Considerando che Lipica era il primo
obiettivo stagionale e, en passant, il primo confronto con un certo
Paolo Mario Grassi, il dubbio di cui al titolo è del tutto
legittimo: un 20esimo il primo giorno e un 21esimo il secondo,
rispettivamente a più di 20 e più di 30 minuti dal primo (e a più
di 20' anche da GPM, arrivato secondo nel Day 1 e non presentatosi il
Day 2 causa postumi da addio al celibato di Marco Seppi...) non sono
esattamente risultati incoraggianti. È vero che sono arrivato lì
reattivo come un menhir per un allenamento un po' troppo ultra il
mercoledì prima, che la carta non era delle più adatte a me e che
il terreno era infido e pochissimo attraversabile, ma in due giorni
di gare faccio prima a dire quello che ha funzionato, che quello che
è andato proprio male male.
Tanto male che la tentazione sarebbe
quella di derubricare il tutto a quelle giornate storte che anche nei
miei anni migliori ogni anno mi capitano, e potrebbe anche non essere
malissimo essersene giocate due di seguito ad inizio stagione. Certo,
quella convinzione nei miei mezzi che l'anno scorso mi aveva
trascinato dal terzo posto a Lipica direttamente all'oro nella prima
gara di Coppa Italia, magari sarà un attimo da ricostruire. Ma tanto
era andata a ramengo già alla seconda con una gara ignobile in Alto
Adige, quindi non stiamo tanto a menarcela.
Dato che qualcosa però lo vogliamo pur
sempre imparare, ri-tuffiamo-mi nelle due gare, a caccia di preziosi
moniti e consigli per quando sarò grande.
Come detto, di chicche ce ne sono gran
poche, anzi non ce ne sono proprio.


Io ci proverei anche a proseguire come
se niente fosse, ma verso la 6 prima mi aggroviglio nelle spine, e
poi mi passa Riccardo Scalet (stesso percorso in M20) a velocità
quadrupla, e quello che rimaneva del mio morale si aggroviglia anche
lui. E oltretutto ho davanti la tratta più lunga della gara, che non
ha nessuna banale soluzione in tangenziale, e sotto la linea rossa
immagino (a ragione) torme di sassi e frotte di spine. Alla fine alla
8 ci arrivo: con un tempo indicibile, ma tutto sommato con una
scelta, non proprio temeraria, ma dignitosa. Facciamo che da qui in
poi è un allenamento.
Un allenamento fatto maluccio, però.
Per la 9, mi faccio distrarre da un atleta agonizzante a terra (ma
che dice di non aver bisogno di aiuto) e devio di 90° rispetto alla
direzione giusta, per la 10 in zona punto faccio la scelta più
paracula del mondo, per la 11 dalla cima del nasone scendo in
direzione casualissima facendomi attirare da una bucona a 200 metri
dalla mia. Ho un sussulto di dignità da metà tratta 11-12 alla zona
punto della 15, ma pago lo sforzo con un erroraccio alla 16, per la
quale terrorizzato dai colori sotto la linea rossa, trasformo
(uscendo in curva invece di salire) l'aggiramento della parte più
alta della collina, nel giro del mondo. Da lì alla fine ho ancora il
tempo di fare una buona scelta per la 17 (ma al sentiero era meglio
buttarcisi prima) e di vagare per un po' nel boschetto sotto il prato
dalle parti della 18.
Dovendo proprio salvare qualcosa dei
due giorni, posso dire che le varie volte che mi sono perso sono
stato abbastanza veloce a rilocalizzarmi. Competenza molto utile
quando non sei abbastanza bravo da evitare di perderti.
Rimane da capire se sono il miglior orientista mai arrivato 21esimo in una gara di Lipica, o il peggiore mai arrivato terzo. È un gioco difficile l'orienteering...


Vedo che ti appoggi poco a muretti, sentieri, gialli e depressioni. Secondo me a Lipica la bussola va bene per uscire giusti dal punto, ma poi la navigazione va fatta lungo le linee conduttrici e di arresto, soprattutto nei tratti lunghi. Procedere diritti in azimut è molto difficile e sconveniente in terreni come quelli scelti per l'edizione 2015. Meglio privilegiare le scelte più lunghe, sicure e sicuramente più veloci.
RispondiEliminadissento, parzialmente. La navigazione in bussola volevo usarla solo per arrivare alla linea dell'alta tensione, che mi sembrava una linea di arresto talmente evidente da permettermi di arrivare spedito fin lì. Negli altri casi la bussola avrebbe effettivamente dovuto servirmi solo per uscire diritto dal punto. Muretti e depressioni li uso molto come appoggi, ma spesso tenendoli solo in vista, non andandoci "addosso".
EliminaZzi e io siamo propensi a ritenere che l'atleta a terra fosse il nostro Proficuo Professore. Faceva foto?
RispondiEliminano, non faceva foto, soffriva e basta.
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