9 giugno 2015

IV Coppa Italia - Middle - Bosco Cerasolo

Dopo l'empito di impegno sociale del post sull'Aquila, ritorniamo alle solite minchiate, cioè alle corse nei boschi a caccia di cosi bianchi e arancio, che non si possono neanche mangiare. Boschi magnifici, peraltro, e in posti magnifici, per di più. Scoperti soprattutto grazie al fatto che le segnaletiche per arrivare al ritrovo erano talmente deficitarie, che in parecchi (persino i torpedoni dell'US Primiero) hanno fatto dei bei giri per l'altipiano (il più grande altipiano carsico d'Italia, o qualcosa del genere), prima di trovare sto benedetto Bosco Cerasolo.

Una volta lì, si trattava di approfittare dell'assenza di Carletto e di dare una botta definitiva alla classifica di Coppa Italia M35. Beh, obiettivo fallito.

Ho scoperto in questi giorni il mio vero sosia sportivo: Stan Wawrinka. Lui dice che quando gioca al suo meglio può battere chiunque (tenete conto che Carletto non gioca a tennis, non contro Wawrinka, almeno). E infatti ha vinto un Roland Garros in finale contro Novak Djokovic, dopo aver buttato fuori nei quarti Roger Federer. Però quando non gioca al suo meglio può anche uscire al primo turno.

Ecco, io a Bosco Cerasolo non sono proprio uscito al primo turno, ma insomma. Diciamo che sono stato vittima della mia fobia più accentuata: il terrore del nero. Quando in carta vedo un quantitativo appena appena superiore alla media di nero, vado in paranoia. Non si può definire in altro modo quello stato confusionale, in cui sono caduto anche laggiù, dopo essere entrato in quello che tutto sommato era un fazzoletto di terra con quattro sassi. Confondere un dosso con una buca nonostante una roccia baffutissima che spiegava chiaramente dove stava la pendenza, partire in una direzione qualsiasi senza orientare la carta, ignorare l'assenza di una buca enorme che avrei dovuto vedere alla mia destra, non leggere la descrizione punto, e ignorare il centro del cerchietto, sono crimini orientistici che, tutto sommato, quando sono nel pieno delle mie facoltà mentali, non commetto. O almeno non tutti insieme.

Così fino alla 5 sono secondo (dietro ad un Simone Grassi che porterà a termine una gara sontuosa!), alla 6 sono terzo perché mi distraggo un pelo, e alla 8 sono nono e in fondo ad un treno di avversari che mi hanno raggiunto e superato, composto da Christian Bellotto, Massimo Bianchi e Kristian Bosisio. Da lì in poi per quanto mi riguarda è il festival del cazz-o, con sparate assurde per staccare gli altri, e risultati meschini per la totale casualità con cui le imposto (9° tempo alla 11, 7° alla 12, 10° alla 14, ogni volta uscendo per primo dal punto precedente, perdendomi poi nella foresta), con Max che tendeva a farsi portare alla deriva da me, e Kristian che se ne andava per i cazzi suoi a velocità metà della mia, e arrivava regolarmente prima di me).

Alla 15 riesco finalmente a staccare il treno e a correre un po' più dignitosamente, ma tutto quello che riesco a fare è arrivare all'arrivo un po' prima degli altri vagoncini.

Peccato, perché la gara era proprio bella, e mantenendo un minimo di sangue freddo fra le rocce (che non erano né tantissime né particolarmente bastarde) potevo proprio divertirmi. 


3 commenti:

  1. Non vorrai mica dirci che ci si diverte solo quando si vince ... vero?
    Per Stegal:
    intanto comincia a correre in M45 invece che in Elite, e poi ne parliamo

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Al quarto o quinto punto di fila, dove sono arrivato prima o uguale a voi andando più piano e facendo scelte diverse, ho pensato: "Mi stanno odiando alla grande!"
    E devo ammettere che ho goduto abbondantemente e mi sono divertito.
    Quei cinque o sei punti fatti così, mi hanno fatto digerire e dimenticare la colossale minchiata fatta dalla 2 alla......4 dimenticandomi di passare dalla 3!

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