Alla 18 mi ero sentito abbastanza arrivato da perdere una vita nel praticello, e per la 100 ero talmente fuso da arrivarci solo perché ci andavano tutti.

Quando sono in una buona posizione, al mio arrivo Stegal si spolmona narrando le mie gesta. Quando sono indietro annota giusto il mio arrivo. Questa volta al mio apparire sulla run-in, dice che mia moglie è già arrivata. Però non posso credere di essere andato COSI' male.

In effetti, quando scarico, il bigliettino dice che ho vinto. E quando incontro il Perfido Ruggiero e viene fuori che gli ho dato 2', ho come l'impressione che il suo sorriso sia un pochino più spento del solito. Ma magari è solo un'impressione (però anche nella foto qui sotto, scattata sul podio, non so, ma sembra quasi un pelino contrariato, anche se sorride, almeno con la bocca).

Gli split poi diranno che la 1 e la 2 in effetti non le ho fatte proprio da dio, che la 3 l'ho caracollata, ma veloce, e che dalla 4 sono stato in testa fino alla fine, con un totale di 11 migliori tempi su 20, e giusto un minutino perso effettivamente alla 10 e 30'' alla 18. L'Altro è arrivato 2°, quattro minuti e mezzo prima del 3° (un certo Niccolò Corradini), ha fatto 7 migliori tempi e come peggiore lanterna la 3, dove però ha perso solo 1', insomma, non la classica gara di merda dove si è sconfitto da solo. Sarà mica per quello che è sembrato un po' contrariato?

Un paio di ore dopo la gara, tutta la soddisfazione era svaporata, come del resto era svaporata un paio di ore dopo la gara tutta la scazzatura della gara del giorno prima. Però il brivido lungo la spina dorsale che ho sentito quando ho letto 1/13 sul bigliettino dello scarico, me lo ricorderò a lungo. 

Avevo pure caricato la traccia su livelox, ma adesso non se la ricorda più, e l'unica categoria al quale mi propone di associare la mia, è la W14, quindi boh.


1 giugno 2025

Coppa Italia Sprint Mezzano

Il Primiero è un bel posto perché puoi fare riscaldamento con il naso attaccato alle Pale di San Martino, e poi la mappa di Mezzano è bella perché è un casino e poi qui nel 2018 ci ho vinto un non-titolo italiano sprint mixed relay M35 con mia moglie e Carlo Cristellon.

In più c'è una mappetta di warm map che percorro in lungo e in largo fino a che l'1:4000 mi sembra l'unica scala esistente sulla faccia della terra, e in riscaldamento le gambe non sono più così legnose come il giorno prima, e arrivo in partenza concentrato come non mai.

Qualcuno, non del tutto a torto, ha definito la gara di Mezzano come una gara di corsa + una gara di trail-o, perché la "periferia" est è abbastanza banale e il centro storico è un flash mob di casette sparpagliate, ognuna con la sua brava lanterna a fianco. 

Io nella gara di corsa me la cavo discretamente, facendomi fregare solo un pochino dalla maledetta scuola dove non vedo la scelta giusta (a sinistra) per la 2 e non vedendo la scelta migliore per la 5, poi è ora di casette sparpagliate ognuna con la sua brava lanterna a fianco. Mi aggrappo alla carta come un piccolo di koala alla sua mamma, sono così concentrato che mi esce il sangue dalle orecchie (ok, non è vero) e arrivo fino alla 10 magari non velocissimo, ma senza neanche una sbavatura (tanto che, scoprirò poi, alla 10 sono 1° con 8'' di vantaggio sul 2° e 30° sul 3°).

Poi alla 11 invece di una sbavatura, rovescio mezzo calamaio sulla pagina. 

Dopo ore di autoanalisi, sono giunto alla conclusione che il motivo di quello che faccio, è che vedo una scendere dal prato, e una parte del mio cervello si distrae a pensare "che ca##o ci fa quella nel prato?" e la parte rimanente non è sufficiente a registrare la prima stradina nel cerchietto e così cerco la seconda molto più in giù (ok, la scelta migliore era da sopra, ma quella non l'ho vista).

Quando vedo il fontanone in baso (a cui arrivo passando a nord della casetta quadrata, non a sud come ho disegnato in carta) capisco che sono un pochino nel posto sbagliato,  e devo tornare affannosamente in su (lasciandoci 40'', i primi due posti e un bel pezzo di morale). Sfiga vuole che il tracciatore abbia deciso che proprio lì si debba fare il cambio carta, che mi trova ancora un pelino confuso, così lascio per strada un'altra decina di secondi e un'altra posizione

Ritorno più o meno in me alla 13, dove perdo altri 4'' dal primo ma recupero il 3° posto, ma poi rovescio l'altro mezzo calamaio sulla pagina e ciao. In uscita dalla 13 quelle case tutte mezze storte mi confondono e ci metto un po' a infilare la stradina giusta, poi alla 14 quel pezzo di cervello che prima si era distratto con quella nel prato, si distrae con la solita local che vuole dare indicazioni e dice "più avanti": io ho appena punzonato la 14, sono esattamente dove dovrei essere, ma penso di essere alla 15 e quindi non mi torna niente, poi ricontrollo il codice della lanterna che ovviamente risulta sbagliato e allora la voce della local si impadronisce anche dell'altro pezzo di cervello e vado in palla. 

Ci metto 35'' a capire che sono alla 14, che la 15 è lì vicinissima, e che probabilmente ho definitivamente buttato la gara nel cesso (e infatti sono precipitato all'infamante 11° posto). Da lì alla fine c'è tempo solo per recuperare qualche secondo fra la 16 e la 18, e per buttarli via alla 19, chiudendo 10° (a pari "merito" con un altro concorrente).

Chi ha vinto? Non so, non mi ricordo, secondo Filippo Bertolotti, terzo Roberto Janzen Innamorati. Mi scazza giusto un pelettino e solo un magnum alle mandorle + fetta di strudel con panna e cannella mi tirano su una mezza costola.

 

28 maggio 2025

Ortigara & Cima XII

Da un po' di anni ogni volta che passavo da Borgo Valsugana pensavo che mi sarebbe piaciuto andare in Cima XII. Sabato pomeriggio c'è una gara di orienteering a Lavarone, che è "lì vicino", quindi quale occasione migliore per andarci partendo con il treno dell'alba?

La sveglia alle 4 è tremendamente vicina a quella mezzanotte a cui sono andato a dormire, è una parte di me pensa chiaramente "ma che ca@@o stai facendo???", ma tutte le altre parti ormai sanno benissimo che sarà una figata e la levataccia non la rimpiangeremo neanche un po', quindi giù i piedi dal letto e si va.

In stazione, dove arrivo con sontuoso anticipo di 4 minuti, non c'è traccia del bus sostitutivo che, appunto, sostituisce il treno che stanno elettrificando (la linea, non lui), e mi preoccupo un po'. Quando è passato l'orario di partenza entro in stazione a guardare il tabellone, che dice che il bus parte alle 4.55, non alle 4.44 come mi ricordavo io, così torno fuori.

Fuori c'è una in tuta che è arrivata in taxi, sta parlando al telefono con qualcuno, sembra che parlino di una gara, lei dice che arriverà a Firenze a mezzogiorno e poi andrà al campo gara, che la partenza è alle 15, che lui non deve preoccuparsi, che lei l'anno scorso l'ha fatta in 9 ore e lo aiuterà. "Vai a fare il Passatore?" le chiedo. "Sì" risponde lei. Io invece vado in Cima XII, che è meglio.

Neanche alle 4.55 il bus si fa vedere, ma arriva qualche minuto dopo (l'autista, non il bus) e io ci salgo. E mi accordo appena in tempo che ho lasciato i bastoncini sulla bici. Allora dirotto il bus, che tanto ci sono su solo io, e li recupero.

Alle 6.00 sono a Borgo Valsugana pronto per partire, e da lì in poi è semplicemente una figata. Il sentiero che sale passa prima dall'Ortigara, è molto bello e vario, pendente il giusto, fra rocce calcaree, mughi e rododendri, cioè in pratica fra le cose che mi fanno sentire più a casa mia in assoluto. In alto c'è il sole, l'Ortigara mi sorride, le varie tabelle informative ricordano che qui per vari anni non c'è stato proprio niente da sorridere e ci è morta un sacco di gente.

Quando arrivo su c'è anche il mare di nuvole, da cui spuntano verso nord est il Lagorai, la Cima d'Asta, le Pale di San Martino e, a sprazzi, altre cime Dolomitiche, cioè, in pratica, le montagne che mi piacciono di più in assoluto.

Verso sud invece sembra semplicemente di essere in aeroplano.

 

Ma io non sono in aeroplano, le gambe stanno molto bene, e bisogna usarle perché Lavarone è ancora lontana, e perché se c'è un posto dove vale la pena di usarle, è questo.

Vale la pena anche di usare mountain Map, la nuova applicazione che ho scoperto da poco (e che purtroppo non mi paga per parlare di lei), che anche sul mio sm.ph. non proprio di ultimissima generazione, mi indica chiaramente dove andare su un altipiano dove di sentieri ce ne sono moltissimi, e se non lo fa con la dovuta tempestività (e faccio almeno 4 km più del dovuto) è perché la controllo con troppa parsimonia.

Supero agevolmente Cima XII, e quando arrivo a Cima Portule sono ancora convinto di riuscire a salire anche sul Piz di Levico, che poi però si rivela più lontano del previsto, e mi limito a godermi gli ultimi km di bosco, dove cerco di spingere ancora il più possibile sulla forestale, che per fortuna scende. Anche il progetto di arrivare fino a Lavarone si rivela irrealizzabile, e riesco a raggiungere "in tempo" la gara di orienteering solo perché a Monterovere blocco la prima auto che sale dalla strada del Menador, e sono due orientisti austriaci che stanno andando nello stesso posto, non sanno bene la strada, e sono contenti di accompagnarmici in cambio di indicazioni 😄

Alla fine sono poco meno di 42 km con 2.523 metri di dislivello positivo, bellissimi.