30 giugno 2022

I miei ultimi fottuti 40 km della Scenic Trail k119

Breve riassunto delle (mai pubblicate) puntate precedenti.

Arrivo a Tesserete, Capriasca, Canton Ticino, Svizzera, per correre lo Scenic Trail M100, che vuol dire 100 miglia. Però per il venerdì pomeriggio è previsto molto brutto tempo (e così sarà) così noi esosi veniamo dirottati sulla k119, con uno sconto di quasi 50 km. Nella mia testa è una gara di ameni sentieri a fil di cielo fra i verdi pascoli, adagiati su morbide alture con vista sui laghi della zona, bella scorrevole, tutta da correre, senza neanche fare troppa fatica. Pirla.

Già la partenza alle 22 è una mazzata, perché c'è sempre una vocina dentro di te che dice "scusa, ma noi non dovremmo andare a dormire adesso? Perché sei su una linea di partenza in mutande e zainetto con una frontale in fronte?" ed è evidente che avrebbe ragione lei. Poi, dopo il riscaldamento sul pacifico monte Bigorio (1188 m), il Monte Ferraro (1493 m) è n'altra mazzata, il monte Gradiccioli (1935 m) di più, e il Monte Tamaro (1867 m, rigorosamente con l'accento sulla prima a), peggio ancora. Fortuna che scendendo a Monte Ceneri (che non si capisce perché ma non è affatto un monte) viene giorno e io riparto dal terzo ristoro, nella Caserma di Monte Ceneri, decisamente più pimpante. E meno male perché dopo la tranquilla Cima di Medeglia (1259 m), il Pizzo di Corgella (1707 m) è n'altra mazzata. Ma io sono pimpante.

A Isone c'è la base vita di metà gara, che in realtà è ben dopo metà gara (km 66) e quindi già lì cominci a sentirti un po' figo, soprattutto se dentro c'è un po' di gente un po' ferma, e tu dopo un rapido ed efficace pit stop con cambio di calze - scarpe - maglietta e reintegro dei gel, riparti pimpante. A Gola di Lago poi il tracciato si congiunge con quello della k54 e della k27 e della k18 e c'è tanta gente e c'è il sole e il cielo è azzurro e l'erbetta è verde e le mucche pascolano e non tanto dopo arrivi su al crocione del Motto della Croce, che si vede dalla partenza. E tu, che sei pirla, inizi a pensare che ormai è fatta. Ma mancano ancora 40 km.

Fine delle puntate precedenti.

E prima ti sciroppi un po' dei famosi ameni sentieri a fil di cielo, adagiati su alture non poi così morbide, guadagnandoti il Monte Bar (1816 m), poi la Cima Moncucco (1724), e poi il Gazzirola, che a vederlo da lontano sembra tanto tranquillino, ma sono 2115 m e gli ultimi 500 metri dei famosi verdi pascoli sono un rampone mica male (e per fortuna che il temporale del giorno prima ha abbassato un po' la temperatura, se no erano ancora più cavoli).

Sul Gazzirola, io che leggo sempre l'altimetria un po' alla caxxo e il GPS non lo guardo per principio, decido che salita praticamente non ce n'è più, si deve giusto andare dietro un po' di monti che si vedono da Tesserete, fare un giro con vista lago di Lugano, e andare a godersi l'arrivo. Pirla. 

La mia discesa verso il ristoro di San Lucio, dove ci lasciano quelli della k27, non è brillantissima, ma è colpa anche del fondo, che è meno ameno del previsto. Quando vedo che la strada ricomincia a salire, mi girano un po', ma mi dico che sarà l'ultimo dosso (Monte Cucco Dosso Colmine 1623 m). Poi però su sto cazzo di cornice di monti atttorno a Tesserete si continua ad andare su e giù, di qua e di là, che a guardare l'altimetria (che io però non guardo) sembra di scendere più che di salire, ma a correre mica tanto.

Quando si arriva al Monte Boglia (1516 m) secondo me gli si fa un bel giro intorno, ma secondo gli organizzatori invece no, e bisogna arrivare in cima con 400 m D+ e 2735 zeta, e poi tornare giù con un altro po' di zeta, una specie di toboga ripidissimo fra i sassi e varie altre tipologie di sentieri infami. Fortuna che a Bré Paese entrerò nel primo bar e li implorerò di regalarmi un ghiacciolo all'amarena o uno sciroppo di granatina. Peccato che a Bré paese di bar non ce ne siano. E allora al ristoro mi accontento di una manciata di orsetti gommosi e di una fettina di prosciutto, che dovrebbe aiutare il mio stomaco a non vomitare l'ultimo gel che devo infliggermi per tentare di arrivare all'arrivo vivo (miii, quando fanno schifo i gel).

Da lì, secondo me, si ritorna rapidamente a Tesserete, praticamente tutto in piano o discesa (motivo per cui sulla cima del Boglia mi ero concesso un breve moto di sobria esultanza). Solo che il sentiero inizia a salire. E sale. E sale. E mentre nel mio stomaco gli orsetti gommosi e il gel litigano per decidere che sapore dare alla mia nausea, e alla fine si accordano per un gusto misto, lui sale ancora. Poi finisce il purgatorio e mi ritrovo in una splendida faggeta, e vedo un biker che sale su una forestale che incrocia il mio sentiero, ed è chiaro che al bivio io scenderò e sarò rapidamente a Tesserete. Ma la freccia invece va dall'altra e dice che devo salire ancora. In tutto, dal ristoro degli orsetti, saranno 400 e poco i metri D+, arrivando a 1100 metri di altezza. E dato che Tesserete e l'arrivo sono a 536, bisognerà pure tornare giù.

Il sentiero probabilmente non sarebbe neanche così infame come mi sembra, e la mia prestazione non sarebbe neanche così penosa come mi pare, (ogni tanto supero pure dei concorrenti), ma la mia testa ha già staccato da 30 km e sono in completa balia degli eventi. Quando finalmente arrivo a delle case, mi dico che ormai non può mancare tanto, ma poi le case scompaiono e mi trovo di nuovo in un bosco, con un sentiero che scende lungo un torrente. Poi ci sono di nuovo case, e mi illudo di riconoscere il centro di Tesserete, ma non è vero niente, e nonostante veda benissimo i monti attorno a me, il mio cervello non riesce a ricostruire una elementare planimetria della zona. Quando mi ritrovo su un altro sentiero in un altro bosco verso un altro torrente, attraverso il ponticello in fondo e ricomincio a salire senza la minima idea di dove io possa essere, e se uscito da quella tana del Bianconiglio mi ritrovassi a Basilea o a Zurigo, non mi stupirei per niente.

Invece al posto di Basilea o Zurigo, e anche al posto del Bianconiglio, quando riemergo fra i campi mi compaiono a fianco tre atleti con cui avevo corso un po' 70 km fa. All'idea di perdere in un solo colpo tre posizioni (ma quali siano, lo ignoro completamente) le mie gambe hanno un sussulto di orgoglio e si rimettono a correre, coprendo gli ultimi 500 metri pure un po' in salita, ad un ritmo che due minuti prima non riuscivo a sostenere neanche in discesa.

Chiudo in un non spregevole 22:54:06, a 6 ore e 40' dal primo, che vale una 38° posizione. Probabilmente se non mollavo di testa un po' troppo presto, ci potevo mettere un'oretta in meno e guadagnare una decina di posizioni e parecchia autostima, ma magari imparo qualcosa per la prossima volta.

E al pasta party c'era lo sciroppo di granatina.

2 commenti:

  1. A Caprino veronese direbbero:" No l'e' mia a posto sto qua"

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    1. ma tu mi insegni che non bisogna fidarsi di quelli di Caprino Veronese...

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