8 dicembre 2019

Il mio Cinghiale

Ormai più di un anno fa mi ero divertito un sacco a correre nella palta e sotto la pioggia laggiù in mezzo agli Appennini, tanto che ho pensato bene di tornarci anche quest'anno, al Cinghiale, che non è un animale, come canta non ho proprio capito perché Max Pezzali in una delle sue ultime canzoni,  ma il nome dell'ultimo vero ultra trail dell'anno, quello per gente a caccia di punti ITRA o preoccupata di cadere in crisi di astinenza. Io ero fra i secondi.

Così anche quest'anno a fine novembre scendo a Palazzuolo sul Senio per prendere il via nella gara da 93 km, che quest'anno è composta da 3 giri, rispettivamente da 42, 21 e 30 km, o giù di lì. Annunciano molta meno palta e molta meno acqua dell'anno scorso e, dato che nel 2018 sono inaspettatamente arrivato nei primi 10, al fuocherello che mi scalda prima di partire (ma è molto meno freddo di quello che avevo temuto la sera prima) coltivo propositi agonisticamente bellicosi.

Che durano pochissimo. Dopo il primo chilometro dove i primi partono come le schioppettate, e senza avere per niente l'aria di quelli che esploderanno poco dopo, mentre il mio non-amico buio mi accompagna su per la prima salita, mi rendo conto che è meglio pensare di arrivare in fondo, che 90 km sono pur sempre 90 km, e io ultimamente non mi sono neanche allenato un granché. Mi superano a frotte e per come mi sento non mi pare proprio il caso di corrergli dietro. Vedremo se qualcuno riuscirò a pigliarlo più tardi.

Il primo giro è proprio lungo: forse il fatto che abbia gli stessi km di una maratona, con l'aggiunta di qualche migliaio di metri di dislivello poteva farmelo sospettare. Ci regala una bella aurora (ma già l'alba è coperta, non esageriamo con il sole) e innumerevoli su e giù fra gli Appennini, con un notevole "su" condito di sassoni, un guado carino di un torrente, e pochi altri scorci davvero memorabili.

Quando si torna a Palazzuolo per la prima volta, il tracciato passa vicinissimo a dove ho materassino e sacco a pelo, e confesso che un briciolo di tentazione mi assale. Però al ristoro ho appena mangiato come un bue (raramente in una gara di trail si è vista una tale varietà e ricchezza ai ristori!) e se mi fermassi rischierei di rovinare la linea. Riparto così per il secondo giro, che è il più corto, ma anche, a mio modesto parere, il più noioso, con una successione di salite su colline che sembrano sempre la stessa.  Ad interrompere un po' la routine ci pensa Lisa Borzani, che incontro più o meno a metà giro. 

Per chi non la conoscesse, Lisa Borzani è una che fra le altre cose ha vinto un paio di TOR de Geants. Nel 2016 ci ha messo 91 ore: tanto per avere un'idea, io, se fosse andato tutto benissimissimo, potevo mettercene forse 110. Purtroppo per lei, quest'anno si è infortunata e sta ancora riprendendosi, così non fa ancora gare "serie". Doveva partecipare alla 30 km, ma poi ha deciso di fare un pezzo col suo compagno, che corre la 90, e per caso ci ho fatto un pezzo insieme anch'io. Il fatto che lei avesse dei polmoni da TOR, ma corresse a ritmo da me, le permetteva di avere una riserva di fiato praticamente inesauribile, quindi ha parlato ininterrottamente per 10 chilometri. Così stando dietro ai suoi aneddoti me la sono passata abbastanza, e a quel punto, una volta tornato a Palazzolo, mancava solo un giro.

Chepperò era da 30 km e duemila e rotti metri di dislivello, quindi non proprio una gitarella. Oltretutto questo giro pensavo di ricordarmelo dall'anno scorso, ma come al solito me ne ricordavo solo alcuni pezzi, così sembrava allungarsi mano a mano che andavo avanti. Attorno al 90esimo mi è anche morto il gps, così non potevo più affidarmi neanche a lui per capire quanto mancasse alla fine, e Palazzuolo, visto dal lato da cui si arrivava nell'ultimo giro, faceva un inquietante effetto "aeroporto in città".  

Avete presente quando si atterra in un aeroporto di quelli in mezzo alle città, in cui guardando fuori dal finestrino fino all'ultimo si vedono tetti di case, e, anche se sai che è impossibile che il pilota faccia una cosa così stupida, fino all'ultimo hai il dubbio che l'aereo sia sceso troppo presto e finirai sul tetto di una casa, ma poi all'ultimissimo compare la pista e tiri un respiro di sollievo? Ecco, Palazzuolo vista da quella parte è una roba simile, perché fino a pochissimo dall'arrivo non vedi una luce che sia una, e anche se continui a seguire le balise, che ti assicurano che sei sulla strada giusta, dentro di te (dentro il tuo cervellino e le tue gambine che si sono già sciroppati 90 km) rimane fino all'ultimo il dubbio di essere scesi nella valle sbagliata e di dover quindi risalire e riscendere un'altra volta.

Poi le luci compaiono, e subito dopo anche il paese, e a quel punto l'arrivo è talmente vicino che non arriveresti neanche a farti bello, se ce ne fosse il bisogno. Nel mio caso non ce n'è, perché è buio, perché i primi sono arrivati da mo' (da più di 4 ore...), e anche il decimo è arrivato da un po' (da quasi 50 minuti). Io, che pensavo di aver corso proprio bene nell'ultimo giro, scopro solo un po' di tempo dopo l'arrivo che mi sono piazzato al 14esimo posto, e scopro solo qualche giorno dopo, che al 63esimo km ero a una mezzora dal mio "riferimento cronometrico" (Giorgio, un triestino che da un anno a questa parte si allena come un forsennato, tanto che ho smesso di seguirlo su FB perché mi deprimeva troppo vedere quanto più di me si allena), mentre alla fine mi ha dato un'ora e venti. Che vuol dire che nell'ultimo giro non sono andato bene per niente. Pazienza.

Me ne torno a casa con la conferma che gli Appennini non sono proprio il mio posto, ma che piuttosto che stare a casa a pensare all'anno prossimo, anche il Cinghiale va benissimo. Anno prossimo che, come il 2018, inizierà prestissimo, dato che il 5 di gennaio sarò già sul Carso a tentare di ibernarmi al Trail della Bora, quest'anno in versione "iper", non balisato, con partenza da Gorizia e con 10 km e 4000 metri di dislivello in più del banale "ultra" dell'anno scorso. 

Potrei anche riuscirci.


Nessun commento:

Posta un commento

non lasciate commenti anonimi, suvvia...