10 gennaio 2019

Corsa della Bora

Dato che è notte, il cielo è limpido e fuori fa freddo, dovrebbe essere il momento giusto per provare a scrivere due righe sulla mia corsa della Bora, che di notte, cielo limpido e freddo me ne ha regalato abbastanza. Piccola differenza fondamentale, adesso crollo dal sonno, mentre sul Carso proprio no.

E sono questi alla fine gli unici indicatori che contano davvero in una gara: 

se in 14 ore di notte non invidi neanche una volta quelli che sono a casa che dormono, 

se per 30 ore i momenti in cui desidereresti essere in qualche altro posto si riducono ad una mezzora in tutto, 

se riesci a goderti il fatto che sia freddo senza sentire freddo,

se dopo 5' che sei in un ristoro hai sempre voglia di ripartire, 

se lungo un paio di discese infami non vedi l'ora che finiscano solo per poter ricominciare a salire, 

se alla fine di ogni salita ti viene da pensare che non era tanto lunga,

se corri più di metà gara al buio e pensi più alla bellezza di essere passato in quei posti di notte che a quello che ti sei perso non potendoli vedere, 

se ogni volta che ti distrai un attimo e sbagli strada, pensi che devi stare più attento, e non che l'organizzazione doveva segnare meglio il percorso,

se ti godi un mondo ogni minuto della luce che si spegne a poco a poco alla sera, fino a quando devi accendere la frontale, e ogni minuto della luce che si riaccende poco a poco alla mattina, fino a quando puoi spegnere la frontale,

se correndo lungo il mare per chilometri e chilometri, dopo che di chilometri ne hai già corsi assai, lo apprezzi molto di più che stando sdraiato in spiaggia anche solo per 5 minuti,

se all'arrivo ti commuovi orgoglioso di quello che hai fatto, anche se non ha nessuna importanza e non serve assolutamente a niente,

non vuole necessariamente dire che quella gara era stupenda, ma che sicuramente era il posto giusto per te. E per me la Corsa della Bora, al 6 di gennaio, scorrazzando in giro per quel Carso dove tante volte sono andato a cercare lanterne in mezzo alle doline, ai muretti e alle rocce calcaree, è stato sicuramente il posto giusto.

Poi certo, non c'erano le Dolomiti né nessun'altra montagna degna di nota, tutto il tratto corso di notte probabilmente di giorno era spettacolare ed anche più bello di quello che noi abbiamo corso il giorno prima, alcuni pezzi nel finale erano pensati per chi ci arrivava dopo 15 km e non per chi ci arrivava dopo 160, dopo gli stravizi dei due ristori a metà gara (con riso ai piselli, salsicce e crauti nel primo, e zuppa di crauti e salsiccia nel secondo) quelli dopo erano proprio miserelli, ma questi sono solo dettagli.

Quello che importa è che adesso il Carso lo sento anche un po' mio. 

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