25 giugno 2013

4° Coppa Italia Fausior

Coppa Italia molto estiva e, causa improvvida sovrapposizione con la Jukola, molte categorie sono orfane di vari protagonisti. In M35 rimpiangiamo Pin e GPM, i quali probabilmente dalle loro staffette finlandesi non rimpiangono per nulla noi. 

La carta è un intrico di righe marroni, ancor più al 15.000, però è abbastanza leggibile. 6,6 km con 380 di dislivello, e un discreto calduccio nonostante i 1200 metri di altitudine: sarà una gara molto fisica. E io sono molto fisico e vincitore dell'ultima coppa italia: a posto, no?

No, non esattamente, ma è andata bene anche così.

È una di quelle gare in cui prendi in mano la carta e già capire come andare alla 1 è un casino. Dopo anni che mi predico prudenza per l'entrata in carta, obbedisco alle prediche e mi appoggio molto prudente alla strada e alla inconfondibile bucona a sud del punto. Probabilmente c'erano vie con meno dislivello, ma arrivo precisissimo sul punto, lentino (mezzo minuto più di Buselli&Rigoni&SGrassi) ma felice. Andando alla 2 cresce la sensazione di aver fatto amicizia con la carta. Sempre lentino, ma preciso. Riconosco le forme del terreno e inizio a sospettare che i 4 giorni di allenamenti tecnici con il JTT non siano stati sprecati. Per la 3 si può fare ampio uso della strada, e non mi faccio pregare. Ancora più lentino, soprattutto per esitazione in zona punto. La 4 è banale, c'è un crinale da seguire. Ma bisogna seguirlo fino in fondo e io non mi preoccupo di stimare distanze, prendere riferimenti precisi o fare un altro ragionamento compiuto di qualsiasi genere, e mi fermo a rovistare nelle rocce molto prima del dovuto. Quando giungo al punto sono un po' più sicuro di non essere sicuro dei miei mezzi e in più ho SGrassi e Eddy alle calcagna. Così per distanziarli faccio una scelta stupida imboccando un sentiero 4 curve sotto invece che tagliando come fanno loro, e mi ritrovo 100 metri dietro.

Lungo trasferimento per la 5, c'è il tempo per riprendere SGrassi e Eddy, e anche di staccare un po' SGrassi. Tempo non strepitoso (Rigoni ci mette 2' di meno) ma buono, e 0 secondi persi in zona punto. Lungo il costone verso la 6 rivolgo persino la parola a Eddy, senza conseguenze disastrose, poi ci separiamo, lui più in basso e io più in alto. Aguzzando molto la vista vedo in carta un sentiero che conduce al circoletto, ma poi attacco un po' a casaccio invece di guardare bene cocuzzoli e distanze. Mentre Eddy ravana molto di più e molto più in su, mi raggiunge SGrassi e punzoniamo a poca distanza. La 7 è vicina, ma bisogna leggere con precisione e io lo faccio con rapidità (ma 20'' più lentamente di Rigoni).

Tratta di trasferimento per la 8 con sentieri, prati e strade di appoggio. Faccio tutto bene fino al circoletto, poi perdo un po' di tempo a cercare l'avallamento giusto, peccato. Per la 9 faccio un mio errore classico, fissandomi sulla forma più evidente nel cerchietto invece che su quella esattamente nel centro. Così piglio di petto la valletta invece che fermarmi sul lato giusto. Una decina i secondi persi, ma è una questione di principio. Leggo con attenzione per la 10 e supero i due avallamenti fino a meritarmi lanterna e bottiglia d'acqua. Solo che assieme all'acqua c'è la mia criptonite: Cristian Bellotto. Il fatto è che so che lui pensa, anzi, me lo dice pure, che sono tecnicamente una sega, così ogni volta che lo incontro mi preoccupo di non sbagliare e sbaglio. Nel caso specifico a farmi sbagliare non sarebbe bastata neanche la Criptonite, ma si è aggiunto provvidenziale il disturbo tripolare. Ovvero, mentre mi muovevo con rara precisione fra le non facili forme fra la 10 e la 11, rifiutando (o meglio non vedendo proprio) la più lunga ma più semplice scelta sui sentieri, arrivato anche sta volta al bordo del cerchietto mi lascio distrarre dai miei me stesso. Quello iper competitivo avvistando il dosso di attacco punto esulta platealmente, quello moralista che ce l'ha con il competitivo insulta il competitivo, e quello ecumenico cerca di ricomporre l'unità del gruppo. Con il risultato che tutti e tre perdono contatto con la carta e vagano. L'arrivo di SGrassi e Cripto Bellotto impediscono loro di trovare da soli la lanterna, e gli tolgono 2 kg di autostima. Alla vana ricerca della quale sputtanano definitivamente la gara andando alla 12.

Ci sarebbe un comodo sentiero, ma pretendere di vedere un sentiero con Cripto nei dintorni sarebbe eccessivo. Si potrebbe usare la bussola, ma anche quello è uno strumento delicato. Si potrebbe anche girare un po' il montarozzo e poi individuato il vallone farsi condurre agevolmente dal crinale. Ma non mi riesce neanche quello. Mi butto giù a caso e quando capisco cosa ho fatto, ci sono 10 curve di livello che devo risalire. Meno di un minuto per accorgersi dell'errore. Più di 5 per rimediare. Figo.

Da lì in poi non c'è molto da dire, nel pratone di controtrasferimento verso la 13 (che richiede di ripassare dalla 6 facendo all'inverso lo stesso percorso fatto dalla 7 alla 8, scelta del tracciatore molto criticata dai più) raggiungo di nuovo Cripto, ma tanto ormai. Dalla 13 alla 14 è una discesa in linea retta lungo taglio di bosco (altra scelta del tracciatore non gradita ai più) e per la 15 bisogna fare un po' di attenzione, prima di risalire e poi scendere e poi risalire per andare al traguardo. Chiudo quarto in 1:21:49, a 7 minuti da SGrassi, 10 da Buselli e 23 da Rigoni.

Ma va bene così. Nella mia selva di personal counselor auto nominati, uno dice, anzi ripete, che con le mie gambe e il suo cervello si farebbero meraviglie, uno che sono troppo incostante, uno che con gli allenamenti fisici che faccio se ci aggiungo un po' di tecnica potrei fare meraviglie, uno che sono troppo esuberante come lui da giovane. Ma a me sostanzialmente adesso va bene così. I complimenti della vittoria di Monte Livata mi sono suonati buffi, e dopo la gara il mio morale è praticamente intatto anche se "perdo". Sono a ridosso dei migliori e qualche volta li batto anche. Miglioro tecnicamente ogni gara che passa, mi diverto prima della gara in gara e dopo la gara, e, a parte non avere nessunissima possibilità di vincere una medaglia agli italiani long, nessun traguardo mi è del tutto precluso (tranne battere Rigoni, ovviamente). Quindi, viva l'orienteering!





22 giugno 2013

Raduno Junior Team Trentino

Quando l'anno scorso sono andato a prendere la mia bambina al raduno JTT, in quella mezzora che ero rimasto lì avevo pensato che era esattamente il posto dove avrei voluto stare. Non ero andato a dare una mano perché dovevo lavorare, ma tanto a Trento al caldo a metà giugno combinavo pochissimo, quindi sarebbe stato comunque molto più utile essere lì.

Quest'anno me lo sono ricordato per tempo e quando è arrivato l'invito non me lo sono lasciato scappare. Una settimana ad Andalo della Paganella con una sessantina di giovincelli dagli 8 ai 18 anni, con sostituzione a metà settimana di molti dei"medi" con altri più piccoli. Io ufficialmente ero lì per fare manovalanza con i più grandi, che voleva dire posare punti e cose del genere, ma poi mi sono dedicato, soprattutto nella seconda parte della settimana, ai più piccoli (fra cui le figlie e le nipoti di King Karl, alle quali ho cercato in tutti i modi di rubare qualche cromosoma da trapiantarmi).

È stata una esperienza bellissima. Lo sarebbe stata, per il posto e per le persone, anche non fossi ammalato di orienteering. Da portatore insano del virus è stato una goduria. Principalmente perché gli altri "grandi" presenti oltre ad essere non meno virulenti di me avevano capacità tecniche e fantasia sconfinati e hanno sfornato chicche di tutti i generi (oltre ad allenamenti di grande qualità). 

Secondo me, quando parti per quasi ultimo per la tua frazione di una staffetta in cui corri con un bambino di 8 anni e uno di 13, e mentre corri lungo un lago ai piedi delle Dolomiti di Brenta sotto un cielo azzurro azzurro ti metti a ridere per una citazione grafica in cartina di uno degli errori che hanno portato all'annullamento della seconda tappa di una recente due giorni, vuol dire che sei fuori come un balcone, che ad essere fuori come quello stesso balcone ce n'è almeno un altro gruppetto di cui ti senti parte, e che sei molto fortunato.

I "tecnici" Aaron, Bezzi, Stefano Raus, Walter Bettega e Fabiano Bettega non ci hanno fatto mancare niente: punti multipli nel bosco, staffette miste grandi piccoli, notturne di tutte le lunghezze, ko-sprint, punching competition con e senza carta, e una JTT Race tutt'altro che banale sulla carta dove avevo pessimamente corso nel mio primo Arge Alp (e dove ho corso così così anche questa volta, soprattutto per l'errorone andando alla 2, causato da distrazione da trasferimento). E se come nel mio caso il virus è al momento talmente attivo che ti diverti anche quando vai nel bosco a posare o ritirare lanterne e a spiegare ai boci i colori della cartina, e ti manda in estasi vedere il telo bianco e arancione davanti all'acqua turchese del lago di Molveno (dove poi fai il bagno con tutti i boci nonostante l'acqua a 12 gradi) alla fine nonostante la fatica che è stata comunque tanta, non vedi l'ora che venga l'anno prossimo.


















21 giugno 2013

Miticooooooo!

Davvero, geniale, semplicemente geniale!
Probabilmente c'è anche un nome in grammatica per definire quello che ha fatto.
Geniale!


17 giugno 2013

1 giorno della Val di Non

Ci sono delle volte in cui con grandioso sforzo di volontà mi impongo di non pensare ad una gara, di fare come se non ci fosse, e di decidere di dedicare il fine settimana alla famiglia. Certo che se poi la moglie mi dice "non vai sabato in Val di Non?", la volontà si sbriciola a cedo.

Così pur non potendo andare su la domenica, il sabato sono alla partenza della prima giornata della 2gg della Val di Non, in un bosco bellissimo e con atmosfera piuttosto intima, dato che non siamo tantissimi. Dato che il comitato Trentino ha avuto la brillante idea di eliminare la M35, corro in MA, assieme ad altri vecchietti come Simone Grassi e Carlo Rigoni, e con giovincelli come Fabio Daves.

La carta è tutt'altro che facile, ma spreco uno di quei giorni magici in cui ogni cosa che vedi nella realtà la trovi istantaneamente in carta a viceversa, in questa gara dove, dato che premiano solo la due giorni, non ho nessuna possibilità di vincere neanche una pezza di speck.

Probabilmente è una delle mie middle migliori di sempre, persino fra i sassi. Devo aspettare addirittura la 14 per fare un errore degno di questo nome, fin lì sono stato pulitissimo, magari non un fulmine, però preciso nelle scelte e nell'attacco al punto. A voler cercare il pelo nell'uovo alla 4 sto un pelo a destra nel cercare il naso da cui attaccare (ma poi lo vedo) e per andare alla 5 si poteva osare la linea rossa, ma quella di andare a dare un'occhiata alla 12 era stata una scelta consapevole. Il caso ha voluto che in realtà l'occhiata non abbia potuto dargliela, dato che la lanterna non c'era (ed era cinque curve di livello più in basso), ma vedere il nastro con il numero è stato utile per quando ci sono tornato dopo e non ho perso tempo a cercarla (cosa che altri invece hanno fatto, trovandola). Posso così dare sfoggio (a me stesso, perché non c'era nessuno intorno) di specchiata onestà tornando comunque "alla 12" dopo la 11, pur sapendo che non avrei potuto punzonarla e resistendo alla tentazione di andare diretto a quella dopo, risparmiando una bella processione di curve di livello. 

Quando cedo alla 14 è per eccesso di entusiasmo, ma dopo un'occhiata ai vari cocuzzoli mi riposiziono vedendo la radice vicino al sentiero e la trovo velocemente. Molto più grave, in termini di minuti, l'errore alla 17esima e ultima. Dopo l'ennesima rampa per la 16 mi butto nel verde alla ricerca del sentiero, che però è una traccia molto vaga. Non vedo la curva né tanto meno faccio caso al fatto che devo attraversare il torrente, forse distratto da una lanterna lì vicina, che, pur sapendo che con me non c'entra nulla, è un po' come la moglie carina dell'amico, che comunque un po' ti distrae. Mentre penso alla moglie carina dell'amico risalgo ad un'altra vaga traccia che ipotizzo essere il sentiero, e arrivo fino al prato sopra prima di capire che sto andando a spasso. Dallo stesso punto Fabietto fa il giro da sopra, io opto per tornare in giù e mi sa che ho avuto ragione io.

Ma non lo saprò mai, perché gli split non ci saranno mai, perché la gara è stata annullata per la faccenda della lanterna mancante. E pure la gara del giorno dopo è stata annullata, questa volta perché "è stato coperto un cerchietto con lo sfondo bianco della titolazione della cartina: il punto era il 77 e si trovava ai piedi di una roccia, ben visibile dal bordo carta ma ciò non basta per rendere la gara valida". Che non so cosa vuol dire ma è la spiegazione che ne dà OriRaus, il quale riporta anche che la classifica finale è stata decisa ad estrazione.

Io comunque sabato mi sono divertito molto.

9 giugno 2013

3° Coppa Italia Monte Livata

Dopo la performance di sabato varissimi amici mi hanno salutato con un "allora ti rifai domenica vero?" e a questi se ne sono aggiunti altri che dichiarano che quella di domenica è la mia gara (che nel gergo dei miei estimatori vuol dire che è una campestre con le lanterne messe agli incroci dei sentieri). Al coro si unisce lo speaker che incrocio mentre sta facendo la sua gara mattutina e che nel darmi una badilata con la sua manona taglia 52 mi dice in corsa "oggi è tua!" Ce n'è abbastanza per perdermi alla prima e tornare a Trento a piedi per la vergogna. In oltre ho GPM che mi parte 8 minuti dietro: nei miei incubi orientistici ad occhi aperti, uno dei più angoscianti è quello in cui rivivo la lanterna numero 16 della seconda gara di Lipica 2013. Mentre sto punzonando si precipita giù dalla discesa fangosa alle spalle del punto GPM, con i riccioli bagnati appiccicati alla fronte e gli occhi iniettati di sangue. Fossimo gladiatori nell'arena mi strapperebbe il cuore dal petto a mani nude, ma fortunatamente siamo solo orientisti e si limita a superarmi e sparire nel bosco davanti a me. Partiva 8 minuti dopo di me. Ed era solo una middle.

Però il tempo è bello, il posto di più, e davvero vorrei provare a far qualcosa per non rimuginare per 650 km su quanto è stata disastrosa la trasferta laziale.

Parto da primo della mia categoria e fra i primi in assoluto, al pratone della partenza siamo in pochi eletti e anche salendo sono quasi da solo. Prima dello start vado a dare un'occhiata dal vivo alle cabonaie e al tipo di terreno, morbido e scorrevole. Arrivo qualche secondo in ritardo al -2, ma poi si parte e per riscaldarsi in fretta ci sono i 100 metri in discesa più sassosi della giornata.

La 1 è nel prato, un prato di Monte Livata. Nel 2010 a proposito di una lanterna in un prato di Monte Livata scrivevo "La 3 è una semplice lanterna in una buca nel prato, e già uscendo dalla 2 sono certo che la sbaglierò, come tutte le buche nel prato che ho incontrato nella mia vita orientistica. Nel caso specifico si tratta del prato più semplice del mondo, e c'è persino una processione di collinette che ti fa cadere nel buco giusto anche se non vuoi. Ma io abbandono le collinette, mi invento di vedere davanti a me Stefani e lo seguo in una direzione insensata, esibendomi poi in una tecnica da MC nella quale eccellevo: correre qua e là buttando un occhio in tutte le buche del prato." Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, e di lanterne sotto il mio brichetto anche. Procedo spedito verso la mia buca, senza degnare di un'occhiata nessuna delle altre. Ma quando ci arrivo la lanterna non c'è. Scoprirò poi di esserci passato a pochi metri, bastava buttarci un occhio. La tentazione di deprimermi una volta per tutte è forte, ma ho fatto davvero troppi chilometri per derubricare la due giorni a gita fuori porta. Non mi sento per nient lucido e l'attacco alla 2 con il senno di poi è piuttosto ondivago, però, seppur non ottimale è almeno preciso. Nel bosco vedo quelle forme del terreno tipiche di Monte Livata, tanto evidenti quanto simili fra loro e mi dico che se riesco a entrare in carta sarà bellissimo e se non ci riesco sarà un calvario. Non mi ci sento ancora entrato, ma "mi aggrappo con i denti alla carta". Non so cosa vuol dire, ma è l'immagine che mi viene in quel momento.

Per la 3 ho la forte tentazione di prendere la tangenziale est risparmiando 8 curve di livello. Tutti quelli con cui parlo a fine gara mi dicono che era una idea assurda, e in effetti non lo faccio neanche io, ma mentre arranco su per la salita il dubbio mi accompagna. Considerando che sono appena partito non mi sembra che le gambe rispondano un granché oggi. Arrivato in zona punto provo a fermarmi un attimo a leggere bene i segnetti neri invece di correrci in mezzo angosciato di non trovare la lanterna. Pare una buona idea, perché la trovo al primo colpo dove pensavo fosse. La 4, dove dovrò tornare anche per la 7, è in un ameno pianoro molto riconoscibile, e mi torna alla mente per contrasto il centro della seconda farfalla della prima o-marathon, che non riuscivo a trovare neanche dopo la terza ala. La 5 non è difficile, ma le forme non le leggo ancora agevolmente e ci vado con una certa prudenza. Idem la 6, non sbaglio una virgola, ma ci metto parecchio a far quadrare carta e realtà. Poi è tempo di tornare alla 7 e decido di risparmiare un po' di curve facendo il giro. Non sono sicuro sia stata una grande idea, comunque in salita continuo ad arrancare. Mi guardo intorno per vedere se scorgo quello con i riccioli bagnati appiccicati alla fronte e gli occhi iniettati di sangue, ma il bosco pare ancora deserto. Ci avrò messo meno di 8 minuti a fare l'aletta di farfalla zoppa o lui sarà già passato?

Per la 8 c'è solo un nasone da passare, poi si sale di nuovo per scavallare verso la 9 ed è tempo di pensare alla Scelta Lunga: a) tutta strada lunghissima a est b) strada molto più corta a ovest e 15 curve di livello c) più o meno dritto sotto la linea rossa. Sono molto indeciso fra la a e la b, poi decido che correre un po' senza pensare a niente mi farà bene e parto verso est. I prati circondati dai boschi di faggio sono proprio belli ma io sto correndo a tutta e più che altro soffro. Però penso che dopo la 10 sarà praticamente tutta in discesa, e stringo i denti. La zona punto nella carta al 15.000 è un groviglio di segnetti, ma mi pare di capire che sia una buona idea scendere nella valletta dal praticello dove arriva la strada e poi risalire l'altro versante della nuova valletta. Arrivato in fondo alla valletta inizio a salire pensando "dovrebbe essere qui", e c'è. Son soddisfazioni.

Ci sarebbe un ristoro in fondo al prato, ma devo allungare di qualche decina di metri e ce n'è un altro al punto spettacolo fra 5 lanterne: dovrei arrivarci senza problemi, anche perché è tutta discesa. Ma è una di quelle discese in cui puoi giocarti la gara 6 volte, tante quante le lanterne sparpagliate su un pendio non proprio delizioso. Pochi riferimenti, fondo rognoso, andiamoci con calma. 

La 11 è in fondo ad una canaletta, attivo la funzione "scanner" e scendo prudente scandagliando a 180 gradi fino a individuarla e in fondo c'è il punto. Non velocissimo ma preciso. Per la 12 si va quasi in costa fino al successivo avallamento poco pronunciato e poi si cercano delle radici. L'orienteering è fatto anche di culo e quando il mio trasferimento chirurghico mi porta a varcare il cerchietto guardo lontano e avvisto la radice e la lanterna. Nello stesso istante in cui gioisco per la visione metto il piede su un legno bagnato e me ne accorgo quando sono già sdraiato di fianco per terra. Paolo Detassis del Trent-o cadendo a 10 metri dalla partenza si è lussato una spalla, io mi sporco un po' la mano sinistra. E posso andare a punzonare la 12. La 13 è un po' più facile, c'è un brusco cambio di pendenza come linea di arresto, e delle rocce. Arrivo alle rocce e calcolo che dovrei essere un pelo alto. Scendo due metri e lei è lì. Per la 14 dovrebbe aiutare il verdino, ma è abbastanza indistinguibile dal bianco intorno. Punto allora a vedere il micro avallamento e quando vedo una cosa che ci assomiglia mi ci butto speranzoso. È proprio lui e lì sotto c'è lei. Per la 15 di nuovo in costa fino ad una radura da cui guardando in su si dovrebbero vedere le rocce. Curva, radura, rocce, bingo! Ma per uscire da lì manca ancora la 16. Decido di puntare alla processione di radurine, ma le radurine sono poco visibili e io non mi applico per niente nell'usare bussola e curve di livello per dare un senso a quello che sto facendo. Arrivo in una zona con una vaghissima somiglianza con la mia zona punto (o che almeno per me in quel momento ci assomiglia un sacco) e sono talmente convinto di essere nel posto giusto che prima di vedere la lanterna dietro al sasso dico a quella che è lì con me "qui dietro c'è la 65 vero?". Quando trovo davvero una lanterna, ma non è la 65, ci rimango malissimo. E ancora peggio quando quella lì con me mi dice "ma no, la 65 è dieci curve più in su". 

Per fortuna sono ancora abbastanza lucido da riconoscere la tizia, che è Chiara Sergenti, e da ricordarmi che è amica di Max Bianchi, e che quindi sarà stata pagata da lui per gettarmi nello sconforto. Così ragiono un attimo e capisco di essere solo un paio di centinaia di metri più a ovest della radura giusta e in meno di mezzo minuto punzono la 65 (a fine gara Chiara mi darà un'altra versione del motivo di quello che mi ha detto, ma io so che quella giusta è la mia).

Per il punto spettacolo e la successiva c'è tanto da correre in piano, di gambe non mi sento brillantissimo ma neanche alla frutta. Un po' peggio di testa, che dovrei usare per capire come attaccare la 19. L'unica cosa a cui penso è salire meno possibile, e quando arriva in cima al costone prendo le case da destra, mentre era molto meglio salire un po' di più e prenderle da sinistra. Perdo anche un po' di tempo in zona punto guardando i sassi sbagliati. Di ciò consapevole riparto di slancio verso la 20, strada, boschetto, bucona, costone, boschetto, prato con cespuglioni, bosco, pratino, avallamento, buca: c'è. La 21 è lì vicina e mi concentro solo sull'azimut. Mi ci concentro troppo perché poi esco dal punto in direzione totalmente sbagliata. Dovrei scavalcare il naso invece finisco per andare dalla parte opposta, forse ho anche la carta rovescia. Quando mi appare il laghetto capisco che qualcosa non va, e anche cosa sia che non va. Corro più che posso, troppo stanco anche per imprecare contemporaneamente fra me e me. Dalla 22 alla 23 c'è ancora parecchio da correre in piano, e provo a buttarci tutto quello che mi rimane. Finisco esausto in 1:30:27, e non saprei proprio dire come sono andato.

Quello con i riccioli bagnati appiccicati alla fronte e gli occhi iniettati di sangue non mi ha preso, ma mi aspetto che arrivi da un momento all'altro. Invece il tempo passa e lui non compare. Vedo Buselli al punto spettacolo e tento di calcolare il suo tempo rispetto al mio, ma una sottrazione e una somma non sono in quel momento alla mia portata. Il tempo continua a passare e non arriva nessuno. Passano 8 minuti e ancora nessuno. Alle 11.46 arriva GPM, ma io sono già arrivato da 13 minuti: ho battuto quello con i riccioli bagnati appiccicati alla fronte e gli occhi iniettati di sangue! Sarà perché oggi non pioveva e i riccioli sono rimasti al loro posto. Poi passa un sacco di tempo e non arriva più nessuno. Devo aspettare altri 13' prima che arrivi Ingemar, che chiude in 1:36:44, dietro anche lui. Altri 11' minuti dopo arriva Buselli, che chiude in 1:31:56. Dietro anche lui e rimane solo Pin, che partiva 8 minuti dietro di lui. Ma prima che appaia ne dovrò aspettare 11: ho vinto una gara long di Coppa Italia in M35 davanti a Buselli, Pin, Grassi PM, Neuhauser e Grassi S! E quasi non ci credo. Perché un conto è dire che ci provi, e un conto è riuscirci sul serio, e io in fondo in fondo non pensavo mica di esserne capace. E col cavolo che era una campestre con i punti agli incroci dei sentieri.

Split alla mano viene fuori che ho perso quasi 2' per il mio giro al laghetto nel finale e ben 4' alla 16, ma ho corso molto bene quasi tutte le altre, con la bellezza di 8 migliori tempi di tratta su 24 punti. A fare la differenza con Buselli è stata la tratta lunga, dove la mia scelta sul sentiero mi ha fatto guadagnare 2' su di lui che invece si è buttato dentro dalle parti della linea rossa. L'ultima mia vittoria in coppa Italia pensavo risalisse alla notte dei tempi in MC, invece mi sa che non sono mai riuscito a vincere neanche in MC, nè in MB, nè in MA.

Peccato solo due cose: che io debba sempre abbassarmi per starci nelle foto della premiazione, e che io non abbia nessunissimissima possibilità di vincere una medaglia agli italiani long...



4 giugno 2013

Altro che platino

Subiaco - Al termine del campionato italiano sprint di orienteering svolto nello scorso fine settimana nella cittadina che ha dato i Natali a Gina Lollobrigida e Ciccio Graziani, abbiamo raccolto una intervista esclusiva con Dario Pedrotti, che dopo i proclami altisonanti della vigilia ha chiuso la gara in M35 con l'ultimo posto.

Allora, Pedrotti, com'è andata?
Guardi, quando Buselli (il vincitore della gara in 15:41 n.d.r.) mi ha chiesto cosa scriverò nel mio blog su questa gara, gli ho detto che farò i complimenti al vincitore e dirò che sono un cretino. Al momento non ho nessuna voglia di scrivere un post sull'argomento, ma se mai lo farò non ci sono parole più adeguate di quelle.

Alla prima lanterna era 19esimo a 4 minuti dal primo, non è partito benissimo...
È successo che per una settimana mi sono allenato su una cartina di Subiaco che pensavo al 4000 e invece era stampata al 3000 o giù di lì. Quando ho preso in mano la carta di gara ed era tutto molto più piccolo di come me lo aspettavo, mi è sembrato di correre su una carta diversa da quella che mi aspettavo, e invece di mettermi lì con calma ad affrontarla come qualsiasi carta nuova di qualsiasi gara, sono andato nel panico e non ho più capito nulla.

Sfortuna, quindi?
Non direi proprio, anzi. Sono arrivato a Subiaco nelle migliori condizioni fisiche possibili, la carta mi piaceva moltissimo, quando sono partito aveva smesso di piovere, e il mio primo punto si trovava a 3 metri da uno dei punti che avevo studiato per un bel po' nelle foto a trecentosessantagradi del giochino di Orimarty...&Raus. Più di così la fortuna non avrebbe potuto aiutarmi. Sono stato cretino io a non mettermi a camminare quando ho capito che stavo perdendo il contatto con la carta, e a continuare ad andare avanti a caso quando l'ho perso del tutto. Sarebbe stato sufficiente tornare alla fontanella che avevo riconosciuto a metà della tratta fra la partenza e la 1. Ma non l'ho fatto.

Molti suoi avversari ritengono che questa gara fosse troppo tecnica per le sue qualità e a giudicare dai risultati sembra avessero ragione loro, o no?
Magari è perché io non capisco ancora molto di orienteering, ma io non credo che questa fosse una carta "tecnica", ma solo una carta dove bisognava fare molta attenzione ed essere veloci a fare le scelte. Era una specie di Venezia con le scale e senza i canali, e io a Venezia me la sono sempre cavata piuttosto bene. Il mio non è stato un problema tecnico, ma un problema di testa.

Non le pare di avere esagerato nei proclami della vigilia?
Ma io mica avevo detto che avrei vinto! Ho solo detto che ci avrei provato e che pensavo di avere la possibilità di riuscirci, e il risultato della gara dice che avevo ragione. Il mio tempo è stato di 20:08, aggiungendo il mezzo minuto che ho "risparmiato" saltando l'ultimo punto arriviamo a 20:38. Alla prima lanterna ho perso 4 minuti senza i quali avrei chiuso in 16:38, quindici secondi più lento della medaglia di bronzo: vuol dire che per tutto il resto della gara ho corso al ritmo dei primi, e questo nonostante non ci fossi già più con la testa. Insomma, la possibilità c'era, pollo io a non sfruttarla.

Avremo altre occasioni di vederla biondo platino?
Diciamo che questa era la più concreta, perché non mi capiterà molte altre volte di correre un campionato italiano senza Rigoni, e con lui in gara mia moglie (che aveva aspramente disapprovato la scommessa n.d.r.) può stare molto più tranquilla. Per altro ho scoperto che con il metodo artigianale di tintura che avevo scelto ho rischiato di conciarmi maluccio, quindi forse tutto sommato è andata meglio così.

E del suo libro cosa ci può dire?
Beh, prima di tutto che contrariamente a quanto annunciato dallo Speaker non si intitola "Diari di uno Scanner" ma "Diari di uno Scairanner", che è un gioco di parole per dire che sono uno sky-runner scarso. E poi che è stato divertente lavorarci. Il mio scopo principale era quello di condividere con altri le emozioni provate a correre in montagna, e magari di far venire voglia a qualcuno di provare. Ho dedicato anche un capitolo all'orienteering, sempre sperando che qualcun altro venga a cimentarsi in questo sport bellissimo. Vedremo se funzionerà.

Domani nella gara long di Coppa Italia di Monde Livata cercherà di rifarsi?
Provarci naturalmente ci proverò, ma se per "rifarsi" intende andare a podio, sarà molto difficile. Il bosco di Monte Livata mi ha sempre portato fortuna (secondo in MB nel 2007 e terzo in M35 agli italiani middle del 2010 n.d.r.) ma domani a parte Carlo ci sono tutti gli specialisti del bosco, e io una gara long a livelli ottimi non sono ancora riuscito a correrla. Certo che farsi 650 chilometri di trasferta per  tornare a casa depresso non sarebbe un grande affare, quindi ce la metterò tutta.