Più o meno un anno fa Orimaster Segatta mi aveva passato il dvd di "The Runner - Il Corridore". Il film è un documentario che parla di Marco Olmo, un arzillo sessantenne che di mestiere fa "l'ultramaratoneta", cioè corre gare dai 100 km in su, di solito con una botta di dislivello. E nonostante i sessanta anni suonati, spesso le vince pure. Il film è di una tristezza micidiale, come forse si poteva intuire dalla frase di presentazione sulla copertina: "Nella vita sono un vinto. Io corro per vendetta, corro per rifarmi". In tutti gli 80 minuti e passa in cui per lo più si vede lui che corre, in gara o in allenamento, non ti sfiora mai il dubbio che lui a fare quelle cose lì si diverta. In uno dei momenti clou chiede a sua moglie (che lo segue angosciata in tutte le gare rimanendo sveglia la notte ad aspettare che passi dai traguardi intermedi, come neanche un papà invasato di un bambino dei pulcini del Milan saprebbe fare) cosa deve fare dato che nonostante si sia già imbottito di antidolorifici ha male dappertutto e mancano non so quante decinde di km al traguardo e non sa proprio se fermarsi o no.
Ma non era questo l'argomento del post.
Oltre a provare una gran tristezza per sto tipo, nel guardare il film ho anche pensato varie volte che per iscriversi ad una gara di 100 e rotti km bisogna essere veramente fuori di testa. Parecchio di più anche di quanto non lo sia un orientista medio.

Però.
1) Lo zainetto (rosa, perchè il tipo del negozio aveva nascosto così bene quello nero che mi aveva promesso via mail di tenermi via, che non è più riuscito a trovarlo) si chiami "Olmo" perchè è progettato esattamente per quelle gare da matti, tanto che le borracce non sono messe solo in modo da non sballonzolare, ma anche in modo da poter bere dalla cannuccia senza dover interrompere la corsa, cosa di cui io potevo allegramente fare a meno.
2) Io sono molto bravo a costruirmi degli alibi razionalmente
inattaccabili, che illustro agli altri con dovizia di particolari, che servono soprattutto a me, perchè io non mi accorga che sto facendo
qualcosa che non avrei voluto/dovuto fare, o che riterrei essere
altamente disdicevole. E la maggior parte delle volte non riesco
a capire, non all'inizio almeno, se la spiegazione che mi do è un alibi o è vera davvero.
Non è che a mia insaputa io mi sia incamminato lungo un impercettibile piano inclinato che mi porterà un giorno alla gara preferita di Marco Olmo, l’Ultra Trail del Monte Bianco, 166 km con 9500 metri di dislivello? Se 3 anni fa dicevo che la corsa in montagna mi sembrava fatica fine a sè stessa, e oggi ho già corso due Dolomites Sky Race, il dubbio è legittimo. E in questo caso questo acquisto sarebbe da considerarsi a tutti gli effetti un deciso passo verso la totale perdizione.
Ad ogni modo, guardando il video di presentazione di quella gara, se un giorno finissi per iscrivermi davvero, mi sento di chiedere a voi (perchè mia moglie ovviamente verrà tenuta all'oscuro di tutto) di lasciarmi rischiare di schiattare lassù al cospetto del Monte Bianco nel suo splendore di fine agosto, vicino a quel cielo di un azzurro commovente, a quelle cime innevate e magiche, a quei torrenti gelati e davanti a quei panorami da perdere le parole.
Ma se un giorno dovessi invece iscrivermi alla Ultrabericus, come certuni hanno già fatto, per sciropparmi 65 km e 2500 metri di dislivello fra le brume marzoline dei monti berici, sotto quel cielo bigio tipico-veneto-inverno, con la vetta più alta che supera di poco i 400 metri, e un contorno di vegetazione tardo invernale verde 3, che neanche una generosa spruzzata di lanterne riuscirebbe a rallegrare, chiedo formalmente a voi (e lo chiederò anche alla moglie) di abbattermi prima della partenza.