13 aprile 2021

Medaglia (zucca) di legno

Schio, terza prova della Coppa Italia Sprint, ci arrivo piuttosto convinto dei miei mezzi, certo che la schiacciante superiorità fisica dimostrata a Lonigo e a Montecchio (in totale,  25 migliori tempi su 35 lanterne) non possa essersi liquefatta in due settimane, e che la schiacciante sbadataggine dimostrata a Montecchio (quarto punto saltato a piè pari) sia stata nel frattempo curata.

Mentre con l'Anto giriamo in auto in zona embargata alla ricerca del ritrovo (io tengo gli occhi chiusi perché sono un atleta tanto corretto, lei no perché guida), la radio mi fa sentire la nuova canzone di Alice Merton che mi carica più di quanto già non lo sia di mio, e l'immersione nella trance agonistica prosegue ascoltando il Perfido Ruggiero che nel precario ritrovo covid-version (tutti in piedi fra le macchine nel parcheggio), mi promette che mi distruggerà. 

Solo che poi succede quello che dice lui. E lo aiuto pure parecchio.

Succede che inerpicandomi sul colle della 1, mi gingillo su quanto guadagnerò da questa salita, invece di pensare seriamente al punto e a come attaccarlo, così ci smeno 25'' salendo inutilmente sul prato e aggirandomi attorno ai baracchini delle bibite (chiusi) come un esordiente qualsiasi.

Dopo una 2 di rabbia e orgoglio  che mi fa recuperare una decina di secondi, naufrago definitivamente alla 3, sconfitto psicologicamente dal me stesso che la prima volta che aveva guardato la mappa pubblicata sul sito FISO aveva pensato "non leggo una mazza, io qui mi perdo". Se proprio mi fosse sembrato disdicevole seguire pian pianino i sentieri, avrei almeno potuto fiondarmi contro il recinto non attraversabile e poi andare un pelo a sinistra. Ma invece no, arrivo al giallo a sud della 3, vado probabilmente un pelo lungo, trovo una lanterna che non è la mia, e mi lascio serenamente prendere dal panico, perdendoci 50'' abbondanti.

Il resto è una inutile rincorsa al tempo perduto, con altri 5 migliori tempi di tratta, ma scarsissimo anticipo di lettura, e discutibile approccio alla 14 (peraltro, leggere quella parte di cartina, anche seduto alla scrivania, non è banalissimo).

Finisce che non solo le prendo da Mario (che alla fine mi da 2'' di meno della somma dei miei errori alla 1 e alla 3), ma anche da Emiliano e Andrea Cip, con i quali sarebbe bastato non campeggiare alla 3. 

Morale: condizione fisica eccellente, tenuta psicologica da registrare un pelo.

1 commento:

  1. E' un po' triste ritrovarci a commentare Lonigo, Montecchio, Schio, settimana prossima Serina (lì però non ci vado) ... Un tempo le gare di Orienteering erano altra cosa. Si correva sempre in bosco, in bei boschi, e ci si divertiva almeno per un'oretta, ma a volte anche di più. I supermaster si ricorderanno di sicuro i Campionati a Lunga distanza di Sgonico, di Borzonasca, di Abbadia S.Salvatore, di Campomulo ... Quello era Orientamento! Adesso ben che vada le gare in bosco durano 30-40' e le sprint cittadine da 10', dite quel che volete, ma non sono Orienteering.
    Oltretutto adesso ne succedono di tutti i colori con queste Si-card touch-less. Accade per esempio che se passi nelle vicinanze di un punto che non è il tuo, la si-card si mette a suonare e ti registra la punzonatura; se poi per sfiga il tuo punto è lì a pochi metri, tu pensi che la si-card ti registri il passaggio, invece sta ancora registrando quello del punto sbagliato, e nel report di fine gara ti trovi un bel PE e non sai chi o cosa ringraziare: se la tecnologia truffaldina, o piuttosto la troppa vicinanza reciproca dei punti. Mah! Fatto sta che 'ste gare sprint andranno bene per i nostri atleti di punta, ma a noi vecchi nostalgici dei boschi e delle tratte lunghe con almeno 5 differenti scelte di percorso ridateci il nostro Orienteering.

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