14 agosto 2012

O-marathon 2012

È ad una ora imprecisata fra le 7.30 e le 8.30 che ha inizio la o-marathon 2012, e il momento esatto è quello in cui al ritrovo di forte Cherle scende dall'auto Stegal. Può essere che il cappellaccio sgualcito, gli speroni, il sigaro smozzicato e il giubbotto in velluto con le frange me li sia immaginati io, ma lo sguardo alla Clint Eastwood, quello no. Lo sguardo che dice "tranquilli ragazzi, ci sono, si può cominciare anche questa volta". Tuttattorno gli indiani e le diligenze oggettivamente scarseggiano, ma ci sono mucche in abbondanza, quindi si può cominciare davvero.

Io, a differenza, di Clint e Zarfo, mi paraculo fra i master, che hanno solo 16,7 km con 800 e rotti metri di dislivello. A paraculare con me ci sono Il Rivale Cipriani, Ingemar Neuhauser, Niccolò Corradini, Fabio Hueller, Enrico Casagrande e vari altri con meno ambizioni di podio. Se qualcuno di noi sapesse cosa lo aspetta sul podio, le cose sarebbero forse andate diversamente. Ma quando Luigi Girardi dà il via alle 8.30 quasi in punto, nessuno lo sa, così Ingemar e Niccolò scattano con il fuoco sotto il culo, Fabio, Andrea ed Enrico partono di esperienza, e io mi lancio fra gli uni e gli altri.

Come sempre nelle partenze in massa, nonostante gli anni scolastici siano parecchio lontani per tutti, la prina lanterna viene affrontata con il classico stile "bambini all'uscita da scuola all'ultimo giorno prima delle vacanze". Non è importante dove si va, l'importante è correre insieme agli altri, felici che sia finita (o, nel nostro caso, coninciata). Come sempre finisce che qualcuno piuttosto casualmente trova la lanterna, e tutti si accodano. Siccome a me questa cosa da sempre un po' fastidio (trovo ancora scocciante scoprire che la lanterna è in tuttaltro posto rispetto a dove pensavo io) per la seconda prendo saldamente in mano la situazione, e con "l'appoggio visivo" al collinone mi lancio deciso in direzione, con tutti gli altri a farmi da damigelle. Punzono giulivo per primo e poi via. Per la 3 bisogna andare alla strada e poi tornare giù, varie processioni si inerpicano sulla dorsale, la prima a giungere sulla strada è quella di Corradini, poi arriva la mia, e ci ritroviamo lassù. La Gazzella dei Boschi e il Cammello delle Alpi corrono fianco a fianco, la Gazzella si butta per prima, il Cammello scende più compassato, alla 3 il Cammello arriva un po' dopo, ma alla 4 sono di nuovo quasi insieme. La Gazzella riparte gazzellosa, il Cammello un po' più cammelloso, perchè gli sa che a quel ritmo lì gli si ammosciano le gobbe molto prima dell'arrivo.

Per la 5 c'è da scegliere fra la comoda tangenziale o la più orientistica direttissima. Esito un po' e poi faccio l'orientista (e che soddisfazione sapere poi che anche Dellavalle e Kirchlechner andranno di là), chiedendomi per tutta la strada se non fosse stato meglio andare dall'altra. Cronometro alla mano, la scelta orientistica si rivelerà molto migliore dell'altra, ma io la rovino che il primo pessimo azimut della giornata, e incontro la Gazzella mentre esce dal punto prima che io l'abbia trovato.

Poi è tempo della prima farfalla e si sa che i lepidotteri a volte possono essere spaventosi. Ma non è questo il caso, il centro è in un posto molto riconoscibile, e le ali non presentano particolari difficoltà. È quindi solo grazie all'ansia da prestazione che riesco a perdere più di un minuto dalla 7 alla 8. Bastava spostarsi in curva fino al praticello, non era difficile. 

Andare alla 13 è meno complicato di quanto può sembrare a prima vista, ma non so più se tutti gli altri sono minuti più avanti o più indietro. Corro solo soletto nel bosco, convinto ancora che tutto andrà per il meglio. Dal cocuzzolo con roccione riesco a sbagliare il secondo azimut, ma di poco e con la coda dell'occhio riesco a vedere il bianco e arancione, la 14 è facile, e poi è tempo di seconda farfalla. Per arrivarci ci sono varie strade, compresa quella cervellotica e ondivaga che scelgo io. L'idea di passare a dare un'occhiata alla 20 non era male, ma ci si poteva arrivare senza andare a funghi nei prati. In ogni caso poco prima di arrivare alla 15 mi rendo conto con orrore che Fabietto mi supera con facilità, senza neanche smettere di chiacchierare. Sospetto non sia un buon segno, ma faccio finta di niente e mi accodo alla visita guidata alla 16 e alla 17, organizzata da non so bene chi ma ottimamente condotta, cercando di non sentirmi troppo in colpa. Quando torno al centro della farfalla bevo di nuovo e, non trovando l'ombrellino rosso della gita alle 19 e 20, ci vado da solo. Fra le due incrocio la Gazzella con in groppa Enrico, quindi non sono troppo più avanti. Percepisco anche Fabio e Andrea nei dintorni, ma non saprei esattamente dove.

Tornato alla 21 prendo le provviste di acqua per il viaggio, e mi avvio ad uscire dalla prima carta ed affrontare la tratta da due spanne. È qui che le gambe magiche possono dare il loro meglio. È qui che lo Sky Runner può fare la differenza. È qui che posso umiliare il Rivale mettendo a frutto mesi e mesi di allenamenti over-size. Ed è qui che devo arrendermi all'evidenza che non ne ho più (e comunque sono un pirla).

Succede che le mie gambe (fu)magiche, interrogate circa le loro condizioni durante il primo tratto di salita, mi dicono che non hanno nessun ricordo degli over-allenamenti dell'inverno, ma in compenso si ricordano benissimo della Dolomites Sky Race corsa due settimane prima, e passi per una garetta da 20' a Dambel o anche per una middle a Folgaria, ma la o-marathon me la posso proprio scordare. Sarebbe stato carino me lo avessero comunicato prima di partire, ma c'è poco da fare. E così sugli sterrati in cresta dove avrei voluto scaricare a terra centinaia di cavalli, arranco penosamente, facendomi rifilare dal Cip 6' su poco più di 40' di pura corsa. E per rifilarmeli non si prende neanche la briga di fare la scelta intelligente (rimanere in quota passando da passo Coe) invece di scendere e poi risalire 20 e rotte curve come faccio anch'io.

Dato che la psicologia nelle gare lunghe è tutto, provo a fregarmi con una tattica alternativa. Durante la gara bisogna cambiare brichetto perchè in quelli normali non ci stanno abbastanza punti. Così formalmente la gara è una staffetta, e nelle liste di partenza io risulto in squadra con un secondo frazionista di nome Dario Pedrotti. Durante l'ultimo km di passione prima del cambio brichetto mi racconto che è l'ultimo sforzo e poi partirà il mio compagno di squadra che è fresco come una rosa, e che quindi posso stringere i denti e correre ancora un po'. Lungi dall'avere risultati mirabolanti, la storiella almeno mi distrae un po', ed arrivo alla 22 da cui escono sorridenti e rifocillati Andrea ed Enrico, che non sono poi così tanto davanti a me. O meglio, non lo sarebbero se non mi fermassi a banchettare al ristoro, ma o banchetto o schiatto. Quindi banchetto.

Fortunatamente si riparte in discesa, lungo le piste non c'è traccia dei suddetti, e prima della 23 c'è anche una salitella di 4 curve che mi costringe, orrore, al passo. Sui prati per la 25 avvisto e raggiungo Enrico, che è stato colto da crampi, e mi aiuta a trovare la 24 per la quale stavo sbaglianto l'ultimo aziumut di giornata. La salita alla 25 è penosa e in zona punto della 26 incontro il Cip che mi chiede conferma sul fatto che siamo troppo alti. Ecco, il sogno di una vita si materializza, ho raggiunto il Rivale, è evidentemente alla frutta, non resta che affondare gli artigli nelle sue carni frollate. Ma io sono più alla frutta di lui. Ci trasciniamo insieme alla 27, corricchiamo alla 28 solo perchè è in discesa, scampagnamo alla 29 rendendo l'anima al padre nel muro successivo, passeggiamo di ritorno alla 30 e iniziamo a guardarci in cagnesco pensando all'epilogo. Ma c'è poco da cagnare. "Correndo" alla 31 lui pensa a risparmiare le energie per piazzare lo sprint, io a non stramazzare a terra e a rimanergli vicino nel caso gli esplodesse una scarpa o gli cadesse il brichetto in una tana di tasso. Ma non succede.

Così dopo la 32 lui parte e io no, e amen. Finisce con Corradini, arrivato da un po', sul gradino più alto, poi il Cip e poi io, o ciò che rimane di me.

Alla premiazione, per la quale dobbiamo attendere l'arrivo di Clint, che si è probabilmente fermato a fare delle riprese per il suo nuovo film dal misterioso titolo "PM" ed arriva nel tardo pomeriggio, gli organizzatori, fin qui semplicemente fantastici, pranzo compreso, decidono di impartirci una lezione sulla fugacità della vita e l'insensatezza delle ricerca della vittoria, infliggendo ai primi 3, due fra i più brutti premi che si siano mai visti in Europa. Ritenendo non sufficiente la coppetta di plastica, la accompagnano con una agghiacciante farfalla in metallo delle dimensioni di una mano di Clint. 


2 commenti:

  1. Adesso che il tuo racconto è arrivato, possiamo veramente dire che la O-Marathon 2012 è finita. Parafrasando John B. "Non finisce niente (nemmeno la o-Marathon) finché non lo scriviamo noi!".
    E poiché per oggi mi crogiolo nel ricordo del Clint, penso che il sottotitolo della prossima O-Marathon (se Luigi G. mantiene 'sto trend) sarà "Coraggio, fatti ammazzare!"

    Clint-gal

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  2. Ci sono gli split times e le classifiche da qualche parte?

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