23 gennaio 2016

VeNotte 2016

E dopo Natale arriva VeNotte, e la primavera è un po' più vicina.

Inutile che io ripeta per l'ennesima volta quanto mi piace questa gara, Venezia è sempre Venezia, l'orienteering è sempre l'orienteering, e la notte è sempre la notte. Mettete insieme e fate voi.

Quest'anno quelli del Galilei hanno provato a mischiare un po' le carte, con risultati forse da rivedere. Ottimo lo spazio in palestra, ma disastrosi i servizi (un bagno per gli uomini e uno, credo, per le donne, un po' poco per qualche centinaio di persone), e addio anche alle mitiche docce bollenti degli anni passati. Magari i primi sono riusciti a farle calde, ma quando l'ho fatta io era a temperatura canale. Il sistema di punching start ha creato un grande ingorgo, almeno fino a quando hanno deciso di far partire ogni 30''. Questo ha smaltito velocemente la fila, ma agonisticamente parlando non era probabilmente l'ottimo (ma dell'agonismo non so se fregava a qualcuno dei partecipanti). Infine, ritorno alle origini per quando riguarda lo scarico dati: dopo alcuni anni in luogo defilato, sono tornati a metterlo nel posto in cui creava più ingorgo con quelli che dovevano entrare e uscire dalla palestra. Evidentemente a Venezia gli ingorghi nelle calli ce li hanno nel sangue.

La gara "nera" è stata molto bella, forse un po' corta, a voler fare i pignoli. O forse sono solo stato io a correre troppo piano e ad arrivare alla fine meno stanco del solito. Le tracciatrici, che si firmano "Anedda Sisters", vanno sul sicuro concentrandosi sulla zona oggettivamente più incasinata della città, e c'è da divertirsi

Pronti via e "probabilmente" sbaglio già "scelta".  Doppie virgolette, le prime perché non sono certissimo che il giro da sinistra fosse davvero meglio (ma è molto probabile) le seconde perché a Venezia non si fanno mai delle vere scelte. Scegliere vuol dire (almeno per un ingegnere...) prendere in considerazione tutte le possibilità, valutarle, e adottare la migliore. Che a Venezia vorrebbe dire che la gara la finisci in 4 ore. Qui il è il regno del colpo d'occhio, l'unica cosa da fare, se non vuoi star fermo ore ogni 3x2, è guardare la cartina, vedere una scelta di percorso e seguirla sperando che non sia troppo stupida.

Un po' più di tempo si potrebbe dedicare alla tratte lunghe tipo la 2-3. Ma anche qui finisce che alla fine prevale il sentimento, o almeno che non riesci a prendere in considerazione tutte le variabili. Io decido per la via "lunga ma scorrevole", che però si rivela proprio lunga, e neanche così scorrevole, dato che è vero che devo leggere meno, ma c'è parecchia gente e devo continuare a rallentare. Non contento della scelta infelice, mi faccio distrarre dalla folla quasi in zona punto, e manco il bivio che mi porterebbe al punto, finendo nella piazza più avanti. Morale dalla favola, GPM, mio riferimento di giornata, su questa tratta mi rifila 1'30'', che a Venezia vuol dire 100 anni.

Non malissimo il giretto dalla 4 alla 9, e tutto sommato anche la tratta media fino alla 10, anche se con il senno di poi  dalla piazzetta con fontana subito a destra dell'incrocio delle linee fuxia, conveniva andare a sinistra e poi su dritti fino al punto.

Tollerabile la prima ala di farfalla, ma non il ritorno al centro, che era molto più corto da sinistra. Molto meno tollerabile la seconda ala, dove ho sbagliato la "scelta" per la 14, che era da fare da destra, e ho fatto giusto quella per la 15 soprattutto perché era l'unica. Anche perché in quel tratto corro molto più che nel resto della gara perché devo seminare Candotti, che ho raggiunto alla 14.

Il colpo d'occhio per la 17 non sembra male, ma le gambe non gli stanno molto dietro. Non perché non ne abbia, ma perché non mi riesce di tirarlo fuori. A Venezia bisogna correre con la bava alla bocca, e in questa piacevole nottata di inverno mi sto divertendo troppo per continuare a ripetermi che devo spingere alla morte.

18 decente, 19 forse conveniva prenderla da sotto, ma forse, a pensarci bene, anche no. Arrivato alla 20 mi è venuto il dubbio che fosse meglio prenderla dall'altra parte, ma guardando adesso non mi pare fosse vero. Dopo il passaggio dalla 21, 22 da correre a perdifiato sul ponte di Calatrava e davanti alla stazione, e ci riesco abbastanza. Meno a districarmi fra i portici delle case dove è nascosto l'arrivo.

Chiudo un po' troppo poco stanco e ancora decisamente troppo lucido (a Venezia, normalmente, a tre quarti di gara ho il cervello che si incastra e l'acido lattico che mi esce dalle orecchie) 1'' prima del 48esimo minuto e 30'' dopo il mio riferimento di giornata.

Ma chissefrega, è stato proprio bello.

13 gennaio 2016

DolORI e allORI 2015

Mesi dopo Stegal, eccomi con il mio personale consuntivo dell'anno passato, orientisticamente (o quasi) parlando. Annata invero piuttosto soddisfacente, che però ha confermato in gran parte quello che già sapevo: molto buono sulle sprint, discreto con punte buone sulla long, rivedibile sulle middle. E in ogni caso ancora ben lontano da Re Carlo su qualsiasi distanza, e anche da Pin-Grassi-Grassi nelle middle tecniche. Va detto però che quest'anno il peggiore dei miei "errori tragedia" è stato sui 7 minuti, invece dei classici 12-13 degli anni scorsi. Di questo passo il mondiale M90 è proprio mio.

dolORI

I Coppa Italia - Sprint - Belluno
Se mi fanno cominciare la coppa Italia con una sprint in città in mezzo alle Dolomiti, il minimo che possa fare è arrivare alle solite spalle di Rigoni. Invece riesco ad arrivare ben 19esimo, credo mio record negativo in una sprint. Il mio capolavoro è alla 5, alla quale passo a meno di mezzo metro di distanza senza accorgermene, distratto, come al solito, da un avversario (nella fattispecie Ingemar). Non ancora soddisfatto, dalla 13 vado alla 15, per poi tornare alla 14 passando in mezzo a tutti gli atleti al ritrovo. Complimenti!

Va bene, dal francobollo sembra l'inferno, ma dal vivo non era proprio così, bastava un minimo di concentrazione. Invece sulla 8 mi sono sputtanato la gara più a sud della stagione, in un posto bellissimo dalle parti dell'Aquila. Bastava uscire dalla 7 con un po' più di sale in zucca, tipo usando un po' decentemente la bussola, o leggendo le forme del terreno, o anche al limite aspettando quello che partiva dopo, tanto peggio di così non potevo mica fare. Quasi 5 i minuti persi, raggiunto da tutto il mondo, e depresso che non ti dico.

Bosco bellissimo, gara bellissima e a tratti bellissimo anch'io. Alla 7 però faccio un azimut arquato che mi costa 3 minuti abbondanti e qualsiasi velleità di medaglia. Modestissima consolazione il fatto che proprio alla 7 vengo raggiunto da GPM, che finirà bronzo, e rimango con lui, quasi sempre guidanto io (un paio di volte anche dalla parte sbagliata...) da lì alla fine. Chiudo nono, rimandando di almeno un altro anno l'appuntamento con una nuova medaglia agli italiani middle, il cui ultimo esemplare in mio possesso è il bronzo del 2012, in condominio con Andrea Cipriani (episodio mitico da cui nacque la famosa storia di Sara...).
 
È mia convinzione che la mia triste debacle nel CI long di Rovegno (che  non riporto qui, perché quel giorno non è andato bene proprio niente) sia nata fra la 3 e la 4 della gara di Nova Ponente. L'orienteering è una cosa dove, per quanto mi riguarda, per il 50% conta una miscela di tecnica e fisico, variabile da gara a gara, e per l'altro 50% quanto ti senti forte quel giorno. Io dopo l'estate mi sono sentito fortissimo fino alla 3 di Nova Ponente, e poi ho iniziato a sentirmi una sega. Quasi 4' minuti in qul cazzo di boschetto, dove è vero che la vegetazione tornava come il corvo dell'arca di Noè e le forme del terreno poco di più, ma vallo tu a spiegare al morale.

allORI

Campionato Italiano Sprint Lavarone
Metterlo bisogna metterlo, perché un primo-dietro-Rigoni in un campionato italiano, a soli 46'' da Egli, e davanti a GPM, Ingemar, Buselli, Eddy, Roland e Gottardi, non è comunque da buttar via, ma non è stata certo una gara memorabile, dato che la cartina e il tracciato non erano all'altezza di un campionato italiano.

Trans d'Havet
Vero, niente allORI, ma quel giorno che ho corso 12 ore e mezza, di cui 3 abbondanti sotto il diluvio, per 83 km con 6000 e rotti metri di dislivello, arrivando al traguardo in piena spinta, e senza aver mai desiderato di non essermi mai iscritto a quella gara, è stata, sportivamente parlando, una dei più belli dell'anno, e forse della mia carriera.

Long a Barricata
Non era una campionato italiano, neanche trentino, neanche una coppa Italia, ma riuscire finalmente a domare la cartina di Barricata (seppure nella sua parte meno ostica) chiudendo davanti a Pin e GPM, e nonostante 7 (sette!) minuti di errore alla bastardissima 13 nascosta nel buco lasciato dalle radici di un albero caduto, è stata una soddisfazione non da poco.

III Coppa Italia - Sprint - L'Aquila
La luce che c'era al momento della premiazione, con la chiesa romanica appena restaurata dietro, valeva da sola la trasferta fino laggiù. Se si aggiunge il divertimento del tracciato, la tragica magia di correre in una città ancora in gran parte devastata, e il primo posto davanti ad Andrea ed Eddy, si fa presto a mettere la giornata nella top five stagionale.

II Coppa Italia - Long - Quantin
Il giorno dopo la orrida prestazione di Belluno, ne sfodero una che forse non mi aspetto davvero neanche io, e mi porto a casa il primo-posto-dietro-Rigoni nella prima gara long della stagione, nonostante una griglia piuttosto agguerrita. È vero che ho preso una buona parte del mio vantaggio sui "non-Rigoni" nella tratta lunga, ma è anche vero che poi non l'ho perso nella successiva manciata di lanterne sul costone a scendere, per niente banali.

2 gennaio 2016

Caro O-2016

Caro O-2016,
dato che quest'anno cominci presto, con la mitica VeNotte del 16 gennaio (ma senza categorie, solo colori, quindi niente ambizioni di vittoria bis in M35 e in "nero" ci saranno sicuramente Tenani e un sacco di primierotti velocissimi) ti scrivo presto anch'io.

Dato che sei un anno pari, dovresti essere un anno di medaglie agli italiani, ma ne ho vinta una l'anno scorso, e magari mi viene scalata dal conto di quest'anno, quindi vedremo. E in ogni caso ho ormai capito che le medaglie agli italiani sono come le donne, che se le corteggi troppo poi non ti vogliono più. Così quest'anno farò il vago con loro e mi concentrerò su altro.

Ma proprio altro altro, talmentre altro che non ci saranno neanche le lanterne. Invece di sognarmi fin d'ora giorno e notte il fine settimana del 7-8 maggio dalle parti del Primiero, con gli italiani sprint e middle a Canal San Bovo e Calaita, ho già iniziato già da un po' a sognare i posti dove correrò la Dolomiti Sky Run, una gara di trail sull'Alta Via Numero 1, da Braies a Belluno: magia pura! (vedere qui sotto per credere). 


Oltre a quella del filmato homi piacerebbe fare alcune altre sgambettate su per i monti, in aprile vicino al Lago di Garda per il BVG Trail, in maggio in bassa Valle dell'Adige per il Trail dell'Orsa, in giugno in Val di Zoldo per il Dolomiti Extreme Trail, in piena Lombardia (e, spero, con un lombardo) per il Trofeo Kima.

Dato che pensando a quelle gare lì i miei allenamenti saranno piuttosto oversize, probabilmente, per gli imperscrutabili misteri del mio fisico, andrò benone nei centri storici veloci, quindi quest'anno mi piacerebbe portarmi a casa lo Sprint Race Tour in M35, l'unica vittoria in classifica finale che mi è scappata nel 2015 (e, nonostante Massimo Bianchi la meni già da abbastanza tempo da aver rotto i maroni, il clou sarà davvero a Siena a novembre, con l'arrivo in piazza del Campo). 

Quanto alla Coppa Italia, ha un calendario strano, che inizia prestissimo e finisce tardissimo

20.03.2016 - Coppa Italia - 1^ pr. (middle) - Barbisano
17.04.2016 - Coppa Italia - 2^ pr. (long) - Cansiglio, Vallorch
04.06.2016 - Coppa Italia - 3^ pr. (sprint) - Borgo Valsugana
05.06.2016 - Coppa Italia - 4^ pr. (long) - Borgo Valsugana
24.09.2016 - Coppa Italia - 5^ pr. (long) - Sgonico
23.10.2016 - Coppa Italia - 6^ pr. (middle) - Monte Beigua
05.11.2016 - Coppa Italia - 7^ pr. (sprint) - San Gimignano

Il fatto che ci siano 2 sprint e 3 long, rende un po' meno improbabile (Carlo permettendo) l'idea che io possa eventualmente rivincere la classifica finale. Spero comunque almeno di confermare un inizio brillante come negli ultimi due anni, ma di finirla un po' più decorosamente.

Insomma, caro 2016, tu dammi gambe per correre, che a fare il bambino felice ci penso io anche per quest'anno.

28 dicembre 2015

Via Lattea Trail + quasi O

Ebbene sì, ho disertato una gara di orienteering (nientemeno che la Ori-bells del Trent-o) per andare a fare una gara di trail, in notturna sulla neve, in teoria. In mancanza di neve, è rimasta solo la notturna, che è molto meno divertente di una notturna di orienteering, ma che è stata una ottima seduta pesante di allenamento, dato che i 22 km + 1200 metri di dislivello, più che un trail, sono sembrati un cross lungo. Cioè una di quelle robe in cui devi partire forte, proseguire forte, e finire forte. Se ne hai.

Io ne avevo più o meno, e sono stato complessivamente un po' una sega, dato che sui due giri di percorso, a fare il secondo ci ho messo 10' di più, dimostrando di essere andato troppo forte nel primo. Complice anche la mia innata tendenza alla imprudenza, nel senso di mancanza di lungimiranza, per cui, nonostante avessi uno zainetto sulle spalle, mi sono ben guardato dal metterci dentro una qualsiasi forma di sostentamento calorico, così quando ho cominciato ad avere fame, invece di ingoiare prontamente qualcosa, ho iniziato a rallentare. E meno male che a metà percorso c'era un ristoro, dove mi sono sgranocchiato quattro zollette di zucchero, come neanche un qualsiasi animale ammaestrato al circo dovrebbe fare.

Comunque, bene o male sono arrivato in fondo, tutto sommato neanche troppo provato dalle due salite piuttosto ripide su forestale sterrata, e dalle due discese ostiche su pista da mountain bike, probabilmente gustosissime da fare con due ruote sotto il culo, molto meno con due sole zampe ad ammortizzare paraboliche, salti e dossi vari.

Totalmente negativo invece, purtroppo, il quasi-O del giorno dopo.

Accade che io debba essere a Padova domenica per le ore 12, e che io mi trovi a passare la notte del sabao in una palestra di Salice d'Ulzio (o più correttamente Sauze d'Oulx), quasi in cima alla Val di Susa, quasi al confine con la Francia. Per motivi a me ignoti, alle 5.00 a.m. non ci sono bus di linea da Sauze a Oulx, dove alle 5.22 parte il treno che mi può portare a Torino in tempo utile per poi sFrecciare a Padova. Così alle ore 4.30 la mia sveglia mi avvisa che è ora di alzarsi per scendere a piedi. Mi sono fatto spiegare la strada, e a occhio da un paese all'altro ci saranno 20'. Quindi mi sembra di partire con ampio margine.

Purtroppo però la strada, invece di scendere come si deve, ondeggia di qua e di là, tergiversando fra i campi, bui e naturalmente senza un fiocco di neve. Dopo l'ennesima inutile diagonale che tende addirittura a salire, verificato che è ormai drammaticamente tardi, e che le luci del traguardo non si sono avvicinate neanche un po', decido per un disperato azimut. Dopo aver perso una decina di secondi ad attraversare un recinto (attraversabile? chissà, non ho la carta) mi butto nell'oscurità puntando alle luci.

Passa il tempo, ma finalmente le luci si avvicinano. Quando ormai sono ad un tiro di schioppo, rinuncio all'ultimo pezzo di azimut e mi butto su un sentiero verso sinistra, soprattutto perché ho l'impressione che davanti ci sia un piccolo precipizio. Arrivo in breve alle case, da qui devo raggiungere la stazione, indicata dai cartelli stradali.

Dopo qualche minuto sono sul viale della stazione, e sono più o meno a metà quando vedo il treno che arriva in stazione. Accelero quanto lo zaino e l'abbigliamento non proprio agonistico me lo concedono, e mi butto sulla destra per aggirare la stazione sperando di vedere qualcuno (tipo il capotreno) da implorare di attendermi. Ma non vedo nessuno, il treno è sul secondo binario, e il sottopasso è a metà stazione (dove sarei stato se invece di aggirarla l'avessi attraversata dall'atrio). Rotolo giù nel sottopasso, risalgo a 12 scalini per volta, e quando me ne mancano 5 alla fine della scala, il treno parte. Alle ore 5:22 e 5'' sono al binario 2 della stazione di Oulx, sudato come dopo gli italiani sprint M35 2015 conclusi al secondo posto, e depresso come dopo gli italiani sprint M35 2013 conclusi quasi ultimo e comunque PM. 

Devo assolutamente migliorare dalla 100 al finish, o almeno imparare a saltare i recinti probabilmente attraversabili.


21 dicembre 2015

Podio!

La mia stagione agonistica 2015 si chiude con un nuovo brillante podio, che va ad aggiungersi alla ricca collezione di quest'anno, dove spiccano alcune perle, che non nomino per non auto-spoilerare il mio prossimo (?) post sui successi e i flop degli ultimi 12 mesi.

L'ultima soddisfazione dell'anno giunge da un luogo non molto adatto all' orienteering: un lembo di terra stretto fra una discarica di inerti, l'autostrada e la tangenziale, ma si sa che il talento non conosce limiti fisici. Per i fanatici delle notizie dell'ultima ora, anche questo sarà considerato un vecchiume, perché parliamo del 12 dicembre, giorno in cui avrei dovuto sfidare Fabietto nel secondo round dell'Ori Cup Inverno nella gara di Bosentino spostata a Pieve Tesino, finita con una schiacciante vittoria di Cipriani grazie anche alla diserzione di Fabietto e al mio concomitante impegno nel lembo di terra di cui sopra.

In palio c'era nientemeno che il titolo di Istruttore Federale di Orienteering, pure di secondo livello, come scopriremo durante.

Alla prima lanterna vengo affrontato a muso duro dall'istruttore capo Gabriele Bettega, che chiede di spiegargli come fare azimut dal punto 4 al punto 5 del percorso H40 del Trofeo Arge Alp 2014 a Pietralba. Io sono casualmente passato proprio di lì 5 giorni prima in passeggiata con la moglie, ma sono praticamente certo che la carta non fosse embargata, così rispondo quasi giusto, dimenticandomi solo di ruotare la ghiera della bussola (sì, giovani, la bussola una volta aveva anche una ghiera girevole, e se volete diventare istruttori dovete anche sapere cosa è una ghiera girevole, come si gira, e perché bisogna girarla). 

Alla lanterna 2 sempre l'I.C.G.B. mi chiede due scelte di percorso dalla 6 alla 7 di quello stesso tracciato. Ho fatto quella gara proprio in quella categoria, e non ho difficoltà a punzonare a scappare via (ricordandomi fra l'altro di che magnifica vista sul Latemar ci fosse dalla scelta alta).

Siamo evidentemente in una long, o meglio in una o-marathon, e la farfalla successiva, di qualche decina di punti, richiede quasi 4 ore. Ai tratti da sprint a scelta multipla (fra gli altri da chi è composto il comitato tecnico, su che basi cartografiche si può realizzare una mappa, quanti titoli italiani middle assoluti ha vinto Stefano Galletti), si alternano tratti da middle allungata (fra cui quali precauzioni per garantire le sicurezza di una gara di orienteering, descrivere un corso per principianti, raccontare come sono andati gli WOC in Italia), e tratti da vera long (traccia una gara di livello giallo e rosso, traccia un percorso cieco, uno a stella e uno a farfalla di difficoltà verde, traccia un percorso alla corda di 3 km con lanterne false, e uno di 4 km con lanterne fuori dalla corda, cerca di sopravvivere ad una cena con Zonato).

La seconda parte della gara è una innovativa formula "waiting start", in cui, per testare la saldezza dei nervi dei partecipanti, ci hanno fatto attendere ore e ore mentre uno alla volta affrontavamo la parte finale del percorso.

Quando è stato il mio turno, dopo aver ripercorso con scelte diverse alcuni punti della long, ho dovuto affrontare uno spigoloso punto che richiedeva di passare dal tratto di carta riportato qui a lato. Io ho scioccamente fatto il giro al recinto, ricordando un tratto di carta simile, nella cartina di Madrano (o forse era Roncegno Terme) nel quale, passando da stradina analoga, mi ero trovato in mezzo ad un pranzo domenicale. Fortunatamente non ci ho perso troppo, ma l'I.C.G.B. e il suo vice Davide Miori non erano tanto contenti.

Per giungere alla penultima lanterna ho dovuto mettere in sicurezza un percorso per scuola elementare di un gruppo di maledetti bambini che volevano uscire dal cortile aizzati da Silvano Daves, prima di sprintare verso il finish ricordando da chi fosse eletto il GUF e quando.

L'elaborazione dei dati, vista anche la lunghezza del percorso, ha richiesto più tempo del solito, ma il 17 dicembre sono state finalmente pubblicate le classifiche:

1° Simone Bettega  - 95,8/100
2° Stefano Rauss -  94,3/100
3° Dario Pedrotti - 93,0/100

Sì, lo so che ci sono quelli che dicono che era un esame e non una gara, ma anche al liceo e poi all'università c'erano un sacco di studenti convinti della stessa fesseria...

11 dicembre 2015

Zivign-ahi, ahi

E giunse finalmente la prima puntata della sfida Daves-Pedrotti. E finì malissimo, almeno per Pedrotti. Certo, non bisogna scordare che pochi giorni prima, tagliando la verdura, si era procurato una ferita di almeno 7-8 millimetri di lunghezza per almeno 0,4 mm di larghezza sul polpastrello dell'indice della mano sinistra, ma non è certo che questo sia sufficiente a giustificare la prima pesante sconfitta contro lo Sbarbatello.

Come da ormai bella tradizione di questa Oricup (della quale, non si sa bene perché, è dato di sapere solo la gara successiva, mentre il calendario completo rimane top secret) la gara è per molta parte nel bosco, e il percorso non è banale. Certo, è meno difficile di come sembra da come l'ho fatto io, ma un ex allenatore della nazionale di orienteering me lo ha detto, che se non mi astengo dalle gare fino a metà gennaio, non risponde di quello che posso combinare, quindi va bene così.

Dopo aver perso non so bene come 16'' sulla elementare prima (eppure non mi sembrava di essere partito così piano) corro discretamente fino alla 4, prima di non accorgermi del sentiero che mi porterebbe in piano comodamente dritto alla 5 (curioso notare che quelli che alla fine saranno 1°, 2° e 3°, in questa lanterna fanno rispettivamente il 33°, 29° e 25° tempo...).

Poi vado un po' a casaccio alla 7 e alla 8 e molto a casaccio alla 10 (che trovo per puro caso, senza aver minimamente capito dove ero e dove erano i muretti che cercavo senza convinzione).

Dopo la 11 c'è la malefica 12, che richiede o il giro del mondo da nord, o 25 (venticinque!!) curve di livello da sud. Mi immolo sulle curve di livello, lento che la metà basta, ma almeno non manco la lanterna come fanno altri, e prendo bene anche la 13 e la 14, apparentemente banali, ma in molti si sono fatti tentare dalla 15.

Poi in pratica c'è solo da correre, e Fabietto ne ha decisamente molto più di me. Passi la 17, dove perdo un po' nel guardare la carta cercando un passaggio che non c'è, fra il ruscello e il non attraversabile, ma i 18'' che mi rifila alla 18, in 500 metri di strada asfaltata, dicono che mi dava più di mezzo minuto al km, il che è piuttosto triste (soprattutto se continuo a sorvolare sui 20 anni di differenza che separano le nostre date di nascita...).

Tanto per gradire ci metto anche un po' del mio alla 20, dove riesco a perdere 1' andando ad infrattarmi nei boschetti dietro le case, invece di tornare comodo sulla strada (e lì, dietro le case, più o meno sotto il numero 20, in carta mancava un muro gigantesco...).

Limito i danni negli sprint finali e chiudo 4 dolorosissimi minuti e 31 spiacevoli secondi dietro Fabio.
Ma anche 14 giocondi secondi davanti a Samuele Tait. Il che, considerando che lui ha un futuro molto più radioso del mio passato e del presente di Fabietto, mi fa andare a casa un po' meno depresso.


4 dicembre 2015

Apparentemente OT

Per i non informatizzati, OT vuol dire "off topic", che in gergo vuol dire "che non c'entra una mazza con l'argomento di questo blog". Ma è solo "apparentemente".

In attesa di vedere se finalmente sabato 5 dicembre a Zivignago di Pergine avrà luogo la prima puntata della sfida fra Pedrotti e Fabietto, allieto i miei lettori con un breve racconto del mio ultimo lunghissimo, partito nell'oscurità delle 5.15 del mattino da Mezzocorona e terminato con l'oscurità delle 17.50 a Tret, in alta Val di Non, 56 km e 4.400 metri di dislivello più tardi. Ho portato a termine in una serenissima giornata autunnale quello che non ero riuscito a concludere ad inizio estate 2014 in senso contrario, quando avevo dovuto interrompermi a tre quarti per completo esaurimento psicofisico, gettando la spugna sul Corno di Tres, anche a causa di uno sbaglio di strada poco dopo la partenza da Fondo.

Questa volta invece è andato tutto benissimo, ed è stato splendido. Partenza in notturna con la frontale, che mi ha accompagnato per tutta la salita, la più lunga e ripida del giro, sul Monte di Mezzocorona. Poi la luce gialla e le Dolomiti di Brenta rosa all'alba, con anche un camoscio che mi faceva compagnia. Quindi le cime, prima la Cima Roccapiana, poi il Corno di Tres, poi la Testa Nera, e a seguire il Roen, il Penegal e il Macaion, ormai sul far del tramonto, sempre con un cielo limpido da vedere tutte le cime fino ai confini della terra. Verso metà giornata ho anche trovato un bar aperto a passo Mendola, dove ho integrato il riempimento delle borracce, che ero riuscito ad effettuare poco prima in un torrentello, con una fetta di sedicente Sacher, e gli sguardi ammirazione dei giovani proprietari e quelli di aperta disapprovazione dei meno giovani avventori (che mi hanno gentilmente avvisato che in novembre viene notte presto e mi hanno consigliato senza mezzi termini di prendere la corriera e tornare a casa prima che facesse buio).

Verso la fine dell'uscita c'era anche la luna piena ad accompagnarmi (ma ormai ero nel bosco che scendevo) e a Tret una buonanima mi ha evitato la morte per assideramento (dopo una giornata passata comunque tutta sotto zero), portandomi in macchina fino a Dermulo, il primo posto utile per prendere un mezzo pubblico per tornare a casa, dato che la corriera da Fondo delle 17.20 l'avevo ormai persa. Proprio bello bello.

Il post è solo "apparentemente" OT perchè naturalmente serve ad incutere timore ai miei avversari 2016, mostrando i massacranti allenamenti ai quali mi sottopongo per sbaragliarli. E avevo pure un cartina, sebbene al 25.000 e senza lanterne.