Per uno sportivo l'autostima è una cosa importante. Io arrivo a Passo Cereda dopo uno sconfortante 10,5° posto nella sprint di Mezzano del giorno prima, un 8° posto nella middle di Lavarone che era a livello regionale, e un 5° posto alla O-marathon dove ero sempre andato almeno a podio. Mentre salivo la lunghissima strada verso la partenza, cercavo di ripensare ai fasti degli argenti dietro a Carlo Rigoni in M35 tanti anni fa e di convincermi che ero ancora "un orientista", ma non è che ci riuscissi un granché. E non mi veniva in mente nessuna gara in bosco in cui io avessi battuto il Perfido Ruggiero, se non la lontanissima Sgonico, dove però lui era naufragato e io avevo comunque preso 8' dal secondo e 30' dal primo (ok, Pagliari, però 30'...).
Una volta imbracciata la mappa, avevo cercato di sfrecciare sul pratone, che però era pieno di zolle e mi faceva caracollare ancora più del solito, avevo cercato di attaccare decentemente la 1 ma l'avevo attaccata male, ero uscito pavidissimo sull'elementare naso della 2, avevo caracollato ancora un po' per la 3 e la 4 (ma almeno ci ero arrivato preciso) e mi ero dato del cretino sbuffando come un mantice per tornare verso il triangolo andando alla 5, pensando che probabilmente era meglio uscire almeno in curva dalla 4 invece di ributtarsi sul prato sotto.Insomma, l'autostima fin lì non è che fosse risalita molto.
Poi ero uscito giusto dalla forestale, avevo visto il nasone dove mi aspettavo di vederlo, avevo visto la lanterna sul nasone, e avevo incontrato Larotella che mi pareva corresse nella mia categoria e fosse partito un po' prima di me, che saliva da una direzione un po' stramba. Avevo fatto finta di essere sicuro che corresse anche lui in M45 e che fosse partito molto prima di me, per sentirmi un po' figo e ributtarmi giù alla strada, ma tenendomi bene a est.
Lungo la forestale avevo caracollato decisamente meno che sul prato e mi era sembrato di aver anche fatto girare bene le gambe, e mi sembrava di aver fatto la scelta figa passando poco sotto la 9 per portarmi avanti, e poi ero sceso un po' troppo prima che una buon'anima mi chiamasse da qualche metro più in su e più indietro per dirmi "è qui".
La 7 era facile e in un posto fra i mughi ai piedi di un costone dolomitico che mi aveva strappato un bacio a rischio di perdere centesimi preziosi, e poi la 8 portava su per un rampone fatto apposta per me, e pazienza se poi ero rimasto un po basso.
La 9 sapevo dove era e andando alla 10 correvo dietro a Mariani riuscendo quasi a tenere il suo passo (ma non accorgendomi che stavo scendendo troppo e facendomi salvare da un sasso grande come una casa che mi aveva riportato sulla retta via, ma mica tanto in fretta).
Per la 11 bastava scendere con un minimo di attenzione, e per la 12 sfrecciare in costa dietro a due elite non di primissimo piano ma neanche di ultimo, atterrando sul sentierino da cui attaccare la lanterna era un gioco da ragazzi, e mi ero anche preso la briga di stimare la distanza.
La 13 era scorbutica, ma ci andava un fiume di gente, e la raffinata tattica "andiamo fin lì e poi qualcuno la troverà" aveva pagato, mentre per la 14 avevo corso veloce ma anche letto per benino, avvistando da lontano una roccia con davanti un M45, che però non stava punzonando ma si stava chiedendo dove fosse. Avevo però visto velocemente la carbonaia ad est del cerchietto e poco dopo la lanterna, dalla quale per la 15 era solo questione di correre in salita in direzione.
La 16 era su un naso in mezzo ad un casino, non c'erano folle che ci andavano, mi ero diretto verso il casino e poi avevo adocchiato una cosa che mi sembrava un naso. Non lo era, ma quello vero era poco lontano.
Per la 17 bisognava buttarsi sulla strada e poi correre. Io avevo cercato di farlo subito ma non troppo, rischiando solo un pelo di rifarmi la faccia finendo disteso a pelle di leone giù per una canaletta dove per grazia ricevuta non c'erano massi affioranti, poi avevo corso quanto possibile fino alla gobbetta del sentiero, poi avevo tagliato verso l'altro sentiero e poi avevo seguito una fila di W65 (che andavano dove volevo andare io) persino superandole.
Alla 18 mi ero sentito abbastanza arrivato da perdere una vita nel praticello, e per la 100 ero talmente fuso da arrivarci solo perché ci andavano tutti.
Quando sono in una buona posizione, al mio arrivo Stegal si spolmona narrando le mie gesta. Quando sono indietro annota giusto il mio arrivo. Questa volta al mio apparire sulla run-in, dice che mia moglie è già arrivata. Però non posso credere di essere andato COSI' male.
In effetti, quando scarico, il bigliettino dice che ho vinto. E quando incontro il Perfido Ruggiero e viene fuori che gli ho dato 2', ho come l'impressione che il suo sorriso sia un pochino più spento del solito. Ma magari è solo un'impressione (però anche nella foto qui sotto, scattata sul podio, non so, ma sembra quasi un pelino contrariato, anche se sorride, almeno con la bocca).
Gli split poi diranno che la 1 e la 2 in effetti non le ho fatte proprio da dio, che la 3 l'ho caracollata, ma veloce, e che dalla 4 sono stato in testa fino alla fine, con un totale di 11 migliori tempi su 20, e giusto un minutino perso effettivamente alla 10 e 30'' alla 18. L'Altro è arrivato 2°, quattro minuti e mezzo prima del 3° (un certo Niccolò Corradini), ha fatto 7 migliori tempi e come peggiore lanterna la 3, dove però ha perso solo 1', insomma, non la classica gara di merda dove si è sconfitto da solo. Sarà mica per quello che è sembrato un po' contrariato?
Un paio di ore dopo la gara, tutta la soddisfazione era svaporata, come del resto era svaporata un paio di ore dopo la gara tutta la scazzatura della gara del giorno prima. Però il brivido lungo la spina dorsale che ho sentito quando ho letto 1/13 sul bigliettino dello scarico, me lo ricorderò a lungo.
Avevo pure caricato la traccia su livelox, ma adesso non se la ricorda più, e l'unica categoria al quale mi propone di associare la mia, è la W14, quindi boh.
Nessun commento:
Posta un commento
non lasciate commenti anonimi, suvvia...