5 luglio 2013

Robe da Scairanner

Grazie ai proventi delle vendite delle prime 20.000 copie del mio libro, ho potuto permettermi anche quest'anno un giretto in bici sui passi dolomitici, e, mentre la moglie nel pomeriggio riposava dalle fatiche ciclistiche, io sono andato a togliermi un paio di soddisfazioni fra alcune delle più belle montagne delle Dolomiti (e dato che Messner, non proprio l'ultimo arrivato, dice che le Dolomiti sono le più belle montagne del mondo...).

Da quando ho iniziato a bazzicare la Val Badia (non so se avete presente, quelli che una volta cominciavano a rompere i maroni con i volantini in febbraio e che adesso o hanno finito la carta o pensano che solo perché organizzano le gare in uno dei posti più belli del pianeta la gente ci va anche se non fanno i volantini) mi ha sempre affascinato quel costone di roccia che si chiama Sas de la Crusc, e pensavo che prima o poi mi sarebbe piaciuto andarci. Grazie ad una sapiente regia del giro in bici, sono riuscito a fare in modo di pernottare al Rifugio Fanes, che si trova sull'altipiano subito dietro il costone, punto ideale per la salita sul bordo. Nei progetti iniziali volevo arrivare su una cima (magari il Sasso delle Dieci, m. 3027, la più alta) ma causa neve e poco tempo a disposizione ho dovuto piegarmi a più miti, ma comunque molto soddisfacenti, consigli. Sono salito alla Forcella di Medesc, e, senza voler assolutamente paragonare le mie prestazioni con le sue, credo di essermi sentito come si sente Killian Jornet nelle sue escursioni. Lassù, nel silenzio assoluto e nella solitudine dell'altopiano roccioso di cui ampie zone erano coperte di neve, ho vissuto per due ore in un misto di eccitazione, estasi e paura, con tutti i sensi all'erta per evitare di farmi male in un posto dove se mi fossi piantato difficilmente mi avrebbero recuperato in tempo utile. Niente di atleticamente trascendentale (poco più di 500 metri di dislivello resi solo un po' più faticosi dalla neve e dal fatto di non sapere mai bene quanto il piede sarebbe andato giù al passo successivo), ma le sensazioni vissute salendo e il panorama che è arrivato improvvisamente insieme al vento gelido quando sono arrivato alla Forcella, credo me le ricorderò per un bel po'. Dall'altra parte il Sella con il Piz Boè, la Marmolada, il gruppo del Puez, le Odle, nella luce del tramonto fra il bianco delle nuvole e l'azzurro di squarci di cielo. Bello, bello, bello.

Un paio di giorni dopo ho bissato dalle parti del Passo San Pellegrino, sapendo che arrivare a tanta bellezza sarebbe stata dura. Ma in fondo non ho avuto troppo di cui lamentarmi. Dal passo sono salito al rifugio delle Selle, e da lì sono andato via in cresta fino ad una cimetta di cui ho perso il nome, sui 2700 metri. Anche qui un panorama spettacolare, con molte delle cime dell'altra volta viste dall'altra parte. La cresta era la frontiera durante la prima guerra mondiale, ed era punteggiata di postazioni militari. Faceva una certa impressione pensare che in un posto così bello possano averci vissuto per anni sparando e rischiando di farsi sparare. Anche qui ho pensato a Killian. Quella cresta in una ripresa aerea con l'elicottero farebbe la sua porca figura (io magari meno) e se si riescono a provare su un sentiero dove passa qualche altra decina di migliaia di passeggiatori all'anno, le stesse emozioni che lui prova sui crozi a 1000 km dall'essere umano più vicino, a me va benissimo il sentiero plebeo.

Quando parlo di Killian e dei filmati aerei, quello che ho negli occhi è il trailer qui sotto, che oltre ad essere di una qualità spettacolare, contiene degli spunti che secondo me rasentano la saggezza. 

Sì, è vero, non ci sono lanterne, ma non si può avere proprio tutto.



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