17 marzo 2011

Lipica Open Stories

Il mio calendario ufficiale 2010, certosinamente redatto e aggiornato nel corso del lungo e buio e freddo inverno, prevedeva il mio esordio in bosco con il trittico della Valsugana. Ma una fatina buona, travestita da M50 della mia società, ha invitato me e il mio bocia a seguire lui e il suo bocia alla Lipica Open in camper, così il digiuno invernale si è accorciato di una settimana e ho potuto iniziare con il peggio dei peggi.

Che è poi solo una questione di punti di vista, dato che le carte di Lipica sono il peggio che un orientista scassato ed arrugginito possa incontrare sul suo cammino, ma il meglio che un vero orientista possa affrontare. Terreno super tecnico, buche a sfare, sassi, verdi di tutte le gradazioni, sentieri ambigui, concentrazione obbligatoria in tutte le lanterne, e mai due di seguito che richiedano una tecnica simile. Un bignami dell'Orienteering, ma solo per gente che ci capisce. E quanto io ci capisca è ancora oggetto di discussione fra me e me.

Il menù del Day 1 prevedeva la carta di Vilenica, e dato che io ero psicologicamente pronto per le buche, non ce n'era nessuna. In compenso, sassi ovunque, di cui cartografati meno della metà (ma devo dire che su questo ormai un po' di dimestichezza ce l'ho).
Al via mi consegnano un A5 dove la cartina è grande come la mia mano, i km sono 3,9 e i metri di dislivello sono 160, praticamente una formalità...
Faccio per orientare la carta e mi cade l'occhio sul mio pollice sinistro desolatamente nudo. Mi ricordo subito che ho messo la bussola in tasca mentre mi allacciavo le scarpe, ma non è un buon inizio. Per fortuna il dosso da aggirare per arrivare alla 1 è molto evidente, così entro subito in carta.


Alla 2 c'è però già da fare un azimut "in contropendenza", con un pendio che mi invita delisiosamente a sinistra, e mi sbatte su rocce molto simili a quelle che dovrei trovare io, dove però non c'è la mia lanterna. Impiego parecchio tempo a riconoscere il prato gigante che ho davanti, a conferma della ruggine invernale, e anche quando arrivo al posto giusto, perdo un altro po' di tempo per individuare la roccia "inferiore".

Per la 3 sono aiutato dalla amipia conoscenza della zona che mi ero fatto prima, e stacco addirittura il miglior tempo, poi per la 4 imposto una navigazione di lunga percorrenza che però naufraga durante il tragitto, per superficiale progettazione della scelta di percorso. Mi salva giusto un angolo di muretto. Per la 5 azimut in salita fatto molto bene, poi per la 6 ottima progettazione ma pessima esecuzione, con imprevisto ed inutile scavalcamento finale del cocuzzolo roccioso, al posto di un suo comodo aggiramento.

Per la 7 punto alla valletta invece di scendere diritto lungo le rocce, per la 8 scelta discreta con valletta come linea di arresto (ma scarsa aggressività nel trasferimento), poi scelta prudente lungo sentiero e muretto per la 9, e mi faccio di nuovo aiutare dal muretto per la 10 e la 11 (ma in quest'ultimo caso con un inconsulto allontamento dovuto ad involontario inseguimento di collega).


Per la 12 e la 13 leggo bene le curvette marroni che non molto tempo fa mi avrebbero gettato nel panico, alla 14 allargo un po' inutilmente, alla 15 seguo involontariamente alcuni che per fortuna andavano alla lanterna giusta, per la 16 mi lascio distrarre dal mio bocia che mi incita dalla zona di arrivo, e poi sono arrivato.

Il cronometro e gli split sono impietosi (12' dal mio rivale di turno Pin, 5' persi alla 2, 2' alla 4, e vari altri minuti disseminati sul resto del percorso) ma lasciano spazio a qualche speranza (2 migliori tempi e altre 4 lanterne meglio di Roland, che ha pur sempre 15 anni di gare più di me nelle gambe). E continuo a credere che solo un paio di anni fa io da qui non ne sarei proprio uscito.


Il Day 2 si corre invece a Krajna Vas, su una cartina dove un paio di anni fa ci sono effettivamente stato, e da cui ero uscito parecchio demoralizzato.

Parto molto convinto, e con la bussola al dito, ma il primo ostacolo di giornata è rappresentato dall'inserimento della carta, questa volta una A3 cartonata, nelle busta di plastica. Tento l'inserimento trotterellando verso la svedese, ma riesco solo ad inserirne un angolo e produrre un discreto squarcio. Quindi ci riprovo da fermo, con migliori risultati.

Già alla 1 c'è una tratta lunga, e va tutto bene fino quasi in zona punto, dove mi sa che manco il sentierino che volevo prendere, oppure conto male le buche, oppure boh (la ricostruzione in carta è un po' casual). Fatto sta che ci lascio già un paio di minuti. Che sono niente rispetto a quelli che lascio sulla 2, per la quale opto per una scelta coraggiosa e determinata nella selva di muretti e buche. Il piano non sarebbe neanche male (azimut al sentiero, seguirlo fino all'incrocio del muretto, azimut fino al semiaperto e da lì è quasi fatta), ma quando sono convinto di esssere sul sentiero a sud del semiaperto inizia a non tornarmi più niente. Mi fermo, ragiono, studio la carta, la oriento e confronto la gigantesca buca che ho davanti con tutte quelle che trovo in carta, ma non c'è verso. Provo a spostarmi un po' e trovo un sentiero piuttosto grosso, ma in carta non trovo neanche quello. Incontro una torretta, ma in carta non ve n'è traccia. Deduco tristemente di essere uscito di carta, e mi rassegno a buttarmi sulla strada asfaltata, disturbando anche due caprioli. La corsetta lungo l'asfalto mi conferma che ero fuori carta. Credo voglia dire che sono proprio scarso, ma pazienza.

Arrivo facilmente alla 2 (in soli 13' in più rispetto a Roland...) e alla 3 (in soli 3'' in più rispetto a Roland) e ho ancora voglia di provarci, riuscendo a progettare ed eseguire da lì alla 6 tre tratte dal tempo non memorabile, ma comunque dignitoso e se non altro correndo non in balia nè della foga nè della carta.

Per la 7 mi concedo un trattone di strada (gli unici minuti in relax di tutta la gara) per poi affidarmi ad una traccia nel verde 2 e mezzo. La traccia non la trovo e perdo subito il conto delle buche (e sì che non sarebbe poi così difficile!). Quando ad un certo punto capito su un sentiero mi imbatto per culo in una buca tagliata da un muretto e da lì arrivo facile alla lanterna.

Sulla strada per la 8 mi appare in carta una collinetta di ben una curva e mezza, e dopo quella disperazione di buche carsiche una forma del terreno familiare mi sembra un cartello luminoso con freccia. Mi accompagna gentilmente fino alla strada, e a quel punto sono così rilassato che seguo facilmente la giusta successione di buche e muretti che mi porta alla lanterna, e affronto con baldanza i 200 m che mi separano da quella successiva. La mia baldanza vacilla quando dentro la buca rocciosa davanti alla quale arrivo non trovo nulla, ma poi penso che dovrebbe essere proprio quella, e la trovo nascosta sotto la roccia.

Per la 10 basterebbe correre, ma un po' il non trovare il ristoro mi fa venire il dubbio di essere chissà dove (mentre si erano semplicemente dimenticati di metterlo), e un po' i 13' persi alla prima mi fanno perdere in verve agonistica, così non corro quanto potrei e faccio anche una scelta troppo prudente nell'ultima parte (dove sbaglio anche l'azimut...), rimediando altri 3' da R.P. E il discorso si ripete per la 11. Da lì alla fine cerco di correre, scoprendo che le gambe stanno ancora bene e riuscendo anche a fare il miglior tempo nella prestigiosissima penultima lanterna.


Dagli split questa volta non c'è granchè da cui trarre segnali positivi, ma in questi due giorni ho imparato tante cose:
  1. se nel bosco incontro uno che so essere della mia categoria, non lo seguirei per niente al mondo, ma se è uno qualsiasi, ho una patologica tendenza ad andare dove va lui
  2. negli azimut sono certamente migliorato, ma devo fare moltissima attenzione, soprattutto quando sono in discesa
  3. contare le buche non è disdicevole come usare le dita quando si fanno le somme in terza elementare
  4. devo imparare a fare almeno due cose per volta, tipo contare le buche rimanendo in azimut o andare in curva senza dimenticarmi la linea di arresto. Sono un maschio, ma devo farcela comunque...
  5. le gambe non vanno affatto male e per la prima volta nella mia vita mi sembra persino di assomigliare un po' meno al cane di Tarabocchia nello stile di corsa
Chiudo con un pensiero per Roman Volčič, che per 20 anni ha organizzato la Lipica Open e che ha annunciato che questo è stato il suo ultimo anno. Non lo conosco personalmente e per quanto ne so io può essere il peggiore organizzatore del mondo, ma trovo ammirevole e sempre più rara la capacità di affidare nelle mani di altri quella che è stata una "propria" creatura per tanti anni, augurando agli altri uguali e maggiori successi.

4 commenti:

  1. Grande Capo Estiqaatsi, dice: "Tu non può cominciare a marzo 2011 tuo calendario ufficiale 2010... forse per questo tu dimentica bussola, ravana in bosco sloveno e prende grande distacco da RP! Augh!"

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  2. Cavoli, è vero!
    E io che pensavo che il problema fossero le mie carenze tecniche!
    Adesso registro il mio fuso orario e vinco il trittico della Valsugana a mani basse...

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  3. Dal mio punto di vista ho qualche perplessità su alcune scelte, non ho mai corso a Lipica quindi ogni affermazione lascia il tempo che trova, ma forse hai peccato di purismo orientistico. Ogni tanto 100 metri in più e pedalare rendono maggiormente.
    A domani sono pronto ad assistere al monologo del trittico, io per non sbagliarmi faccio la M45.
    Ciao Michele.

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  4. Uhauuu complimenti per la futura vittoria al "trittico"! Ci si vede domani....

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