23 luglio 2017

O-marathon 2017

Dato che ormai per meno di due ore non mi allaccio neanche le scarpe, niente di meglio per tornare all'orienteering che la O-marathon, la gara ideata e organizzata dal Gronlait, che ogni estate porta a sgambettare sui prati degli altipiani di Folgaria, Lavarone e dintorni, un manipolo di irriducibili. Il fatto che il manipolo non aumenti vuole probabilmente dire che qualcosa nella formula non ha funzionato, ma chi c'è si diverte sempre molto.

Dopo le tempeste e il buio dell'anno scorso, quest'anno cielo limpido per tutti, il che toglie un po' di pathos, ma tutto sommato non è male.

La formula è (purtroppo) quella degli ultimi anni: partenza e arrivo nello stesso posto e cambio carta, sempre lì, più o meno a metà. Sicuramente molto meno sbattimento per chi organizza (sempre e comunque da ringraziare!) ma un po' meno di poesia per chi partecipa. 

La carta è quella di Forte Cherle, molto adatta allo scopo: c'è molto da correre, ma anche molti posti ostici. E alcuni ostici resi quasi proibitivi dalle condizioni della vegetazione: ortiche fino alle ascelle e altre piante tropicali che nascondono tutto quello che c'è sotto, fra cui rocce, fili spinati, e probabilmente anche boa costrictor e scorpioni giganti. Ciò nonostante ne sono usciti quasi tutti vivi. 

In M35 è la riedizione della gara dell'anno scorso, che era finita con un podio Pedrotti - Cipriani - Hueller, e soli 9'' fra i primi due, dopo 2 ore e 40 di gara. Sulla carta, viste le mie uscite da trail - sky - mountain - runner, sono strafavorito. Ma fra "sulla carta" e "in carta" spesso ce ne passa parecchio.

Partenza in linea, quindi per una volta si corre tutti insieme, e i distacchi non sono teorici, ma reali. Dopo non molto dal via mi accorgo che è una di quelle piacevoli giornate in cui gambe e cervello sembrano attivi e collaboranti, e mi involo da solo nel bosco. Split alla mano, probabilmente in realtà Cipriani mi ha visto poco distante per quasi tutta la prima carta, ma a me sembrava di essere da solo, il che ha molto aiutato la mia concentrazione.

Per il primo errore in zona punto devo arrivare addirittura fino alla 14, prima, praticamente tutto perfetto. Se si esclude la stupida scelta di percorso "sotto la riga rossa" dalla 3 alla 4, che era la più scioccamente intuitiva (e infatti ci sono cascati quasi tutti) ma decisamente la più lenta. Scelta ancora più stupida considerando che le mie gambe andavano parecchio di più dei miei avversari, e con la tangenziale lungo i sentieri avrei potuto prendermi parecchi minuti di vantaggio. Invece in 22' di tratta 3-4, rosicchio solo 13'' a Cipriani, che credo sia andato dall'altra.


Esco dalla 4 con Andrea più o meno alle calcagna e, come al solito, chiacchiera. Uscendo dalla 7 facciamo due scelte diverse, verso l'alto io, verso il basso lui. Pare meglio la mia, perché quando arrivo alla 8 di lui non c'è traccia. 9 da fare attenzione (e la faccio) 10 pure (e sono un po' lentino) e poi c'è il fork o come cavolo si chiama. Lo faccio bene, in un terreno non certo fra quelli a me più congeniali, leggera sbavatura solo alla 14, dove ricompare Andrea non so bene da dove e sembra davanti di me. Ma ha un fork diverso, e in uscita dalla 16 ho 3' di vantaggio, che aumento alla 17. 

La 18 mi pare una di quelle a cui fare molto attenzione, e decido per un approccio super prudente. Vado a prendere un punto di attacco a prova di cretino, solo che poi da lì salgo a sentimento invece che a bussola, e dilapido tutto il mio vantaggio. Dagli split sembra che io abbia ancora 28'' di vantaggio, ma nella realtà non era così, boh. 

La 19 è un perfido scherzo dei tracciatore: si vede da lontano, ma fra te e lei un mare di ortiche - rovi - non si sa bene cosa. Mi butto nella foresta rimpiangendo un machete, sbatto tibie e ginocchia ad ogni pié sospinto, rischio fratture esposte della caviglia e del ginocchio, ma ci arrivo quasi sano, un paio di secondi prima di Andrea, che aveva fatto un altro giro, un pelo meno cruento. 20 di transizione e 21 da paura, anche perché leggo male le rocce e mi butto inutilmente in un posto peggio di quello della 19. Meno male che Andrea mi viene dietro, e che usciamo senza fratture.

Da lì al cambio carta si corre, risalgo per evitare il vallone e finisco il primo giro con 21'' di vantaggio. Breve rifornimento e via di nuovo.

Le gambe sono ancora di buon umore, e inizialmente anche la testa (vabbeh, alla 3 vado un po' in giro per le rocce, ma quello è un classico: Andrea mi dà 52'', ma io gliene avevo dati 1'13'' nelle prime due, quindi fa niente). 

Andando 4 mi accorgo di quanto sia stata una pessima idea la strada alta nel primo giro, e faccio quella bassa. Falcata atletica, respirazione alla Miguel Indurain, sguardo fiero, ma in zona punto mi ricordo che è orienteering e non mezzofondo, così mi metto in testa un sacco di dubbi su dove sono e, nonostante sia nel posto giusto, mi comporto come se mi fossi perso. 

Morale, arriva Cipriani, e solo con lui ritorno in me. Ma non sono lo stesso me del primo giro, pascolo intorno alla 5 per un tempo infinito (facciamo 3'-4') e la trovo praticamente solo perché arriva Andrea, che però ne ha già fatte un paio più di me, così mentre io termino il fork, lui sparisce. 

Alla 10 ha quasi un minuto di vantaggio, ma alla 11 è il suo turno di andare in bambola, e lo raccatto in una radura parecchio più in alto di dove sta la 11. Lo carico, lo porto alla 12 e poi lo semino andando alla 13. 

Corro 13 - 14 - 15 - 16 e 17 come una gazzella felice fra i prati, di Cipriani non c'è più traccia neanche all'orizzonte, così inizio a pensare a come festeggiare la vittoria: a braccia alzate con la cartina in mano, a braccia alzate senza la cartina in mano, in altro modo? Dedico alla 18 una percentuale della mia concentrazione fra il 7 e il 12%, che non è evidentemente sufficiente, dato che mi infilo in un sentiero che non centra niente. È però sufficiente per farmi capire che c'è qualcosa che non va. 




Quando realizzo che sono dalla parte sbagliata del vallone mi sento l'orientista più stupido dell'universo, giuro che se arrivo secondo mi do ai racchettoni da spiaggia e mi metto a correre come un forsennato verso la 18. Ci arrivo mentre Andrea ne sta già uscendo e non capisce bene perché io arrivi da quella. Lo inseguo nel vallone e fortunatamente ha un pelo di preparazione atletica in meno di me, così lo riprendo e lo stacco, scongiurando i tornei di racchettoni. 

Bisso il successo del 2016, fondamentalmente perché è vero che nell'orienteering correre non basta, ma nella o-marathon aiuta parecchio.


6 commenti:

  1. Sulla scelta 3-4: "...che era la più scioccamente intuitiva (e infatti ci sono cascati quasi tutti)".
    Tutti ma non gli impiegati panzottelli! Talvolta essere lenti e poco allenati aiuta a scegliere di prendere la tangenziale :-)

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  2. Non sono venuto alla gara di Piedicastello solo perché ho visto che la partenza era in cima al Doss e l'arrivo pure! Altrimenti anche la tangenziale di Trento sarebbe stata (ancora una volta) mia!!

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    1. non è vero che l'arrivo era in cima al Doss Trento!! però con lo spostamento della tangenziale di alcuni anni fa in una galleria più lunga, non saresti riuscito ad entrarci, e comunque non sarebbe stata una buona scelta NEANCHE PER TE

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    2. Ortiche alle ascelle per te!!! Per me alle orecchie. Comunque neanche qui a Kuhmo scherzano. Aggiungi paludi al pube e mirtilli al ginocchio ma, come dici tu, ci si diverte. Ah, dimenticavo, doccia prima, durante e dopo. :-) zonori

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    3. credo che le "paludi al pube" siano guaribili con dei lavaggi più frequenti...
      per curare i mirtilli al ginocchio invece servono le ginocchiere

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