21 ottobre 2025

Campionato Italiano Sprint - post

Sotto il cielo azzurro e con una temperatura che è bellissima al sole e un po' meno all'ombra, i favoriti per la vittoria del Campionato Italiano Sprint 2025 in M45 sono Cip Cipriani, il Perfido Ruggiero e Pedrotti.

Sappiamo tuttə che nell'orienteering si parte ognuno ad un minuto diverso, ma seguiamo la gara come se i tre "favoriti" fossero partiti insieme.

Orientisticamente parlando Chioggia è una Venezia for dummies, tanto che hanno aggiunto delle barriere artificiali sorvegliate da solerti controllori. Almeno due dei tre di essere un po' dummies lo hanno dimostrato varie volte, speriamo bene. 

Mentre si accingono a partire, Pedrotti sentendo i polpacci urlicchiare medita che forse il richiamino di velocità era meglio se lo faceva la settimana prima e si sente un po' pirla, Ruggiero vedendo il dito indice nudo medita che forse il brichetto gli può venire utile in gara e torna al ritrovo a prenderlo, e Cipriani non medita una sega e come al solito chiacchiera fino all'ultimo secondo con qualsiasi essere umano gli capiti a tiro, e anche con qualche gabbiano.

Subito dopo il via c'è il ponte che rappresenta il 50% del dislivello dell'intera gara, da lassù Per si lancia spedito e fa il 3° tempo di tratta, Cip un pelino di meno e fa il 4°, Ped non riesce a trovare il triangolo in cartina e corre per un po' non sapendo dove sia e dove deve andare, rimediando un vergognoso 19° tempo di tratta. La classifica dei tre favoriti dice: Per 0:37 - Cip +1'' - Ped +12'', ma davanti ci sono altri.

Per la 2 bisogna contare fino a 4, impresa che si rivela titanica per Per e Ped, che a 3 già hanno perso il segno, ma Per un po' di più. Cip fa il primo tempo con 39'', Ped il 28esimo con 55'', Per addirittura il 30esimo con 59'', che su 32 partenti non è male. Per la cronaca, Ped dopo 2 lanterne è 26esimo. Cip 1:17 - Per +19'' - Ped +27''.

Per la 3 bisogna contare fino a 1, possono farcela anche Pedrotti e Ruggiero, ma Per è lentino e ci mette 3'' più dei rivali. Cip 1:36 - Per +22'' - Ped +27''. In testa, dalla 2, c'è Janzen Innamorati.

Per la 4 la cosa migliore è uscire sul canale, non ammazzare nessun turista, e tornare dentro al II ponte. Pedrotti lo fa è fa il miglior tempo di tratta. Cip anche, ma è un po' più lento, Per anche ma forse si ferma a bere uno spritz sul canale. Cip 2:36 - Ped +19'' - Per +39''.

La 5 Cip e Ped la fanno da sinistra e Per da destra, ma cambia poco. Cip 2:54 - Ped +20'' - Per +40''.

Per la 6 bisogna fare come per la 4, Per lo spritz l'ha già bevuto prima, Ped trova un po' di traffico in più e Cip peggio. Il podio a questo punto è Janzen Innamorati - Peretto - Schuster. I "favoriti" sono Cip 4°, Ped 10° (+16'') - Per 21° (+34'').

Per la 7 Pedrotti si chiede se sotto il numero 7 ci sia un vicolo (no) ma intanto che se lo chiede corre parecchio e fa il suo II miglior tempo di tratta, con gli altri due alle calcagna. Cip 4:44 - Ped +13'' - Per +32'.

La 8 richiede un minimo di lettura in più e Ped dimostra addirittura di saper anche leggere e fa il II tempo di tratta (dietro Peretto), ma Cip uguale. Per dimostra di saper leggere, ma di essere poco furbo e va a spasso fino al canale. Cip 5:32 - Ped +13'' - Per +49''.

La 9 è evidentemente da fuori e dentro, Ped lo fa un po' meglio di Cip e Per (La Rotella non lo fa e ci mette uguale).  Cip 6:17 - Ped +10'' - Per +49''. Più o meno a metà gara il podio è Peretto - Cipriani - Janzen Innamorati.

Anche la 10 è da fuori e dentro e i 3 hanno ormai scaldato il motore ed è un motore quasi identico. Cip 6:48 - Ped +11'' - Per +50''

La 11 Cip & Per la prendono da sinistra, Ped chissà perché da destra, che è paggio.  Cip 7:01 - Ped +13'' - Per +50''.

La 12 sembra da fuori sul vialone e gambe in spalla,  ma il miglior tempo lo fa di gran lunga La Rotella che va a cercare rogne fra i vicoli. Anche Per va a cercare rogne fra i vicoli, ma lui le trova. Cip (1) 8:26 - Ped +12'' - Per +55''.

Nelle 13 - 14 - 15 - 16 Per si ricorda che era forte e fa quattro migliori tempi di seguito rosicchiando però pochi secondi agli altri due.  Ped si distrae un pelino per la 15 e per la 16 e perde tanti secondi quanti ne ha guadagnati Per. Cip (1) 11:38 - Ped (2) +20'' - Per +47''.

La 17 qualsiasi essere dotato di raziocinio la prende da destra, Per la prende da sinistra, Cip la prende da destra ma viene rapito dagli alieni e perde 11''. Cip (1) 12:09 - Ped (2) +9'' - Per +41''.

Con una geniale mossa a tenaglia Ped firma il miglior tempo di tratta sulla 18, 5'' meglio di Cip che la fa a S e 19'' meglio di Per che la fa a caz.  Cip (1) 13:20 - Ped (2) +4'' - Per +55''.

La 19 sulla carta sembra facile, ma nella realtà è un tunnel spazio temporale nel quale tutti i concorrenti fanno tempi negativi. Tipo Cip -20'', Ped - 22'', Per -23''. Il tempo totale va indietro rispetto alla 18 e Ped approfitta del tunnel per avvicinarsi a Cip.  Cip (1) 13:00 - Ped (2) +2'' - Per +52''.

A quel punto Ped non sa come sia messo in classifica, ma pensa solo ad arrivare più velocemente possibile al traguardo. Non solo non si ricorda che potrebbero esserci delle barriere artificiali, ma il concetto di barriera artificiale per quanto gli risulta non è mai stato concepito in questa dimensione spazio temporale. E' quindi con un certo stupore che pochi metri prima del ponte che intende imboccare vede, a terra, una fettuccia e molto prima, in piedi, una signorina che si sbraccia dicendo che di là non può passare. La sua reazione è piuttosto scomposta, inizia a borbottare fra sé e sé brutte parole, si butta a destra sperando di trovare un passaggio qualsiasi, e spinge come un matto quando effettivamente lo trova, ma decisamente non era quella la scelta migliore per andare alla 100. E Per ancora peggio. Cip invece fa quello che fa quasi sempre, la scelta giusta, velocemente. Cip (1) 15:01 - Ped (2) +30'' - Per +1'26''.

Poi c'è solo da fare lo sprint e Per lo fa meglio di tutti, ma non gli è molto utile. Cip (1) 15:10 - Ped (2) +31'' - Per +1'25''.


 

15 ottobre 2025

Campionato Italiano Sprint - pre

Dopo millanta km sui monti torno finalmente a mettere al dito una bussola e un brichetto ai campionati italiani sprint di Chioggia, su una carta che se io non avessi passato gli ultimi mesi a fare millanta km sui monti senza scendere MAI sotto i 9'/km, sarebbe stata decisamente adatta a me.

Le griglie dicono che

 

la cosa mi ricorda una "tragica" giornata di primavera di qualche anno fa, ad un Campionato Trentino Sprint. Correva l'anno 2022, correvo anch'io, la sfida era dichiaratamente Cipriani - Pedrotti, alla penultima lanterna avevo 25'' di vantaggio su Andrea, poi... (https://dopolavori.blogspot.com/2022/03/the-panda-istinct.html) 

Sì, sabato ci sarà anche il Perfido, ma dice che è giù di forma, come al solito, e che non è competitivo.

Sì, ce ne saranno anche tanti altri.

Sarà una figata.

 

29 settembre 2025

Il mio Tor 2025

Pensavo di non aver voglia di tornare al Tor des Geants, ma non era vero, così quando dopo aver rotto un po' le balle riesco ad ottenere una wild card giornalista, mi ci butto. Ho più esperienza in montagna e di notte rispetto al 2021, mi sono allenato di più e meglio, ho capito meglio come alimentarmi, faccio persino meno fatica a preparare la borsa per partire per Courmayeur, insomma, tutto quello che potevo fare io l'ho fatto meglio di come lo avevo mai fatto. Così quando nel pasta party del sabato sera mi guardo intorno pensando che di questa marea di persone ne arriverà al traguardo circa la metà, spero tanto di essere nella metà giusta. Ma temo di non essere l'unico.

Nella mia preparazione, oltre a farmi una tabella su cosa dovrei fare nelle basi vita, cosa che nella mia frustrante partecipazione 2021 mi era sembrato di aver capito fosse indispensabile, mi ero anche fatto una tabella oraria di confronto con i miei tempi 2021 e con i tempi di Luca 2019, che aveva chiuso in meno di 100 ore, mio sogno inconfessabile, ma, credevo, non del tutto proibito. Per non mettermi da solo troppa pressione, i tempi li avevo guardati solo nelle basi vita, ma ex post è divertente confrontarli.

Ad esempio dicono che nonostante mi fossi impegnato a partire più tranquillo, per arrivare a La Thuile ci metto solo 4 minuti in più del 2021 e alla prima base vita di Valgrisenche, considerando che l'hanno spostata un po' più in là, ci arrivo più o meno nello stesso tempo, che sarebbe anche di 50' inferiore a quello per il SUB100.

Fin qui tutto benissimo (tranne un problemino intestinale che mi ha costretto a cercare il più velocemente possibile un sasso più grande di me nella salita al Deffeyes): spingo regolare in salita, scendo bene in discesa, corricchio in pianura, arriva la prima notte e io sono pronto ad affrontar a "corto muso" (come dicevano alla Juve, che non è chiarissimo cosa voglia dire, ma suona bene) la Triade Maledetta: Col Fenetre - Col Entrelor - Col Loson, una roba tipo 4.500 metri di dislivello in su e in giù, quasi tutti di notte, che mi bevo con discreto aplomb, mancando di un paio di minuti l'alba sul Loson.

Ad aiutare nell'affrontare la Triade, una mezza luna che mi concede di procedere alla sua sola luce per buona parte della salita del primo colle, ottime cosce che mi sorreggono nelle discese, una gran riserva di cazzimma accumulata negli ultimi anni di lavoro, indispensabile per prendere di petto l'odiosa salita al secondo colle e alle sue sconsiderate pendenze, la luce della luna che si rispecchia nei laghetti nella seconda discesa, una pillola di integratore alla caffeina che mi resuscita alle 03:00 del lunedì (e che non funzionerà mai più così bene nel resto della gara), la magia del vallone che sale al Loson, con la luna e le stelle sopra, le lucine degli altri davanti e sopra di me, il silenzio e l'aria fresca della notte lassù, le gambe che stanno benissimo e i polmoni pure meglio.

Siparietto quasi in cima al Loson. Fra i concorrenti c'è anche Roberto Martini, personal trainer, vlogger, youtuber, ecc. ecc. che ha un botto di follower e che mi piacerebbe molto promuovesse il mio libro. Abbiamo fatto un pezzetto insieme prima del Crosatie, poi ci siamo persi. Quando non manca molto a scollinare il colle più alto del Tor, mi raggiunge uno che dalle scarpe e dall'abbigliamento sembra proprio lui, e che ansima come un mantice (e lui ha problemi di asma in altura, se non ricordo male). Rallento per farmi raggiungere, lo incito più volte, mi fermo ad aspettarlo, lo ri-incito, e quando ormai già mi pregusto il pezzo del suo video in cui mi ringrazierà commosso urbis et orbis implorando i suoi millanta follower a leggere il mio libro, all'ennesimo incitamento mi risponde "I don't understand you". Ci rimango malissimo, e con zero fair play me ne vado.

Dato che Martini non c'era e l'alba è andata, non mi soffermo sul Loson e scendo bene fino a Cogne, dove arrivo con  mezz'ora di anticipo sul mio tempo 2021 e 1h20' sul tempo SUB100. Risparmio anche mezz'ora nella sosta, limitandomi a lavarmi come mi ero proposto di fare, cambiarmi, mangiare, farmi fare un massaggino alla parte bassa della schiena che mi fa un po' male (e dopo il massaggio uguale) e a farmi mettere un po' di tape preventivo per un lieve accenno di vesciche nella parte interna dei talloni.

Non mi sento brillantissimo nella salita al Col Fenetre di Champorcher, complici anche alcuni concorrenti che mi superano, ma i tempi non sono confrontabili con il passato perché il percorso è leggermente diverso, e comunque non è il caso di deprimersi perché arriva il pezzo che temo di più in assoluto: la malefica discesa fino a Donnas, qualcosa tipo 30 km e 2.600 metri di dislivello negativo. 

Mi impongo concentrazione e dedizione assoluta, con il risultato che  dal Dondena alla base vita di Donnas ci metto 3h53' contro le 5h15' del 2021, "sospinto" anche dalla bella francese Charlotte (che alla fine chiuderà in quasi 9 ore meno di me...) per precedere la quale ballo il tip tap sui sassi e i muschi e le radici fino a Pont Boset, ed evito di cadere in crisi maniaco depressiva nel successivo tratto fino ad Hone, che per quanto io faccia riesce ad essere sempre e comunque più brutto e più lungo e più fastidioso di quello che io mi ricordi.

Comunque, arrivo a Donnas con 2h35' sul tempo 2021 e sul tempo SUB100, mi concedo il primo sonno un po' raffazzonato (sono bravissimo ad addormentarmi appena chiudo gli occhi, molto meno a mettermi le sveglie), mangio, abolisco per sempre doccia e massaggi, e riparto poco dopo Charlotte, che mi dice "ti aspetto andando" e non rivedrò mai più.

Inizia la seconda notte e sono molto felice di non aver davanti la Triade Maledetta, ma ho maledettamente sottovalutato la salita al Rifugio Coda, che si compone di un numero imprecisato di maledetti scalinoni sopra Donnas, un po' di discesa, varie salite bastarde fino al ristoro della Sassa che semplicemente non arriva mai, e un sentiero orrendo e casuale fra i sassi che porta quasi fino al costone dove il Rifugio è finalmente seduto. Faccio gran parte della salita con Matteo, un esuberante giovane che è arrivato sul podio all'Adamello Ultra Trail, ma che le misure con il Tor non le ha prese mica tanto. Comunque ci facciamo compagnia e decidiamo di fare un microsonno-testa-sul-tavolo al Coda. Quando dopo un quarto d'ora io mi sveglio e alla mia proposta di ripartire lui mi risponde, suonato come una campana "tu da che parte pensavi di andare?", io gli rispondo che pensavo di continuare a seguire le bandierine gialle, ma che era meglio se lui si fermava a dormire ancora un po', che tanto poi mi avrebbe raggiunto. 

A quel punto ho cinque ore e mezza di vantaggio sul tempo 2021 e due e mezza sul SUB100, tutto sta andando meravigliosamente bene, ma non so che sta per smettere di farlo.

La discesa dal Coda, dove soffia un vento che ti sposta ma si intravvede il panorama sulla Pianura Padana che speravo un giorno di vedere, è infame come tutti i sentieri di quella zona, stringo i denti quel tanto (tanto) che basta per arrivare al ristoro della Barma, e lì dormo un po'.

Quando esco è una bella mattina limpida, ma io non sono limpido per niente. Mi sembra di avere un polmone in meno del giorno prima, faccio fatica a respirare  e i miei bronchi emettono fischi sinistri. Sono asmatico da sempre, alle visite mediche sportive ho sempre prodotto delle spirometrie patetiche, ho intenzione di farmi visitare dal primo medico che incontro e sono piuttosto certo che mi dirà che ho la saturazione del sangue a livelli scandalosi e che in quelle condizioni non mi lascia andare da nessuna parte. Al ristoro di Lago Chiaro mi dicono che c'è un medico a quello del Col della Vecchia, così mi trascino un po' penosamente fino a lì, pensando che è stato bello, ma pazienza.

Però invece la dottoressa del Col della Vecchia mi dice che la saturazione del mio sangue (=quando ossigeno c'è dentro) è perfetta, che auscultandomi non sente nessun brutto rumore, e che sto benissimo. Non mi capita molto spesso di passare per un malato immaginario, e, convivendo con l'asma da quando sono piccolo, credo di sapere abbastanza bene quando è tutto a posto e quando no, quindi sono molto perplesso. Comunque, riesco a farmi dare almeno due spruzzate di broncodilatatore, non a farmi dare il pane+pesto+sardine o le costine+polenta che una volta erano il pezzo forte del ristoro, e riparto. Sto un po' meglio, invece di un polmone solo mi sembra di averne uno e mezzo, però mi scoccia per quel mezzo che manca, perché mi faceva gran comodo.

Straccio il mio tempo di discesa a Niel (perché in giù un polmone e mezzo basta e avanza), lì mi godo due piatti di spettacolare polenta con ragù e un rigenerante bagno in fontana, e poi ricomincio a rimpiangere il mio mezzo polmone nella salita verso Col Lasoney, che sono "solo" 800 m d+, ma si fanno sentire. La vallata di Loo è bellissima, il pezzo di strada asfaltata in salitina fino a Gressoney molto meno, comunque entro in base vita con ancora 5h45' di vantaggio sul mio tempo 2021 e 1h15' sul SUB100.

Vado dal medico anche qui, anche qui mi dicono che la saturazione è perfetta e non si sentono rumori, ma quando insisto che io invece li sento e che forse sono un po' più in alto di dove li ha cercati lei, mi dice che effettivamente l'asma da sforzo è sulle vie superiori e lì un po' di rumore si sente, e mi dà altri due puff di broncodilatatore. Poi,  avendo abolito docce e massaggi, mi rimane solo da mangiare e dormire, c'è anche un letto comodo. Peccato che io sia un idiota e invece di puntare la sveglia dopo 1h15', come avevo deciso di fare, la punto dopo 15'. Mi sveglio un po' meno pimpante del previsto, ma solo dopo essere uscito da un bel po' dalla base vita, rifacendo i conti per l'ennesima volta sulla mia sosta e guardando l'ora impostata della sveglia, mi rendo conto di cosa ho fatto. Cerco di rimediare un'ora e mezza dopo ad Alpenzù, ma non ci sono stanze e vicino alla elegante panchina in legno che mi concedono con tanto di coperte caldissime, ci sono 3 bambini che fanno quello che dei bambini devono fare la sera in montagna, cioè un gran casino. Riparto dopo una mezz'ora, avendo perso tempo più che riposato, e mi avvio in solitudine verso il Col Pinter, che sta mille metri più in su.

Una delle battute più idiote del film "The Blues Brothers", ma che mi ha fatto sempre sganasciare, è quella con cui John Belushi risponde a Dan Aykroyd che ha appena detto "è partito un pistone". Lui con la sua adorabile faccia da sberle gli chiede "poi torna?". La risposta di Dan Aykroy è "no". Mentre salgo, mi sembra evidente che il mezzo polmone che mi manca ha fatto la stessa fine. Non è una tragedia, ma quella sensazione di debordante esuberanza fisica dei primi giorni, in cui dovevo solo stare attento a non spingere troppo con le gambe, perché tutto il resto funzionava alla perfezione senza neanche pensarci, non tornerà più. E Gressoney sarà l'ultimo posto in cui arriverò in anticipo sulla tabella SUB100.

Mentre salgo al Col Pinter sono partiti da Gressoney quelli del Tor100 - Tot Dret. I più veloci mi superano mentre sto ancora salendo, poi la discesa verso Champoluc è un'agonia di sorpassi subiti da "atleti" e "atlete" di ogni tipo, che mi fanno perdere tempo e morale, e sono tantissimə. Dormo un po' su un poggiolo di una casa prima di Champoluc, ridormo un po' al ristoro, ridormo ancora varie volte fra i prati prima del rifugio Grand Tournalin: non sono in crisi nera, ma non sono decisamente neanche brillante, tanto che è uno dei pochi tratti in cui ci metto di più che nel 2021. In compenso arrivo al Col di Nana nei dintorni dell'alba, e il Monte Rosa fa la sua porca figura. Dopo il colletto successivo si apre la valle di Cervinia e ci sarebbe il Cervino, ma come al solito ha il suo cappellone di nuvole e non si concede, né ora né più tardi.

Alla base vita di Valtournenche sono tornato in bolla e dopo una sosta lampo torno a salire verso la diga e il rifugio Barmasse, insieme a due francesi con cui ci facciamo passare il tempo fino al ristoro di Vareton, poi loro allungano, io mi concedo un pisolino al sole sul prato sul Col Fenetre, e poi smadonno per mezz'ora quando mi accorgo, 10' dopo aver iniziato la sgarrupatissima discesa verso il Magià, che ho lasciato il telefono sul colle e devo tornare su a prenderlo con 20' gratuiti di vertical. 

Comunque, al Magià, mezzo polmone a parte, sto molto bene, e mi godo moltissimo il tratto successivo verso il Rifugio Cunéy, il bivacco Clermont e il Col Vessonaz, che nel 2021, di notte, mi aveva sgretolato. A tentare in tutti i modi di sgretolarmi, ma senza riuscirci, ci prova poi la discesa verso Oyace, di cui dal 2021 ricordavo pochissimo grazie allo stato comatoso in cui versavo: sulla carta sono 1.300 m d- in circa 10 km, percepiti 3.000 m d- in circa 40 km, che mi richiedono quasi 3 ore di agonia in cui più che le gambe, a invocare pietà è il cervello, che non ne può proprio più. Per gradire, ci sono anche 100 d+ prima di arrivare il paese, ma lì almeno si capisce che si è arrivati.

Lo scoprirò solo a gara finita, ma ad Oyace ho 4 ore di ritardo sul tempo SUB100 e 9 ore di vantaggio sul mio tempo 2021. Mi impegno moltissimo a mettere la sveglia giusta, ma la branda è molto più scomoda di quella di Gressoney e mi sveglio parecchio rintronato, tanto che ci metto un po' a ricordarmi che gara sto facendo. Poi mangiucchio e riparto, ed è notte, sono solo, la salita è brutta, e insomma cedo alla tentazione di farmi aiutare dalle cuffie, e vengo meno a tutti i miei principi morali, prima con un raffinato Čajkovskij, poi con un molto meno raffinato Eros, ma insomma arrivo in cima. Piano, ma ci arrivo. 

E un po' piano arrivo anche all'ultima base vita di Ollomont, dove spero che sui miei preziosi appunti non ci sia scritto niente di importante perché non li leggo neanche, e dopo un'altra dormitina riparto con la luce del nuovo e ultimo giorno. Nella salita al Col Champillon rimpiango molto il mio pistone andato, ma è una bellissima giornata, si vede già il Monte Bianco, a Ponteille c'è la polenta e io ci aggiungo il formaggio, riesco a correre il famigerato falsopiano per Bosses, mi godo un bagno gelato a Saint Remy, salgo non velocissimo ma deciso al Frassati, arrivo al Malatrà in pieno giorno ed è tutto bello e il Monte Bianco dall'altra di più e poi... e poi mi spengo. Superato il Malatrà inizio la discesa, non impegnativa, camminando, e poco più in basso mi sdraio per terra, e poi mi addormento pure. Certo, è un posto fantasticamente bello, ma ormai all'arrivo manca proprio poco e sarebbe carino spingere come non ci fosse un domani, dato che le gambe stanno ancora proprio bene. E invece io sciabatto, senza neanche capire se è una questione fisica o psicologica o entrambe o altro.

Poi passa istantaneamente e dal Rifugio Bonatti ricomincio a spingere giulivo tutto quello che i miei polmoni rimanenti mi permettono, e riesco persino a correre dignitosamente la infingarda discesa dal Bertone a Courmayeur, che è notoriamente la più brutta di tutte le Alpi.

Chiudo in 105 ore, 59 minuti e 49 secondi, 10 ore meglio del 2021 e assolutamente soddisfatto di quello che ho fatto. Credo che con due polmoni interi dall'inizio alla fine, e senza seminare cellulari sui colli e sbagliare a mettere le sveglie sarei riuscito anche a stare sotto le 100 ore, ma alla fine chissene.

 

24 agosto 2025

Correre come matti in discesa

Antefatto lontano

A metà settembre torno in Val d'Aosta a correre di nuovo il Tor de Geants, non so bene neanche io perché. Il 22 agosto, 3 settimane prima, si corre in Francia una gara di 152 km con 11.200 metri di dislivello che tutti dicono che è durissima e tecnicissima, che avevo già deciso di fare prima che mi arrivasse la conferma per il Tor. 3 settimane fra una e l'altra sono quasi poche, ma se la prendo con calma può essere un buon lunghissimissimo di preparazione. Vado.

Antefatto vicino

Col cavolo che la prendo piano, sto bene, le gambe vanno che sono un piacere, sto attento a non andare fuori giri ma decisamente non vado piano. Però mi alimento bene e pare che effettivamente con il passare dei km le condizioni non peggiorino, continuo ad andare bene e supero indenne anche la notte, nonostante mi cada fuori dallo zaino (senza che me ne accorga) la frontale seria, e proceda per un bel po' in salita con la frontale poco seria e le pile praticamente scariche: non ho il coraggio di cambiarle perché non so quanto durino le altre che ho (e in discesa mi serve assolutamente luce) quindi in pratica vado a sentimento.

Antefatto più vicino

Mi rassegno a cambiare le pile, finisco la salita più bastarda, sopravvivo alla discesa suicida successiva, e all'inizio della salita dopo, che, come un po' tutte qui, parte con pendenze crudeli. Finisce la notte, arrivo alla seconda base vita, perdo poco tempo, riparto ancora arzillo, salgo e poi scendo e poi ricomincio a salire, e lì per qualche "ragione" smetto di amministrare e mi metto a tirare, ad una quarantina di km dall'arrivo . Ho letto malissimo l'altimetria e arrivo in un bellissimo ristoro in mezzo ai prati, convinto di essere in cima alla salita. Ma non è vero, non sono neanche a metà.

Antefatto vicinissimo

L'ultima parte della salita la soffro tantissimo, non sono veramente in crisi, ma mi sento un pirla e sono stanco, tanto in cima mi siedo per un po' sul prato. Riparto cercando di resettare almeno il cervello, dato che le gambe non c'è modo di resettarle.  C'è ancora una discesa lunghetta, due gobbe del cammello, un'altra discesa discreta e un panettoncino. Con la testa ci sono di nuovo, le gambe un po' ritornano, scendendo dalla seconda del cammello mi supera una donna veloce, mi faccio prendere dall'entusiasmo e mi butto giù verso l'ultimo ristoro, prima del panettoncino, ad una velocità assolutamente insensata vista la situazione.

Antefatto contiguo

Dopo il ristoro c'è un lungo falsopiano in cui mi prendo la briga di guardare bene l'altimetria, scopro che mancano ancora venti (20!) km alla fine, ho le cosce di marmo, mi superano un po' di pettorali rossi come il mio (ci sono anche quelli verdi e quelli viola e quelli gialli di altre distanze) e non riesco ad opporre nessuna resistenza. C'è una sola cosa che mi può salvare: una fontana. LA desidero così intensamente che pochi metri prima dell'inizio del panettoncino la trovo! Mi ci immergo fino all'ombelico per qualche minuto e quando esco sono rinato. Inizio la salita, eccezionalmente poco pendente, spingendo più di quanto abbia fatto in tutta la gara, prendo un pettorale rosso, la salita si impenna, spingo come un forsennato per staccare lui e prendere quello che si è involato poco prima. Spingo spingo spingo, arrivo in cima senza mai raggiungere l'altro, con le cosce iniettate di cemento. In cima mi raggiunge il pettorale rosso che avevo superato, ma non è messo meglio di me, c'è un po' di pianura e un cartello che dice che all'arrivo mancano 10 km, ci deprimiamo insieme e procediamo 1 m/h più del limite che separa la corsa dalla camminata. Dopo un paio di km di piano pare inizi la discesa, ma prima ci regala 100 metri di salita al 50% circa. Arranco miseramente, l'altro mi abbandona. Poi inizia la discesa.

Fatto

Mentre scendo come uno che la le cosce iniettate di cemento, mi superano tre e li lascio passare. Mi accorgo che uno ha un pettorale rosso e allora, dato che non hanno una andatura irresistibile, li ri-supero. Lui vede il mio pettorale rosso, e scatta ri-superandomi. Io mi getto al suo inseguimento e ci mettiamo a correre in discesa (sterrata e ripidina) come due dodicenni che giocano a prendi e scappa. Memore dello sprint di Cortina, contro il tizio che era partito mezz'ora dopo di me, mentre ci inseguiamo garruli gli chiedo quando è partito e mi dice con la prima partenza: io sono partito mezz'ora dopo. Lui lo sa, ma mi dice qualcosa che io (al netto del francese e di una notte e mezza senza dormire) capisco come "ma è troppo bello correre come matti in discesa". E allora andiamo. Mancano almeno 5 km in cui per un po' proseguiamo insieme superando un po' di gente dai pettorali di tutti i colori, poi proseguo da solo perché sullo sterrato ripido lui è agilissimo ma su asfalto e forestali non mi sta dietro, e io continuo a correre come un deficiente, giocandomi ogni residua fibra integra dei quadricipiti, giocandomi per l'ennesima volta gli alluci, superando a velocità doppia quello che mi aveva abbandonato all'inizio della discesa e anche quello che non ero riuscito a raggiungere in salita e anche qualche altro. Corro corro e corro, perché non ha nessun senso, ma almeno arrivo prima alla fine ed è troppo bello correre come matti in discesa. Provo un ultimo allungo a 500 metri dall'arrivo, ma non c'è nessun pettorale rosso a darmi l'ultimo briciolo di adrenalina e la benzina (e le gambe) le ho finite da un po'. 

Chiudo 80°, in 37h26'23''.


 

20 agosto 2025

Trentino mon amour

Questa estate ho avuto la fortuna di correre varie bellissime gare in montagna, meraviglie come la Cervino Matterhorn Ultra Race che gira tutto intorno alla Grande Becca e ti porta su due ghiacciai, o l'Eiger Ultra Trail che ti fa correre con la più famosa parete nord d'Europa davanti al naso, o una grande classica come la Trans d'Havet. che insomma la strada delle 52 gallerie sputaci sopra.

Bellissime, però.

Però a giugno ero in Val di Breguzzo e sono capitato sulla metà orientale del sentiero Orizzonti Liberi, quello che "percorre il tratto del fronte austroungarico risalente alla Prima Guerra Mondiale, che si snodava dallo sbarramento dei forti di Lardaro in Valle del Chiese fino al crinale sud del Monte Caré Alto in zona Adamello", percorrendolo dalle Porte di Danerba fino alle Porte di Trivena (e anche arrivando alle prime porte dal Rifugio Trivena e tornando al rifugio dalle seconde Porte). Una giornata quasi a passo d'uomo, perché la salita era troppo in salita, la pianura era su pietraie infingarde e la discesa troppo in discesa, ma vogliamo parlare della zona intorno al Cop di Breguzzo (ho provato a salirci, ma troppa paura) o alla vista sulla Val di Fumo & Adamello dietro? Stra-bello.

Però inizio agosto è capitato di andare a trovare un amico che sta facendo la stagione al Tuckett, in mezzo alle Dolomiti di Brenta, e allora già che ci sei non puoi mica non farti un giretto come si deve, partendo da San Lorenzo in Banale, passando per il Rifugio Cacciatori, la Forcolotta di Noghera, il Rifugio Pedrotti, la Bocca di Brenta, il Rifugio Brentei, il Rifugio Tuckett, la Bocca di Tuckett e giù verso Molveno. E non so se è perché il Brenta io ce l'ho avuto davanti alla finestra della cucina per tutte le vacanze estive di tutta la mia infanzia, ma a me quei posti lì mi entusiasmano, e mi sembra di essere a casa. C'era anche un botto di gente, ma io correvo, e loro no 😎 (tranne due, trail runners anche loro, ma venivano nella direzione opposta e non abbiamo dovuto stabilire chi era il più forte). Mega-bello.

Però una settimana dopo ho pensato che era arrivato il momento di riprovare un giretto che avevo fallito due anni fa perché mi ero inciampato come un pirla sul pezzo più facile del sentiero, e di ripartire dal Passo Carezza (o Costalunga, vedete voi), attraversare in qualche modo il Catinaccio (niente ferrata questa volta, troppa gente, meglio due passi faticosetti), passare il Rifugio Vajolet, arrivare quasi al Rifugio Principe, girare verso il Passo di Antermoia, salire già che c'ero sulla cimetta là sopra, fare due bagni nel lago di Antermoia, scendere e risalire nella/dalla Val Duron, fare una minisosta al Rifugio Sasso Piatto, salire spedito sul Sasso Piatto, smascellarmi per la bellezza del posto, farmela un po' sotto scendendo la non difficilissima ferrata Schuster, ostiare contro il cielo perché pensavo di essere quasi alla Forcella Sassolungo e invece dovevo scendere una pietraia e salirne un'altra, correre come un matto fino al Passo Sella per non prendere l'ultima corriera per Trento, ma farsi raccattare da tre coreani in gita che mi hanno portato a Bz. Iper-bello.

E tutto ciò, a portata di mezzo pubblico dalla mia porta di casa.













 

18 luglio 2025

Altro che Tor de Geants

Il mio lavoro consiste nello sgomberare appartamenti (dai mobili, non dalle persone) e vendere mobili usati. La mia prima settimana di lavoro al rientro dalle ferie inizia la domenica. Prima di partire avevo portato il furgone dal dottore, gli aveva diagnosticato una lesione della frizione, da cambiare, sigh. Il sabato il meccanico mi garantisce che la domenica sarà pronto, la domenica mi dice che ha avuto un contrattempo, che lo zio è rimasto senza macchina, insomma, sarà pronto per lunedì pomeriggio. Vabbeh, tanto prima delle ferie ho comperato un secondo furgone, è più piccolo, al Centro Raccolta Materiali ci faranno dei problemi perché non è quello con la targa registrata, ma in qualche modo faremo. Però devo comunque andare dal meccanico a recuperare dal furgone vecchio della roba che mi serve. La domenica sera devo anche passare dai miei a spostare il letto matrimoniale dalla loro camera alla ex camera di mia sorella, perché il giorno dopo arrivano gli operai a installare il condizionatore e ci metteranno due giorni. Dopo aver fatto tutto, mio papà entra nella “nuova” camera, guarda il letto e dichiara “io qui non dormo, rimettilo dov’era”. Fortunatamente i tempi del “il papà ha sempre ragione” sono finiti, quindi io faccio lo gnorri e torno a casa.

Lunedì mattina, prima di andare al lavoro devo passare dai miei ad accogliere gli operai, perché mia sorella deve andare dal meccanico (è una cosa di famiglia). Il piano prevede che io carichi la bici sul furgone nuovo, vada a posteggiare il furgone sotto la Casa da Sgomberare (che se vado presto è più facile trovare posto), vada in bici dai miei, aspetti gli operai, torni in bici alla CdS, e inizi a lavorare con i miei colleghi, che nel frattempo saranno colà giunti.

Carico la bici sul furgone nuovo, salgo alla guida, giro la chiave e la batteria è morta. Azz. Vabbeh, faremo senza furgone, ci dedicheremo alla certosina differenziazione dei materiali e allo smontaggio dei mobili, andremo al CRM domani. Scarico la bici, vado dai miei, attendo gli operai che non sono in orario, vado alla CdS dai miei colleghi e gli dico di iniziare intanto che io torno a casa mia a prendere attrezzi e borse, usando la macchina dei miei, che momentaneamente è da me. Pedalo fino a casa mia, carico la roba in macchina, torno alla CdS, scarico la roba, riporto l’auto a casa mia e ripedalo fino alla CdS. Il resto della mattina va liscio. Mi rilasso, ed è un errore.

Nel pomeriggio vado dal meccanico a ritirare il furgone, me lo dà dicendo che “la frizione deve farsi”, in effetti è un po’ dura, ma non ci do troppo peso. Torno a casa e posteggio il furgone vecchio dietro a quello nuovo. Già che ci sono, decido di mettere nel furgone nuovo un divano (che era momentaneamente parcheggiato, coperto con un telo, in cortile) perché il giorno dopo verranno a vederlo per comperarlo. Scopro che il telo non era esattamente stagno e c’è un po’ di muffa qua e là. Lo pulisco, lo carico nel furgone nuovo, che lì se piove non si bagna di nuovo, e nel farlo mi accorgo che in uno dei piedini di plastica c’è dentro acqua. Prendo degli attrezzi dal furgone vecchio, smonto il piedino e tolgo l’acqua, poi rimetto gli strumenti nel furgone vecchio. Mentre lo faccio sento uno strano rumore, come di valvola che sfiata, ma non mi risulta che ci siano nei dintorni valvole che devono sfiatare. Il mio finissimo udito risale alla origine del rumore: è la ruota anteriore destra del furgone vecchio, dove è piantata una vite, e lo pneumatico si sta sgonfiando. Azz. Vabbeh, abbiamo un compressorino da attaccare all’accendisigari, domani mattina lo userò per gonfiare la gomma quel tanto che basta per arrivare alla CdS, poi al termine del lavoro di carico la gonfierò di nuovo, passerò dal gommista, mi farò montare la ruota di scorta lasciando a loro quella da riparare, andremo al CRM e prima o poi tornerò a far rimettere la ruota originale.

Martedì mattina il piano si svolge alla perfezione fino al termine del carico, quando il compressorino funziona solo per un minuto e poi si spegne irreversibilmente. Azz. Vabbeh, metterò io la ruota di scorta, sarà una menata svitare i bulloni fissati con la pistola pneumatica, ma ce la faremo. Solo che nel furgone non c’è una chiave adatta a quei bulloni. Azz. Vabbeh, vado a casa, prendo il “kit cambia ruote” dal furgone nuovo, e risolvo, e intanto i miei colleghi proseguono il lavoro in appartamento. Cammino fino a casa mia (10’), prendo il kit, cammino fino alla CdS (10’), ma la chiave è troppo piccola. Azz. Vabbeh, cammino fino a casa mia (10’), prendo la macchina dei miei, vado dal gommista, gli spiego il problema, mi faccio prestare la chiave adatta, torno alla CdS, e procediamo. Svitare i dadi è effettivamente un lavoraccio, ma ce la facciamo e in un tempo quasi ragionevole siamo al CRM a scaricare il furgone, avendo già lasciato la ruota (e la chiave prestata) dal gommista. Nel pomeriggio chiamo il gommista, gli chiedo se può sistemare la gomma entro quel giorno e mi dice che ha già fatto, allora prima vado a farmi un allenamento in salita (perché ogni tanto bisogna pure allenarsi), poi vado da lui e mi faccio ricambiare la ruota (noi 45 minuti, lui 5), poi devo andare a fare un po’ di spesa, poi devo passare dai miei a rimettere il loro letto nella loro camera, poi devo prepararmi la cena perché l’Anto finisce più tardi di me, e poi mi rilasso, ed è un errore.

Mercoledì mattina prima di tornare alla CdS facciamo la visita dal medico del lavoro, dove me la cavo con la certificazione ufficiale che da vicino adesso ci vedo come una talpa, e con la solita spirometria da novantenne. Alla CdS procede tutto senza intoppi, a parte il fatto che a metà mattina devo chiamare un altro cliente per confessare che ho sbagliato i conti e il giorno dopo non possiamo essere da lui perché dobbiamo ancora finire alla CdS. Dopo un sontuoso pranzo con tanto di salmone in padella, alle 15 sono in negozio a caricare i mobili usati che devo portare a Bolzano. In quattro ci mettiamo 2 ore, riempiendo tutti i buchi possibili, compreso il posto passeggeri dove c’è un materasso “seduto” e uno arrotolato. Parto, ha piovuto un po’ e come al solito l’acqua ha fatto crescere il traffico ed è tutto intasato. Mentre attendo fermo ad un semaforo, mi arrendo all’idea che che fare 50 km senza neanche intravvedere lo specchietto di destra è un suicidio, quindi decido di fermarmi a sistemare in qualche modo. Il semaforo diventa verde, cerco di partire, ma la prima non entra, la seconda neanche: se non parto da dietro vengono fuori e mi ammazzano. Faccio entrare in qualche modo la seconda e arrivo al primo slargo dove posso fermarmi e scendere. Metto il materasso arrotolato al posto di una sedia e di un cassetto che erano dietro e adesso siedono sul materasso seduto: quelli mi permettono di vedere lo specchietto. Riparto e la prima entra, anche se a fatica. Decido di proseguire comunque, dato che l’alternativa è scaricare TUTTO il furgone, perché domani mi serve un furgone vuoto (e a quello nuovo non sono ancora arrivato a ricaricare la batteria), e ricaricarlo chissà quando. Di mettere la prima non ci sarà più verso, ma le partenze in seconda diventano la mia specialità e arrivo a destinazione.

Non mi sono rilassato per niente, ma è un errore comunque. Quando devo far manovra nel posto dove devo portare i mobili, scopro che neanche la retro entra. A questo punto ci stanno un po’ di panico e sconforto. Telefono al meccanico, che mi confessa che in effetti era un po’ perplesso sul pezzo che ha montato (non la frizione, ma qualcosa che c’entra con il pedale), ma che prenota subito il pezzo di ricambio e me lo cambierà in garanzia già il giorno dopo, e che comunque per far entrare le marce riottose basta spegnere il motore. Non è comodissimo, ma in effetti funziona. Mi rilasso un pochino, e naturalmente è sempre un errore.

A scaricare il furgone c’è un solo giovine prestante, più sua moglie, lei non esattamente prestante, entrambi in sandali da spiaggia. In più i mobili (4 armadi 6 ante smontati, un armadio due ante intero, 28 sedie, 8 reti a doghe, 3 materassi, 3 lavatrici, 4 tavoli) vanno portati in 5 appartamenti diversi, ad una distanza media di 30-40 metri da dove ho posteggiato, di cui 3 al secondo piano e 2 al primo, e il giovane prestante è scazzatissimo perché lo hanno lasciato da solo e per una buona mezz’ora praticamente non fa nulla. Potrei scaricare il furgone e andarmene, lasciando a lui il lavoro di portarli negli appartamenti, che non mi compete. Non mi basta il cuore per condannarlo ad un lavoro che lo terrà in piedi fino a tarda notte. In due ci mettiamo molto meno, tanto che alle 22:45 parto “già” per tornare a Trento (con uno sbaglio di strada che mi costa solo una decina di km).

Giovedì sono ormai pronto a tutto e non mi rilasso neanche un secondo, ma evidentemente gli dei sono sazi del mio sangue, perché la mattina fila via liscia come l’olio, dopo pranzo il meccanico mi cambia il pezzo mentre io faccio un altro allenamentino di rifinitura su e giù per il Bondone, poi inizio a fare la borsa per l’Eiger Ultra Trail, poi preparo 4 teglie di pizza per la cena, poi vado a trovare i miei ma non ci sono letti da spostare, poi vado a casa a cena con Anto e quattro ospiti, poi finisco di preparare la borsa per l’Eiger Ultra Trail e alle 23 sono già nel letto, che domani devo svegliarmi alle 5 per partire per Grindelwald.

Al Tor de Geants in fondo è solo questione di seguire delle bandierine gialle. 350 km di bandierine gialle. Quindi ho pensato che a metà settembre tornerò a riposarmi al Tor. 

 


11 giugno 2025

Coppa Italia Long Monte Baldo

Dopo la gara di Passo Cereda, dove in M45 io e il Perfido eravamo arrivati primo e secondo, incredibilmente in questo ordine, la long del Monte Baldo era una specie di resa dei conti pre-vacanziera, che doveva stabilire chi dei due avrebbe rosicato fino all'autunno.

Mario è partito con il coltello fra i denti, e io pure, ma a me è andato quasi subito di traverso.

Il mio stato mentale durante la gara è rappresentato plasticamente dall'intervallo temporale fra il minuto 21 e il minuto 26 del mio tracciato su livelox, nel quale mi esibisco in una a dir poco inspiegabile deriva verso nord, lungo una forestale in mezzo al prato, mentre quella forestale avrei dovuto percorrerla verso sud. Considerando che dovevo arrivare su una forestale e andare a sinistra, anche tenendo conto che sono uscito malissimamente dalla 2 (dare un occhio alla bussola no, eh?) non c'è nessuna spiegazione plausibile sul perché io sia andato a destra e mi ci sia incaponito per un bel po', senza assolutamente capire dove fossi (o ammettere a me stesso dove ero) fino a quando il laghetto tondo non mi ha urlato "ma sei scemo!?!?!".

Dal laghetto la 3 era in un altro continente, al quale sono arrivato con tutta la velocità che un'ottima condizione fisica mi ha permesso, ma con il morale un po' bassino. Poi ho fatto bene la 4 e la 5, e fra la 5 e la 6 ho raggiunto ben 4 concorrenti che erano partiti dopo di me e non erano andati a fare il pic nic al laghetto nord. Ovviamente questo è stato assolutamente troppo per la mia fragile psiche, che prima ha pensato "siamo alla 5, una settimana fa ho dato 10' al quarto, ho tutto il tempo per recuperare e arrivare almeno a podio", e poi mi ha fatto uscire malissimamente dal nasone prima della forestale, andare per sicurezza ancora un po' più a nord (ma senza riuscire a convincermi del tutto che la depressione all'altezza della 4 era quella a ovest della 6) prima di gettarmi nello sconforto quando non ho potuto che prendere atto che ero a ettometri dalla 6 e mi avrebbero di nuovo superato tutti (peraltro non era vero che senza errori dalla 5 in poi avrei riacciuffato il podio).

La 7 e la 8 le ho fatte anche decentemente, ma alla 9 ho pensato bene di riconoscere benissimo (non che fosse molto difficile) il nasone nel prato, ma di buttarmi troppo presto nel bosco, in modo del tutto insensato. Questo ha permesso al Perfido, che partiva 20' (venti-minuti!!) dopo di me e mi inseguiva da un po', di raggiungermi poco prima della 10 e di deridermi da lì all'arrivo (e comunque tanto di cappello a lui dato che in tutta la gara ha avuto giusto una piccola indecisione alla 5 dove ha perso un minuto, e ha fatto 9 migliori tempi su 13 lanterne).

Qualcuno per consolarmi mi ha detto "succede anche ai migliori di avere una giornata no", io ho risposto "oppure succede anche ai peggiori di avere una giornata sì...". Ai posteri l'ardua sentenza.

Per non rosicare troppo cercherò di consolarmi un po' correndo qui, qui, qui, qui e qui, posti bellissimi dove in più ci sono quelle belle fettucce da seguire.