18 luglio 2025

Altro che Tor de Geants

Il mio lavoro consiste nello sgomberare appartamenti (dai mobili, non dalle persone) e vendere mobili usati. La mia prima settimana di lavoro al rientro dalle ferie inizia la domenica. Prima di partire avevo portato il furgone dal dottore, gli aveva diagnosticato una lesione della frizione, da cambiare, sigh. Il sabato il meccanico mi garantisce che la domenica sarà pronto, la domenica mi dice che ha avuto un contrattempo, che lo zio è rimasto senza macchina, insomma, sarà pronto per lunedì pomeriggio. Vabbeh, tanto prima delle ferie ho comperato un secondo furgone, è più piccolo, al Centro Raccolta Materiali ci faranno dei problemi perché non è quello con la targa registrata, ma in qualche modo faremo. Però devo comunque andare dal meccanico a recuperare dal furgone vecchio della roba che mi serve. La domenica sera devo anche passare dai miei a spostare il letto matrimoniale dalla loro camera alla ex camera di mia sorella, perché il giorno dopo arrivano gli operai a installare il condizionatore e ci metteranno due giorni. Dopo aver fatto tutto, mio papà entra nella “nuova” camera, guarda il letto e dichiara “io qui non dormo, rimettilo dov’era”. Fortunatamente i tempi del “il papà ha sempre ragione” sono finiti, quindi io faccio lo gnorri e torno a casa.

Lunedì mattina, prima di andare al lavoro devo passare dai miei ad accogliere gli operai, perché mia sorella deve andare dal meccanico (è una cosa di famiglia). Il piano prevede che io carichi la bici sul furgone nuovo, vada a posteggiare il furgone sotto la Casa da Sgomberare (che se vado presto è più facile trovare posto), vada in bici dai miei, aspetti gli operai, torni in bici alla CdS, e inizi a lavorare con i miei colleghi, che nel frattempo saranno colà giunti.

Carico la bici sul furgone nuovo, salgo alla guida, giro la chiave e la batteria è morta. Azz. Vabbeh, faremo senza furgone, ci dedicheremo alla certosina differenziazione dei materiali e allo smontaggio dei mobili, andremo al CRM domani. Scarico la bici, vado dai miei, attendo gli operai che non sono in orario, vado alla CdS dai miei colleghi e gli dico di iniziare intanto che io torno a casa mia a prendere attrezzi e borse, usando la macchina dei miei, che momentaneamente è da me. Pedalo fino a casa mia, carico la roba in macchina, torno alla CdS, scarico la roba, riporto l’auto a casa mia e ripedalo fino alla CdS. Il resto della mattina va liscio. Mi rilasso, ed è un errore.

Nel pomeriggio vado dal meccanico a ritirare il furgone, me lo dà dicendo che “la frizione deve farsi”, in effetti è un po’ dura, ma non ci do troppo peso. Torno a casa e posteggio il furgone vecchio dietro a quello nuovo. Già che ci sono, decido di mettere nel furgone nuovo un divano (che era momentaneamente parcheggiato, coperto con un telo, in cortile) perché il giorno dopo verranno a vederlo per comperarlo. Scopro che il telo non era esattamente stagno e c’è un po’ di muffa qua e là. Lo pulisco, lo carico nel furgone nuovo, che lì se piove non si bagna di nuovo, e nel farlo mi accorgo che in uno dei piedini di plastica c’è dentro acqua. Prendo degli attrezzi dal furgone vecchio, smonto il piedino e tolgo l’acqua, poi rimetto gli strumenti nel furgone vecchio. Mentre lo faccio sento uno strano rumore, come di valvola che sfiata, ma non mi risulta che ci siano nei dintorni valvole che devono sfiatare. Il mio finissimo udito risale alla origine del rumore: è la ruota anteriore destra del furgone vecchio, dove è piantata una vite, e lo pneumatico si sta sgonfiando. Azz. Vabbeh, abbiamo un compressorino da attaccare all’accendisigari, domani mattina lo userò per gonfiare la gomma quel tanto che basta per arrivare alla CdS, poi al termine del lavoro di carico la gonfierò di nuovo, passerò dal gommista, mi farò montare la ruota di scorta lasciando a loro quella da riparare, andremo al CRM e prima o poi tornerò a far rimettere la ruota originale.

Martedì mattina il piano si svolge alla perfezione fino al termine del carico, quando il compressorino funziona solo per un minuto e poi si spegne irreversibilmente. Azz. Vabbeh, metterò io la ruota di scorta, sarà una menata svitare i bulloni fissati con la pistola pneumatica, ma ce la faremo. Solo che nel furgone non c’è una chiave adatta a quei bulloni. Azz. Vabbeh, vado a casa, prendo il “kit cambia ruote” dal furgone nuovo, e risolvo, e intanto i miei colleghi proseguono il lavoro in appartamento. Cammino fino a casa mia (10’), prendo il kit, cammino fino alla CdS (10’), ma la chiave è troppo piccola. Azz. Vabbeh, cammino fino a casa mia (10’), prendo la macchina dei miei, vado dal gommista, gli spiego il problema, mi faccio prestare la chiave adatta, torno alla CdS, e procediamo. Svitare i dadi è effettivamente un lavoraccio, ma ce la facciamo e in un tempo quasi ragionevole siamo al CRM a scaricare il furgone, avendo già lasciato la ruota (e la chiave prestata) dal gommista. Nel pomeriggio chiamo il gommista, gli chiedo se può sistemare la gomma entro quel giorno e mi dice che ha già fatto, allora prima vado a farmi un allenamento in salita (perché ogni tanto bisogna pure allenarsi), poi vado da lui e mi faccio ricambiare la ruota (noi 45 minuti, lui 5), poi devo andare a fare un po’ di spesa, poi devo passare dai miei a rimettere il loro letto nella loro camera, poi devo prepararmi la cena perché l’Anto finisce più tardi di me, e poi mi rilasso, ed è un errore.

Mercoledì mattina prima di tornare alla CdS facciamo la visita dal medico del lavoro, dove me la cavo con la certificazione ufficiale che da vicino adesso ci vedo come una talpa, e con la solita spirometria da novantenne. Alla CdS procede tutto senza intoppi, a parte il fatto che a metà mattina devo chiamare un altro cliente per confessare che ho sbagliato i conti e il giorno dopo non possiamo essere da lui perché dobbiamo ancora finire alla CdS. Dopo un sontuoso pranzo con tanto di salmone in padella, alle 15 sono in negozio a caricare i mobili usati che devo portare a Bolzano. In quattro ci mettiamo 2 ore, riempiendo tutti i buchi possibili, compreso il posto passeggeri dove c’è un materasso “seduto” e uno arrotolato. Parto, ha piovuto un po’ e come al solito l’acqua ha fatto crescere il traffico ed è tutto intasato. Mentre attendo fermo ad un semaforo, mi arrendo all’idea che che fare 50 km senza neanche intravvedere lo specchietto di destra è un suicidio, quindi decido di fermarmi a sistemare in qualche modo. Il semaforo diventa verde, cerco di partire, ma la prima non entra, la seconda neanche: se non parto da dietro vengono fuori e mi ammazzano. Faccio entrare in qualche modo la seconda e arrivo al primo slargo dove posso fermarmi e scendere. Metto il materasso arrotolato al posto di una sedia e di un cassetto che erano dietro e adesso siedono sul materasso seduto: quelli mi permettono di vedere lo specchietto. Riparto e la prima entra, anche se a fatica. Decido di proseguire comunque, dato che l’alternativa è scaricare TUTTO il furgone, perché domani mi serve un furgone vuoto (e a quello nuovo non sono ancora arrivato a ricaricare la batteria), e ricaricarlo chissà quando. Di mettere la prima non ci sarà più verso, ma le partenze in seconda diventano la mia specialità e arrivo a destinazione.

Non mi sono rilassato per niente, ma è un errore comunque. Quando devo far manovra nel posto dove devo portare i mobili, scopro che neanche la retro entra. A questo punto ci stanno un po’ di panico e sconforto. Telefono al meccanico, che mi confessa che in effetti era un po’ perplesso sul pezzo che ha montato (non la frizione, ma qualcosa che c’entra con il pedale), ma che prenota subito il pezzo di ricambio e me lo cambierà in garanzia già il giorno dopo, e che comunque per far entrare le marce riottose basta spegnere il motore. Non è comodissimo, ma in effetti funziona. Mi rilasso un pochino, e naturalmente è sempre un errore.

A scaricare il furgone c’è un solo giovine prestante, più sua moglie, lei non esattamente prestante, entrambi in sandali da spiaggia. In più i mobili (4 armadi 6 ante smontati, un armadio due ante intero, 28 sedie, 8 reti a doghe, 3 materassi, 3 lavatrici, 4 tavoli) vanno portati in 5 appartamenti diversi, ad una distanza media di 30-40 metri da dove ho posteggiato, di cui 3 al secondo piano e 2 al primo, e il giovane prestante è scazzatissimo perché lo hanno lasciato da solo e per una buona mezz’ora praticamente non fa nulla. Potrei scaricare il furgone e andarmene, lasciando a lui il lavoro di portarli negli appartamenti, che non mi compete. Non mi basta il cuore per condannarlo ad un lavoro che lo terrà in piedi fino a tarda notte. In due ci mettiamo molto meno, tanto che alle 22:45 parto “già” per tornare a Trento (con uno sbaglio di strada che mi costa solo una decina di km).

Giovedì sono ormai pronto a tutto e non mi rilasso neanche un secondo, ma evidentemente gli dei sono sazi del mio sangue, perché la mattina fila via liscia come l’olio, dopo pranzo il meccanico mi cambia il pezzo mentre io faccio un altro allenamentino di rifinitura su e giù per il Bondone, poi inizio a fare la borsa per l’Eiger Ultra Trail, poi preparo 4 teglie di pizza per la cena, poi vado a trovare i miei ma non ci sono letti da spostare, poi vado a casa a cena con Anto e quattro ospiti, poi finisco di preparare la borsa per l’Eiger Ultra Trail e alle 23 sono già nel letto, che domani devo svegliarmi alle 5 per partire per Grindelwald.

Al Tor de Geants in fondo è solo questione di seguire delle bandierine gialle. 350 km di bandierine gialle. Quindi ho pensato che a metà settembre tornerò a riposarmi al Tor. 

 


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