12 marzo 2015

Darmi al L'i(p)pica?

Considerando che Lipica era il primo obiettivo stagionale e, en passant, il primo confronto con un certo Paolo Mario Grassi, il dubbio di cui al titolo è del tutto legittimo: un 20esimo il primo giorno e un 21esimo il secondo, rispettivamente a più di 20 e più di 30 minuti dal primo (e a più di 20' anche da GPM, arrivato secondo nel Day 1 e non presentatosi il Day 2 causa postumi da addio al celibato di Marco Seppi...) non sono esattamente risultati incoraggianti. È vero che sono arrivato lì reattivo come un menhir per un allenamento un po' troppo ultra il mercoledì prima, che la carta non era delle più adatte a me e che il terreno era infido e pochissimo attraversabile, ma in due giorni di gare faccio prima a dire quello che ha funzionato, che quello che è andato proprio male male.

Tanto male che la tentazione sarebbe quella di derubricare il tutto a quelle giornate storte che anche nei miei anni migliori ogni anno mi capitano, e potrebbe anche non essere malissimo essersene giocate due di seguito ad inizio stagione. Certo, quella convinzione nei miei mezzi che l'anno scorso mi aveva trascinato dal terzo posto a Lipica direttamente all'oro nella prima gara di Coppa Italia, magari sarà un attimo da ricostruire. Ma tanto era andata a ramengo già alla seconda con una gara ignobile in Alto Adige, quindi non stiamo tanto a menarcela.

Dato che qualcosa però lo vogliamo pur sempre imparare, ri-tuffiamo-mi nelle due gare, a caccia di preziosi moniti e consigli per quando sarò grande.

Come detto, di chicche ce ne sono gran poche, anzi non ce ne sono proprio.

Nella middle del sabato, tecnicissima e bellissima, (ma che fatica per stare in piedi e per attraversare la giungla!) arrivo “pulito”, per quanto non irresistibilmente veloce, fino alla 3 e dalla 4 alla 7, il resto è quasi tutto da dimenticare. E quindi lo ricordo: per la 4 esco dal punto almeno 45° più a ovest del dovuto, per la 8 mi fermo un muro troppo presto, per la 10 esco 45° più a est di quello che volevo fare, per la 11 di nuovo 45° troppo a est, ma per una lunghezza tale che alla fine sono fuori di centinaia e centinaia di metri (eppure mi pareva di avere controllato costantemente la direzione sulla bussola, mah), per la 12 un po' in preda al panico da terreno infame allungo un sacco, e dalla 13 in poi cerco più che altro di correre lontano da Cipriani, che, partito un secolo dopo di me, nel frattempo mi aveva preso.


Nella long di domenica, che ho iniziato dicendomi che sabato ero stato “troppo scarso per essere vero” e finito con il dubbio di essere davvero troppo scarso, non arrivo neanche alla 2 prima di perdere quei 2 minuti che mi impediscono di tentare di entrare nello "stato di grazia da gara": gestione un po' approssimativa della zona con le rocce e bucona con muretto e semiaperto tanto simile alla bucona con muretto e prato nella quale pensavo di essere (anche se in effetti passando mi ero detto “strano che abbiano segnato come prato questa roba che sembra tanto un semiaperto...). Decente alla 3, alla 4 potrei prendere slancio per il futuro, aiutato anche da un lunghissimo trasferimento sul sentiero, ma una volta in cima al dosso vado al punto un po' a caso. E alla 5 concludo la frittata: parto con una scelta conservativa verso sud ovest per evitare gli imprevedibili verdini, esco dal secondo prato in direzione sbagliata finendo in una zona circondata da verdoni, ne esco nella direzione giusta ma tormentato dai verducci, e una volta in cima, fra montagnole di sassi che non riesco a riconoscere in carta, mi faccio tentare dal primo muretto che vedo, ignorando il fatto che andasse in una direzione lontana più di 90° da quella che dovevo prendere io. Poi, come si sa, in discesa si tende a rotolare, e io smetto solo in un pratone di cui però in cartina si vede poco o niente, dato che sono a bordissimo carta. Mi guardo in giro vedendo campi, prati e pure una strada asfaltata, che ritengo un riferimento certissimo da cercare in carta. Peccato che la strada sia fuori dalla carta, così non c'è verso di ritrovarmi. Faccio, ma dopo un bel po', l'unica cosa intelligente da fare, cioè tornare indietro. Una volta in cima, ci metto 2 secondi a capire da che parte dovevo andare, solo che nel frattempo di secondi ne sono passati circa 600.

Io ci proverei anche a proseguire come se niente fosse, ma verso la 6 prima mi aggroviglio nelle spine, e poi mi passa Riccardo Scalet (stesso percorso in M20) a velocità quadrupla, e quello che rimaneva del mio morale si aggroviglia anche lui. E oltretutto ho davanti la tratta più lunga della gara, che non ha nessuna banale soluzione in tangenziale, e sotto la linea rossa immagino (a ragione) torme di sassi e frotte di spine. Alla fine alla 8 ci arrivo: con un tempo indicibile, ma tutto sommato con una scelta, non proprio temeraria, ma dignitosa. Facciamo che da qui in poi è un allenamento.

Un allenamento fatto maluccio, però. Per la 9, mi faccio distrarre da un atleta agonizzante a terra (ma che dice di non aver bisogno di aiuto) e devio di 90° rispetto alla direzione giusta, per la 10 in zona punto faccio la scelta più paracula del mondo, per la 11 dalla cima del nasone scendo in direzione casualissima facendomi attirare da una bucona a 200 metri dalla mia. Ho un sussulto di dignità da metà tratta 11-12 alla zona punto della 15, ma pago lo sforzo con un erroraccio alla 16, per la quale terrorizzato dai colori sotto la linea rossa, trasformo (uscendo in curva invece di salire) l'aggiramento della parte più alta della collina, nel giro del mondo. Da lì alla fine ho ancora il tempo di fare una buona scelta per la 17 (ma al sentiero era meglio buttarcisi prima) e di vagare per un po' nel boschetto sotto il prato dalle parti della 18.

Dovendo proprio salvare qualcosa dei due giorni, posso dire che le varie volte che mi sono perso sono stato abbastanza veloce a rilocalizzarmi. Competenza molto utile quando non sei abbastanza bravo da evitare di perderti. 

Rimane da capire se sono il miglior orientista mai arrivato 21esimo in una gara di Lipica, o il peggiore mai arrivato terzo.  È un gioco difficile l'orienteering...


4 commenti:

  1. Vedo che ti appoggi poco a muretti, sentieri, gialli e depressioni. Secondo me a Lipica la bussola va bene per uscire giusti dal punto, ma poi la navigazione va fatta lungo le linee conduttrici e di arresto, soprattutto nei tratti lunghi. Procedere diritti in azimut è molto difficile e sconveniente in terreni come quelli scelti per l'edizione 2015. Meglio privilegiare le scelte più lunghe, sicure e sicuramente più veloci.

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    1. dissento, parzialmente. La navigazione in bussola volevo usarla solo per arrivare alla linea dell'alta tensione, che mi sembrava una linea di arresto talmente evidente da permettermi di arrivare spedito fin lì. Negli altri casi la bussola avrebbe effettivamente dovuto servirmi solo per uscire diritto dal punto. Muretti e depressioni li uso molto come appoggi, ma spesso tenendoli solo in vista, non andandoci "addosso".

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  2. Zzi e io siamo propensi a ritenere che l'atleta a terra fosse il nostro Proficuo Professore. Faceva foto?

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