Avrei ancora da raccontare dell'Ultra Trail di Corsica, ma c'ho bella fresca in testa la o-maratona di domenica scorsa, e allora intanto vi racconto questa. Che in fondo questo blog si intitola dopolav-ori, mica dopolav-trail. E poi la o-marathon è proprio l'anello di congiunzione fra l'orienteering e il trail, dove però, come vedremo, l'arte orientistica la fa comunque da padrona.


Poi comincia la farfalla, né banale né impossibile. Mi ci dedico con una certa perizia, ad esclusione del solito banale azimut dalla 8 alla 9, che sbaglio alla grande facendomi (al solito) distrarre da uno che passava, e finendo a pascolare nel bosco intorno, lasciandoci la bellezza di 4:18'' contro i 50'' dei sani di mente. Ma mi riprendo e mi avvio verso la fine della carta al 10.000, con un impeccabile attacco alla 17. Uso la carta al 10.000 anche per andare alla 18 (che sarebbe già sul 15.000) e mi convinco che sono in testa. Sennonchè alla 18 trovo Christine e Fabrizio Boneccher a campeggiare accanto al rudere. Vabbeh.
Loro sono ancora fermi a studiare la scelta sulla tratta John Homles (cit. Stefano Galletti), che io ho già fatto nel venire alla 4, così li salto in scioltezza e mi involo. Non è invero un volo che dura molto, dato che sui pratoni mi giro e vedo Christine che arriva a gran velocità, e mi becca a Passo Coe, poco dopo che ho rubato due fette di pane dal tavolino del bar dove sono passato, e poco prima della fontana che ci salva dalla disidratazione (ecco, a voler proprio cercare il pelo nell'uovo dell'organizzazione, il ristoro era un po' troppo avanti).

Al ristoro mi butto su acqua-thé-maltodestrine (beh, ci sono, perché non trangugiarle) e barrette, immaginando ancora chissà quante lanterne, ma in realtà ne mancano solo 5, quasi tutte in discesa. Christine esce dal ristoro prima di me, ma sto per riprenderla sulla forestale sotto, quando io mi butto giù per il sentierino, e lei prosegue. La sua scelta è più corta ma parecchio più difficile, rischia di rimanere a ravanare nei verdini senza un chiaro punto di attacco. Vediamo cosa succede.
Arrivo al finish a braccia allargate e sorriso a 74 denti, che si appanna solo giusto un pochino quando vedo che al ristoro Christine sta degustando un thé freddo in compagnia di Cipriani, entrambi con l'aria di chi è qui già da un po'.
Morale, la mia scelta per la 4 è stata troppo lenta, il mio erroraccio alla 9 l'ho pagato carissimo, la scelta alla 20 è stata da esordiente e il Cip è stato più "cattivo" di me su quasi tutte le lanterne.
Sigh e sniff. (ma quanto mi sono divertito!!!)

Non sai quanto vorrei poter partecipare a queste gare....vorrei poter tornare indietro nel tempo e venire a vivere in Trentino.
RispondiEliminaGalletti non vive in Trentino e non è tornato indietro negli anni, e le fa :-)
EliminaAh beh... Allora... Se la fa Galletti... Non capisco perché non la faccia tutta l'Italia
RispondiEliminaInfatti visto che la fa Galletti la faccio pure io :-)
EliminaScherzi a parte, mi sono sempre ritenuto (a torto) una delle conferme che la O-Marathon è veramente una gara per tutti: il motivo è che "se ce la faccio io", allora ce la possono fare davvero tutti. Ed io ne ho finite parecchie anche nella categoria Elite!