9 giugno 2013

3° Coppa Italia Monte Livata

Dopo la performance di sabato varissimi amici mi hanno salutato con un "allora ti rifai domenica vero?" e a questi se ne sono aggiunti altri che dichiarano che quella di domenica è la mia gara (che nel gergo dei miei estimatori vuol dire che è una campestre con le lanterne messe agli incroci dei sentieri). Al coro si unisce lo speaker che incrocio mentre sta facendo la sua gara mattutina e che nel darmi una badilata con la sua manona taglia 52 mi dice in corsa "oggi è tua!" Ce n'è abbastanza per perdermi alla prima e tornare a Trento a piedi per la vergogna. In oltre ho GPM che mi parte 8 minuti dietro: nei miei incubi orientistici ad occhi aperti, uno dei più angoscianti è quello in cui rivivo la lanterna numero 16 della seconda gara di Lipica 2013. Mentre sto punzonando si precipita giù dalla discesa fangosa alle spalle del punto GPM, con i riccioli bagnati appiccicati alla fronte e gli occhi iniettati di sangue. Fossimo gladiatori nell'arena mi strapperebbe il cuore dal petto a mani nude, ma fortunatamente siamo solo orientisti e si limita a superarmi e sparire nel bosco davanti a me. Partiva 8 minuti dopo di me. Ed era solo una middle.

Però il tempo è bello, il posto di più, e davvero vorrei provare a far qualcosa per non rimuginare per 650 km su quanto è stata disastrosa la trasferta laziale.

Parto da primo della mia categoria e fra i primi in assoluto, al pratone della partenza siamo in pochi eletti e anche salendo sono quasi da solo. Prima dello start vado a dare un'occhiata dal vivo alle cabonaie e al tipo di terreno, morbido e scorrevole. Arrivo qualche secondo in ritardo al -2, ma poi si parte e per riscaldarsi in fretta ci sono i 100 metri in discesa più sassosi della giornata.

La 1 è nel prato, un prato di Monte Livata. Nel 2010 a proposito di una lanterna in un prato di Monte Livata scrivevo "La 3 è una semplice lanterna in una buca nel prato, e già uscendo dalla 2 sono certo che la sbaglierò, come tutte le buche nel prato che ho incontrato nella mia vita orientistica. Nel caso specifico si tratta del prato più semplice del mondo, e c'è persino una processione di collinette che ti fa cadere nel buco giusto anche se non vuoi. Ma io abbandono le collinette, mi invento di vedere davanti a me Stefani e lo seguo in una direzione insensata, esibendomi poi in una tecnica da MC nella quale eccellevo: correre qua e là buttando un occhio in tutte le buche del prato." Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, e di lanterne sotto il mio brichetto anche. Procedo spedito verso la mia buca, senza degnare di un'occhiata nessuna delle altre. Ma quando ci arrivo la lanterna non c'è. Scoprirò poi di esserci passato a pochi metri, bastava buttarci un occhio. La tentazione di deprimermi una volta per tutte è forte, ma ho fatto davvero troppi chilometri per derubricare la due giorni a gita fuori porta. Non mi sento per nient lucido e l'attacco alla 2 con il senno di poi è piuttosto ondivago, però, seppur non ottimale è almeno preciso. Nel bosco vedo quelle forme del terreno tipiche di Monte Livata, tanto evidenti quanto simili fra loro e mi dico che se riesco a entrare in carta sarà bellissimo e se non ci riesco sarà un calvario. Non mi ci sento ancora entrato, ma "mi aggrappo con i denti alla carta". Non so cosa vuol dire, ma è l'immagine che mi viene in quel momento.

Per la 3 ho la forte tentazione di prendere la tangenziale est risparmiando 8 curve di livello. Tutti quelli con cui parlo a fine gara mi dicono che era una idea assurda, e in effetti non lo faccio neanche io, ma mentre arranco su per la salita il dubbio mi accompagna. Considerando che sono appena partito non mi sembra che le gambe rispondano un granché oggi. Arrivato in zona punto provo a fermarmi un attimo a leggere bene i segnetti neri invece di correrci in mezzo angosciato di non trovare la lanterna. Pare una buona idea, perché la trovo al primo colpo dove pensavo fosse. La 4, dove dovrò tornare anche per la 7, è in un ameno pianoro molto riconoscibile, e mi torna alla mente per contrasto il centro della seconda farfalla della prima o-marathon, che non riuscivo a trovare neanche dopo la terza ala. La 5 non è difficile, ma le forme non le leggo ancora agevolmente e ci vado con una certa prudenza. Idem la 6, non sbaglio una virgola, ma ci metto parecchio a far quadrare carta e realtà. Poi è tempo di tornare alla 7 e decido di risparmiare un po' di curve facendo il giro. Non sono sicuro sia stata una grande idea, comunque in salita continuo ad arrancare. Mi guardo intorno per vedere se scorgo quello con i riccioli bagnati appiccicati alla fronte e gli occhi iniettati di sangue, ma il bosco pare ancora deserto. Ci avrò messo meno di 8 minuti a fare l'aletta di farfalla zoppa o lui sarà già passato?

Per la 8 c'è solo un nasone da passare, poi si sale di nuovo per scavallare verso la 9 ed è tempo di pensare alla Scelta Lunga: a) tutta strada lunghissima a est b) strada molto più corta a ovest e 15 curve di livello c) più o meno dritto sotto la linea rossa. Sono molto indeciso fra la a e la b, poi decido che correre un po' senza pensare a niente mi farà bene e parto verso est. I prati circondati dai boschi di faggio sono proprio belli ma io sto correndo a tutta e più che altro soffro. Però penso che dopo la 10 sarà praticamente tutta in discesa, e stringo i denti. La zona punto nella carta al 15.000 è un groviglio di segnetti, ma mi pare di capire che sia una buona idea scendere nella valletta dal praticello dove arriva la strada e poi risalire l'altro versante della nuova valletta. Arrivato in fondo alla valletta inizio a salire pensando "dovrebbe essere qui", e c'è. Son soddisfazioni.

Ci sarebbe un ristoro in fondo al prato, ma devo allungare di qualche decina di metri e ce n'è un altro al punto spettacolo fra 5 lanterne: dovrei arrivarci senza problemi, anche perché è tutta discesa. Ma è una di quelle discese in cui puoi giocarti la gara 6 volte, tante quante le lanterne sparpagliate su un pendio non proprio delizioso. Pochi riferimenti, fondo rognoso, andiamoci con calma. 

La 11 è in fondo ad una canaletta, attivo la funzione "scanner" e scendo prudente scandagliando a 180 gradi fino a individuarla e in fondo c'è il punto. Non velocissimo ma preciso. Per la 12 si va quasi in costa fino al successivo avallamento poco pronunciato e poi si cercano delle radici. L'orienteering è fatto anche di culo e quando il mio trasferimento chirurghico mi porta a varcare il cerchietto guardo lontano e avvisto la radice e la lanterna. Nello stesso istante in cui gioisco per la visione metto il piede su un legno bagnato e me ne accorgo quando sono già sdraiato di fianco per terra. Paolo Detassis del Trent-o cadendo a 10 metri dalla partenza si è lussato una spalla, io mi sporco un po' la mano sinistra. E posso andare a punzonare la 12. La 13 è un po' più facile, c'è un brusco cambio di pendenza come linea di arresto, e delle rocce. Arrivo alle rocce e calcolo che dovrei essere un pelo alto. Scendo due metri e lei è lì. Per la 14 dovrebbe aiutare il verdino, ma è abbastanza indistinguibile dal bianco intorno. Punto allora a vedere il micro avallamento e quando vedo una cosa che ci assomiglia mi ci butto speranzoso. È proprio lui e lì sotto c'è lei. Per la 15 di nuovo in costa fino ad una radura da cui guardando in su si dovrebbero vedere le rocce. Curva, radura, rocce, bingo! Ma per uscire da lì manca ancora la 16. Decido di puntare alla processione di radurine, ma le radurine sono poco visibili e io non mi applico per niente nell'usare bussola e curve di livello per dare un senso a quello che sto facendo. Arrivo in una zona con una vaghissima somiglianza con la mia zona punto (o che almeno per me in quel momento ci assomiglia un sacco) e sono talmente convinto di essere nel posto giusto che prima di vedere la lanterna dietro al sasso dico a quella che è lì con me "qui dietro c'è la 65 vero?". Quando trovo davvero una lanterna, ma non è la 65, ci rimango malissimo. E ancora peggio quando quella lì con me mi dice "ma no, la 65 è dieci curve più in su". 

Per fortuna sono ancora abbastanza lucido da riconoscere la tizia, che è Chiara Sergenti, e da ricordarmi che è amica di Max Bianchi, e che quindi sarà stata pagata da lui per gettarmi nello sconforto. Così ragiono un attimo e capisco di essere solo un paio di centinaia di metri più a ovest della radura giusta e in meno di mezzo minuto punzono la 65 (a fine gara Chiara mi darà un'altra versione del motivo di quello che mi ha detto, ma io so che quella giusta è la mia).

Per il punto spettacolo e la successiva c'è tanto da correre in piano, di gambe non mi sento brillantissimo ma neanche alla frutta. Un po' peggio di testa, che dovrei usare per capire come attaccare la 19. L'unica cosa a cui penso è salire meno possibile, e quando arriva in cima al costone prendo le case da destra, mentre era molto meglio salire un po' di più e prenderle da sinistra. Perdo anche un po' di tempo in zona punto guardando i sassi sbagliati. Di ciò consapevole riparto di slancio verso la 20, strada, boschetto, bucona, costone, boschetto, prato con cespuglioni, bosco, pratino, avallamento, buca: c'è. La 21 è lì vicina e mi concentro solo sull'azimut. Mi ci concentro troppo perché poi esco dal punto in direzione totalmente sbagliata. Dovrei scavalcare il naso invece finisco per andare dalla parte opposta, forse ho anche la carta rovescia. Quando mi appare il laghetto capisco che qualcosa non va, e anche cosa sia che non va. Corro più che posso, troppo stanco anche per imprecare contemporaneamente fra me e me. Dalla 22 alla 23 c'è ancora parecchio da correre in piano, e provo a buttarci tutto quello che mi rimane. Finisco esausto in 1:30:27, e non saprei proprio dire come sono andato.

Quello con i riccioli bagnati appiccicati alla fronte e gli occhi iniettati di sangue non mi ha preso, ma mi aspetto che arrivi da un momento all'altro. Invece il tempo passa e lui non compare. Vedo Buselli al punto spettacolo e tento di calcolare il suo tempo rispetto al mio, ma una sottrazione e una somma non sono in quel momento alla mia portata. Il tempo continua a passare e non arriva nessuno. Passano 8 minuti e ancora nessuno. Alle 11.46 arriva GPM, ma io sono già arrivato da 13 minuti: ho battuto quello con i riccioli bagnati appiccicati alla fronte e gli occhi iniettati di sangue! Sarà perché oggi non pioveva e i riccioli sono rimasti al loro posto. Poi passa un sacco di tempo e non arriva più nessuno. Devo aspettare altri 13' prima che arrivi Ingemar, che chiude in 1:36:44, dietro anche lui. Altri 11' minuti dopo arriva Buselli, che chiude in 1:31:56. Dietro anche lui e rimane solo Pin, che partiva 8 minuti dietro di lui. Ma prima che appaia ne dovrò aspettare 11: ho vinto una gara long di Coppa Italia in M35 davanti a Buselli, Pin, Grassi PM, Neuhauser e Grassi S! E quasi non ci credo. Perché un conto è dire che ci provi, e un conto è riuscirci sul serio, e io in fondo in fondo non pensavo mica di esserne capace. E col cavolo che era una campestre con i punti agli incroci dei sentieri.

Split alla mano viene fuori che ho perso quasi 2' per il mio giro al laghetto nel finale e ben 4' alla 16, ma ho corso molto bene quasi tutte le altre, con la bellezza di 8 migliori tempi di tratta su 24 punti. A fare la differenza con Buselli è stata la tratta lunga, dove la mia scelta sul sentiero mi ha fatto guadagnare 2' su di lui che invece si è buttato dentro dalle parti della linea rossa. L'ultima mia vittoria in coppa Italia pensavo risalisse alla notte dei tempi in MC, invece mi sa che non sono mai riuscito a vincere neanche in MC, nè in MB, nè in MA.

Peccato solo due cose: che io debba sempre abbassarmi per starci nelle foto della premiazione, e che io non abbia nessunissimissima possibilità di vincere una medaglia agli italiani long...



6 commenti:

  1. Complimenti, hai sperimentato in prima persona la legge della compensazione dei risultati nelle due giorni.

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    1. ma io sono superiore a questa legge, riesco a fare anche cinque gare pessime in fila.

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  2. Ti manca ancora qualcosina...i migliori non dicono dovrebbe essere lì, ma è lì...inezie quando si vince....

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    1. io invece mi stupisco ancora quando è dove dovrebbe essere...

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  3. forse le fatiche letterarie non giovano all'orienteering...; per Fai dovresti metter su un banchetto con alcune copie del libro, così ti puoi rifare se la gara non è come quella di Livata.

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  4. Ci sono giorni in cui lo speaker indovina anche gli ex-aequo senza computer... figuriamoci un "oggi è tua!" in apnea :-)
    Ma non alludevo a possibili incroci di sentieri, solo al fatto che era veramente per te!

    Stegal

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