Il mio calendario ufficiale 2010, certosinamente redatto e aggiornato nel corso del lungo e buio e freddo inverno, prevedeva il mio esordio in bosco con il trittico della Valsugana. Ma una fatina buona, travestita da M50 della mia società, ha invitato me e il mio bocia a seguire lui e il suo bocia alla Lipica Open in camper, così il digiuno invernale si è accorciato di una settimana e ho potuto iniziare con il peggio dei peggi.


Al via mi consegnano un A5 dove la cartina è grande come la mia mano, i km sono 3,9 e i metri di dislivello sono 160, praticamente una formalità...
Faccio per orientare la carta e mi cade l'occhio sul mio pollice sinistro desolatamente nudo. Mi ricordo subito che ho messo la bussola in tasca mentre mi allacciavo le scarpe, ma non è un buon inizio. Per fortuna il dosso da aggirare per arrivare alla 1 è molto evidente, così entro subito in carta.
Alla 2 c'è però già da fare un azimut "in contropendenza", con un pendio che mi invita delisiosamente a sinistra, e mi sbatte su rocce molto simili a quelle che dovrei trovare io, dove però non c'è la mia lanterna. Impiego parecchio tempo a riconoscere il prato gigante che ho davanti, a conferma della ruggine invernale, e anche quando arrivo al posto giusto, perdo un altro po' di tempo per individuare la roccia "inferiore".
Per la 3 sono aiutato dalla amipia conoscenza della zona che mi ero fatto prima, e stacco addirittura il miglior tempo, poi per la 4 imposto una navigazione di lunga percorrenza che però naufraga durante il tragitto, per superficiale progettazione della scelta di percorso. Mi salva giusto un angolo di muretto. Per la 5 azimut in salita fatto molto bene, poi per la 6 ottima progettazione ma pessima esecuzione, con imprevisto ed inutile scavalcamento finale del cocuzzolo roccioso, al posto di un suo comodo aggiramento.
Per la 7 punto alla valletta invece di scendere diritto lungo le rocce, per la 8 scelta discreta con valletta come linea di arresto (ma scarsa aggressività nel trasferimento), poi scelta prudente lungo sentiero e muretto per la 9, e mi faccio di nuovo aiutare dal muretto per la 10 e la 11 (ma in quest'ultimo caso con un inconsulto allontamento dovuto ad involontario inseguimento di collega).
Per la 12 e la 13 leggo bene le curvette marroni che non molto tempo fa mi avrebbero gettato nel panico, alla 14 allargo un po' inutilmente, alla 15 seguo involontariamente alcuni che per fortuna andavano alla lanterna giusta, per la 16 mi lascio distrarre dal mio bocia che mi incita dalla zona di arrivo, e poi sono arrivato.
Il cronometro e gli split sono impietosi (12' dal mio rivale di turno Pin, 5' persi alla 2, 2' alla 4, e vari altri minuti disseminati sul resto del percorso) ma lasciano spazio a qualche speranza (2 migliori tempi e altre 4 lanterne meglio di Roland, che ha pur sempre 15 anni di gare più di me nelle gambe). E continuo a credere che solo un paio di anni fa io da qui non ne sarei proprio uscito.


Il Day 2 si corre invece a Krajna Vas, su una cartina dove un paio di anni fa ci sono effettivamente stato, e da cui ero uscito parecchio demoralizzato.
Parto molto convinto, e con la bussola al dito, ma il primo ostacolo di giornata è rappresentato dall'inserimento della carta, questa volta una A3 cartonata, nelle busta di plastica. Tento l'inserimento trotterellando verso la svedese, ma riesco solo ad inserirne un angolo e produrre un discreto squarcio. Quindi ci riprovo da fermo, con migliori risultati.

Arrivo facilmente alla 2 (in soli 13' in più rispetto a Roland...) e alla 3 (in soli 3'' in più rispetto a Roland) e ho ancora voglia di provarci, riuscendo a progettare ed eseguire da lì alla 6 tre tratte dal tempo non memorabile, ma comunque dignitoso e se non altro correndo non in balia nè della foga nè della carta.

Sulla strada per la 8 mi appare in carta una collinetta di ben una curva e mezza, e dopo quella disperazione di buche carsiche una forma del terreno familiare mi sembra un cartello luminoso con freccia. Mi accompagna gentilmente fino alla strada, e a quel punto sono così rilassato che seguo facilmente la giusta successione di buche e muretti che mi porta alla lanterna, e affronto con baldanza i 200 m che mi separano da quella successiva. La mia baldanza vacilla quando dentro la buca rocciosa davanti alla quale arrivo non trovo nulla, ma poi penso che dovrebbe essere proprio quella, e la trovo nascosta sotto la roccia.



- se nel bosco incontro uno che so essere della mia categoria, non lo seguirei per niente al mondo, ma se è uno qualsiasi, ho una patologica tendenza ad andare dove va lui
- negli azimut sono certamente migliorato, ma devo fare moltissima attenzione, soprattutto quando sono in discesa
- contare le buche non è disdicevole come usare le dita quando si fanno le somme in terza elementare
- devo imparare a fare almeno due cose per volta, tipo contare le buche rimanendo in azimut o andare in curva senza dimenticarmi la linea di arresto. Sono un maschio, ma devo farcela comunque...
- le gambe non vanno affatto male e per la prima volta nella mia vita mi sembra persino di assomigliare un po' meno al cane di Tarabocchia nello stile di corsa

Grande Capo Estiqaatsi, dice: "Tu non può cominciare a marzo 2011 tuo calendario ufficiale 2010... forse per questo tu dimentica bussola, ravana in bosco sloveno e prende grande distacco da RP! Augh!"
RispondiEliminaCavoli, è vero!
RispondiEliminaE io che pensavo che il problema fossero le mie carenze tecniche!
Adesso registro il mio fuso orario e vinco il trittico della Valsugana a mani basse...
Dal mio punto di vista ho qualche perplessità su alcune scelte, non ho mai corso a Lipica quindi ogni affermazione lascia il tempo che trova, ma forse hai peccato di purismo orientistico. Ogni tanto 100 metri in più e pedalare rendono maggiormente.
RispondiEliminaA domani sono pronto ad assistere al monologo del trittico, io per non sbagliarmi faccio la M45.
Ciao Michele.
Uhauuu complimenti per la futura vittoria al "trittico"! Ci si vede domani....
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