9 settembre 2011

Alta Badia

Della straordinaria bellezza del posto ne hanno già parlato abbondantemente altri, posso solo aggiungere che io ci ero particolarmente affezionato perchè l'anno scorso in un giro in bici ci avevo praticamente girato intorno, costantemente con il naso all'insu per la bellezza delle montagne circostanti. E poi da lì si vedeva il mitico Piz Boè, il punto più alto della Dolomites Sky Race, quello dove io non sono mai arrivato per le avverse condizioni meteo, ma dove forse un giorno riuscirò ad arrivare.
La carta non era forse molto tecnica, e, come dice il cartografo, forse qualche curva ausiliaria poteva essere evitata e la lettura sarebbe stata più chiara.
Della mia gara che dire? Quando si vince con 5' sul secondo e 12' sul terzo o si è proprio forti forti o gli avversari sono un po' scarsi. Punterei sulla solita via di mezzo, dichiarando ufficialmente che io ho fatto una discreta gara, mentre altri molto meno. Diciamo anche che era molto adatta ai miei mezzi, dato che era più fisica che tecnica, comunque è una buona notizia che le gambe vadano così bene una settimana prima dei campionati italiani long (anche se a dire il vero in gara mi sentivo piuttosto imballato).
Guardando la gara più da vicino (a scopi autodidattici, non perchè la cosa possa interessare a qualcuno) la prima tratta era in curva e sembrava banale, ma se Rudy Mair è riuscito a confondersi tanto da lasciarci 11', forse qualche insidia la nascondeva. Andando alla 2 si apriva davanti l'immenso pratone, che dalla carta sembrava un inferno mentre era proprio un bel posto per correre. Non facilissimo prendere la direzione giusta, ma le casette aiutavano fin troppo. Per la seconda edizione ne consiglio l'abbattimento (oppure il non segnarle in carta, se è permesso dalle sacre norme IOF).
La terza è vicina anche se in salita, la 4 è di nuovo in curva e perdo qualche secondo per girare attorno ad un boschetto invece di scavallare alla sella. La 5 è banale e quindi non capisco perchè è quella in cui sono andato peggio in contronto con gli altri. Per la 6 andare in curva sembra periglioso e opto per una più tranquilla strada, probabilmente eccedendo in prudenza. Alla 7 ci arrivo con un azimut un po' azzardato mentre alla 8 mi accompagna il torrente e poi compare l'inconfondibile boschetto. 
Per la 9 le forme del terreno aiuterebbero un sacco, ma nella lettura passano in secondo piano rispetto ai colori quindi mi butto verso il verdino, lo attraverso e, riemerso dal torrentello dove sprofondo fino a metà gamba, ho un momento di dubbio. Un po' più in alto alla mia sinistra ci sono altri 3 orientisti, fra cui Grassi Junior. Sto per raggiungerli ma poi mi dico che no, questa volta ho ragione io. E infatti procedo altri 20 metri e trovo la mia lanterna nell'avallamento e riparto, inseguito da Grassi che ha la mia stessa tratta fino alla 10 e non gli cedo mezzo metro (e lui è un vero elite!).
Verso la 11 sono un pelo affaticato, la 12 è in una bucona che si vede da lontano e da cui spuntano innumerevoli orientisti, l'albero della 13 si vede da lontanissimo e il problema è solo cercare di correre fin lassù. Andando alla 13 mi dico che se non riesco a preparare la lanterna dopo in una tratta del genere, non ci riuscirò mai più, e allora mi sforzo di pensare anche alla scelta successiva, cosa che non faccio mai. E ci riesco pure, impostando una linea lungo il boschetto e il semiaperto che mi porta al laghetto e alla 14. 
Siamo ormai agli sgoccioli, la 15 è facile e sbaglio solo una manciata di secondi rimanendo un po' basso, la radura della 16 è elementare, e la risalita verso la 17 chiede solo di avere ancora un po' di energie. Io evidentemente le tengo per lo sprint, perchè la 17 è un'altra di quelle lanterne in chi pago un po' di secondi da altri che ho staccato in tutte le altre.
Questa volta il pensiero "però era una gara facile" mi attraversa la mente solo nel corridoio di arrivo, quando è ormai troppo tardi per buttare via la gara con errori catastrofici.
Direi che della mia gara mi è piaciuto soprattutto il fatto che sono rimasto concentrato dall'inizio alla fine, cosa che era resa ancora più difficile dalla relativa facilità delle tratte nei pratoni. Per il resto, le gambe sembrano potermi portare abbastanza lontano, e il contatto con la carta non è stato male.
Vedremo a Bellamonte.
 

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