17 ottobre 2014

Arge Alp Pietralba

Il trofeo Arge Alp, per i pochi che hanno il privilegio di partecipare, è una figata. Del resto anche avere le Alpi è una figata, ma questo è molto più soggettivo. Quando non piove come un paio di anni fa, o non è appena nevicato come l'anno scorso, capita che siano delle bellissime giornate autunnali, in posti spesso molto belli, con un sacco di gente forte. Infatti io mi prendevo regolarmente memorabili scoppole, che liquidavo con "eh, ma in Svizzera e in Germania sono troppo più forti che da noi". Quest'anno, dato che a Lipica ero pur sempre arrivato terzo, e lì non c'erano mica solo gli italiani, avevo pensato che magari potevo arrivare lì un po' più battagliero e provare a giocarmela.


Si comincia il sabato con la staffetta, che sarà asciutta per i primi frazionisti, umida per i secondi, e fradicia per i terzi. Io sono al lancio in Trentino 1, che non è un bob, ma la staffetta M35 in teoria più forte della nostra rappresentativa, con Carlo Cristellon in seconda frazione e Jonny Malacarne in terza.  Dopo le recenti buone prove in staffetta al Trofeo delle Regioni e agli Italiani, parto senza troppa ansia e evito di perdermi alla 1 o di inseguire gli altri come tradizione. Certo, andando alla 1 entro in carta molto più tardi di quando inizio a decidere dove andare, ma anche se c'erano scelte più furbe, non risulta grave e punzono per primo. Perdo tempo alla 3 perché invece di buttarmi sul sentiero faccio fatica inutile a mezza costa, e il resto della gara corre via divertente, senza capire bene se sono davanti o dietro. Alla 9 rischio il PE perché c'è un doppio sasso con lanterna con codice di un solo numero diverso dalla mia, ma sono preparato, e perdo solo qualche secondo. 

Ne perdo molti di più alla 17, che incontro andando alla 11, senza accorgermi subito che è la 17. Quando lo capisco mi sento un po' pirla, però se l'obiettivo era fare bene l'azimut, la 17 era effettivamente sulla traiettoria per la 11. Nel giro dopo il punto spettacolo sono ancora arzillo, e meno male, perché ci sono un paio di punti alla Rudy Mair lungo la linea di massima pendenza. Allo sprint non sono un bello spettacolo, ma, grazie soprattutto agli allenamenti specifici dell'inverno scorso per saltare gli steccati invece di arrampicarmici, cambio in testa con 3'' sul Sankt Gallen e 13'' sulla Baviera. Alla fine il mio sarà il secondo tempo assoluto, dopo quello di un certo Simon Seger, che ci mette un minuto e mezzo di meno.

Non è però destino che io riesca a salire su un podio di una staffetta dell'Arge Alp, perché quando non faccio schifo io, fa PE qualcun altro. Quest'anno tocca a Carlo, che avrebbe cambiato in seconda posizione dietro solo al certo Seger (il cui terzo frazionista farà a suo volta PE).

"E allora vincerò una medaglia nell'individuale" chioso a fine giornata, prima di consolarmi con la sauna, il bagno turco e la piscina, dell'alberghetto di Nova Ponente dove mi rifugio con la moglie per la notte.

L'individuale è una bella long con vista sul Latemar (se le nuvole lo permettessero), dove sono fra gli ultimissimi al via. 3 minuti dietro parte Simone Grassi, per cui non c'è proprio tempo da perdere e alla 2 mi viene il dubbio che quello che sto tenendo non sia un ritmo da middle.

Gli eventi successivi mi diranno che no, quello non è un ritmo da middle, o meglio, che ad un certo livello in una long bisogna pedalare come in una middle. E per fortuna pare io sia in grado di farlo. Dopo un momento di appannamento alla 4 (cortissimo azimut casual dal sasso, e 1' perso) mi convinco che la gara si giocherà nella tratta lunga dalla 6 alla 7, dove mi pare che prendere di petto subito il dislivello sia la scelta migliore.

Probabilmente è così, perché alla 7 prendo il Bavarese che partiva 3' prima di me, e ne approfitto per fare così così la 8 e malissimo la 9 (dove però la vegetazione non aiutava, dato che i verdi 2 e 3 dal vivo erano assai poco distinguibili). Da lì c'è soprattutto da correre in giù, e scegliere le traiettorie migliori. In particolare alla 14, dove la tentazione di andare giù è fortissima, ma la scelta di gran lunga migliore sarebbe rimanere sulla strada già in uscita dalla 13. Io non faccio la migliore, ma neanche la peggiore. Chiudo spingendo fino all'ultimo metro di sprint in salita in mezzo al bosco, riuscendo a mettere dietro Simone di una ventina di secondi, ma rimediando altri 4' dal certo Seger. Che a dire si Stegal è uno che quando era giovane era nel giro della nazionale svizzera, e allora può anche andare abbastanza bene così. Per questa volta.




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