16 settembre 2010

Tu chiamala se vuoi, sfiga

Senza dubbio le sfighe vere nella vita sono tutta un'altra cosa, e che anche a livello di sfighe sportive siamo veramente al minimo sindacale. Tuttavia non trovo altra parola per descrivere l'evenienza di farsi un mazzo tanto per allenarsi e poi arrivare ai Campionati Italiani Long con il raffreddore. Certo, il raffreddore non è certo una malattia invalidante, ed è quello che sono andato ripetendomi per tutta la settimana precedente, all'insegna del "al massimo snaroccerò un po' di più in giro per il bosco, ma tanto respiro comunque con la bocca, quindi non lo sentirò neanche". Tuttavia (bis) dato che wikipedia dice che il 90% dei raffreddori è virale, e che normalmente gli organismi cedono alle lusinghe dei virus, quando sono indeboliti, una fredda ed obiettiva analisi avrebbe detto che il mio organismo non era proprio al top. Nè del resto avrebbe essere potuto equivocata, se io non fossi stato molto di parte, la faccia che avevo quando mi sono guardato nello specchio del rifugio vicino al bellissimo ed ertissimo prato del ritrovo.

Comunque, la giornata era fantasmagorica, il panorama della Val dei Mocheni anche, e sono partito baldanzoso verso la partenza, convinto che bastava entrare in gara e non pensarci, e il raffreddore spariva. Lungo l'avvicinamento era previsto anche un warm-up (ma perchè non si può chiamare riscaldamento, dato che vuol dire proprio quello?), e io per distrarmi bene dal raffreddore mi sono concentrato molto sul warm-up, tanto da arrivare in partenza 1' dopo la mia ora di start, e finire molto precipitosamente le pratiche prepartenza.

Fortunatamente sono almeno già molto concentrato, così quando parto non ho il tipico primo punto da ritardatario e faccio bene i primi 3 punti, che mi presentano già quasi tutto il campionario di terreni che incontrerò: prato, rododendri altezza ginocchio e semiaperto con alberi caduti. Si capisce subito che sarà molto faticosa, ma sono entrato bene in carta e mi sento bene.

Alla 4, punto banale a 15 metri dal sentiero e dopo un evidente verde 1, mi lascio distrarre da un paio di concorrenti che mi precedono e vado al dosso sbagliato, perdendo almeno un paio di minuti. Sono molto scocciato e mi tuffo nei rododentri verso la 5 per poi ri-saltare sul sentiero che mi accompagnerà fino alla 6. Qui incontro Michele Franco, con il quale ci buttiamo in discesa per un paio di punti uguali, e a parte una sbavatura sulla 8 e un volo con piccola storta al ginocchio, arrivo in modo molto soddisfacente fino alla 10.

Alla 11 il bosco dimostra di essere molto riconoscente. Nella passeggiata mattutina verso il ritrovo, avevo raccolto una carta da terra, e avevo a Friz e Sabrina Rinaldi che mi facevano i complimenti per la sensibilità ambientale, spiegavo che in realtà era solo un modo per essere in credito con il bosco, che poi speravo si sarebbe ricordato di me dandomi una mano a trovare qualche lanterna. E sulla 11 è evidente come il cocuzzolo si abbassi di una decina di centimetri per permettermi di vedere quel frammento di punzonatrice rossa che è sufficiente per individuare la lanterna.

Per la 12 riprendo il sentiero, mi fermo a bere un goccio d'acqua al ristoro e risparmio un paio di curve di livello grazie ad un feeling quasi perfetto con carta e terreno. Alla 13 non sono velocissimo ma la terrazza si materializza esattamente dove me la aspetto, per la 14 dopo una non brillantissima scelta di andare in costa non vedo un bivio che mi dovrebbe fare da punto d'attacco ma c'è una tale ressa in zona punto che non serve, e andando alla 15 supero Galimba che mi diche "Visioli è 1' davanti". Considerando che è partito 10' prima di me, mi sembra un ottimo segno. E in zona punto della 15 leggo addirittura la descrizione punto che dice "nella canaletta, quella in mezzo", supero una canaletta senza neanche buttargli un occhio, mi dirigo deciso alla seconda, e la lanterna è lì!

E' tutto talmente bello, che è destinato a finire presto. Per la 16 scelgo di non fare tutto il ripido nasone in curva di livello, e di salirne una decina fino alla strada. Se non che nel salire le ultime che sono le più ripide, mi metto a pensare "ma a noi Sky Runner queste rampe ci fanno una pippa!". E' un pensiero autoironico, dato che sto ansimando, ma è comunque fuori luogo perchè mi deconcentra quel tanto da farmi fermare una curva di livello prima della strada, a farmi uscire sul naso, a non farmi capire dove sono, e a farmi scendere dissennatamente 6-7 curve prima di capire cosa sto facendo. Le risalgo dandomi mille volte del cretino, e dopo un'altra piccola indecisione arrivo alla 16, ma ci ho perso parecchie energie e parecchio morale, oltre a credo 3'. E altri 3' li perdo per la 17, che non dista più di 150 metri, ma che è in una zona di cui non riesco a leggere nulla (ma che col senno di poi andava probabilmente attaccata dal bordo del verde 1).

Mentre pascolo fra i sassi attorno alla 17, mi supera Rigoni, partito 15' dopo di me, e non provo neanche a stargli dietro. E' come se mi fosse finita la benzina e da lì, anche se non farò più grossi errori, (tranne un paio di minuti alla 20 dove mi aggirerò per un po' perso nell'avallamento sbagliato) il mio ritmo sarà da dopolavoro ferroviario, tanto che non solo Rigoni mi darà altri 13' in sole 10 lanterne, ma Visioli si riprenderà i 9' e me ne darà altri 2. Il mio capolavoro tattico lo farò andando alla 24, quando scendo alla strada asfaltata invece che andare via in curva, e fin qui può anche starci, ma poi salgo e scendo lungo la strada 5 curve di livello (che a quel punto mi sembrano il Pordoi) senza badare minimamente al fatto che potevo tagliare in un comodo bosco (un po' come quelli nello spot FISO che corrono in curva mentre Salvioni taglia dal prato...).

Mentre la nebbia mi ha mai completamente avvolto il cervello (perchè io mi sono dimenticato del raffreddore, ma lui non si è dimenticato di me) ho ancora il tempo di realizzare il mio capolavoro tecnico. Alla 24 la descrizione punto era il tondino con dentro il triangolino, che io avevo correttamente interpretato come carbonaia. Ciònonostante andando alla 26 incontro una grossa radice e mi metto a pensare che forse il simbolo (che però era quello di 2 lanterne prima...) rappresentava una radice e quindi mi metto a girarci attorno. Incontro la 26 per caso, solo perchè altri le sono vicini.

Chiudo a 31' da Maddalena, a 28' da Rigoni, a 11' da Bianchi, a 10' da Corona, a 8' da Pin e a 2' da Visioli. E a ulteriore dimostrazione che sta volta Maddalena non mi ha portato fortuna per niente, la storta al ginocchio si rivelerà nel dopo gara più seria del previsto, e mi impedirà di correre la staffetta del giorno dopo (e che magone nel vedere mia moglie, alla quale oggi faccio gli auguri di compleanno, che parte al mio posto al lancio!).

Morale. Posso cullarmi fino al prossimo campionato italiano long nella convinzione che fino alla 15 ero sul podio, e che poi sono stato sconfitto dal raffreddore. Tanto gli split sono andati persi per un errore di programmazione delle stazioni.


Credits: Er-team

1 commento:

  1. Il raffreddore, per la pratica sportiva è terribile. Ci sono poche cose più debilitanti.
    Da quello che scrivi hai sbagliato parecchio.. magari in salute e con la mente più lucida e meno raffreddata saresti stato in zona podio.

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