Ci pensavo da qualche anno, una volta ci avevo provato senza troppa convinzione, questa volta sono arrivato in fondo: traversata delle Dolomiti di Brenta dall'estremo sud all'estremo nord, partenza da San Lorenzo in Banale alle ore 3.29, arrivo a Cles alle 20.02, 63 km, 4.250 metri di dislivello, 16 ore e mezza di Bellezza, con una spolverata di brivido durante, e 4 giorni di mal di gambe poi.
Dopo il pernottamento a San Lorenzo in Banale (comodamente raggiungibile da Trento con i mezzi pubblici) e la colazione con il frontalino nella sala da pranzo dell'hotel, buia e deserta, salgo la Val d'Ambiez sotto un cielo limpido e stellato che promette benissimo. La notte è sempre la notte, ma procedo abbastanza spedito fino al Rifugio Cacciatori e poi quasi fino al Rifugio Agostini (perché manco la scorciatoia a destra che va diretta alla Forcolotta di Noghera).
Niente luna, ma la notte è luminosa e non riesco proprio a non tenere spenta la frontale, mi tocca andare un po' più piano, ma è molto più bello così. Nel traverso verso la Forcolotta metto giù male un piede, perdo leggermente l'equilibrio, e do una tibiata su una roccia, esattamente nello stesso punto in cui mi ci è caduta una panca una settimana prima. Si aggiungono stelle alle stelle.
Dopo la Forcolotta accendo la frontale per andare un po' più spedito, direzione rifugio Tosa - Pedrotti, prime luci dell'alba verso sud-est, bello bello bello.
Piccolo errore di percorso prima della Bocca di Tucket (bivio invisibile), primo affaccio sull'altra parte del mondo (val Rendena con Adamello, Presanella, Carè Alto ecc. ecc. ecc.) e poi un po' di timori nello scendere verso il rifugio Tucket, dato che il sentiero fa ancora finta che ci sia la vedretta, ma quella si è squagliata molto prima dei miei dubbi sulla sveglia, e la discesa non è agevolissima.
Nella modesta risalita fra i sassoni verso il Grosté incontro la terza e ultima persona della giornata, mentre al rifugio Graffer incontro due cagnoni che vorrebbero coccole e cibo. Ho due barrette, un po' di cioccolato, bagigi con lo zucchero, mandorle, e gel in abbondanza, niente che gli faccia bene, né che io abbia voglia di condividere con loro. Si accontentino di due grattini, che io devo ripartire.
Da lì alla fine del Costanzi ci sono 52 cordini, una scala in metallo e alcuni pezzi attrezzati con staffe, niente di tecnicamente impegnativo, ma almeno un paio di km (compresi quelli senza cordino) in cui il margine di errore è zero, cioè, se cadi, ciaone. Per quanto mi riguarda, si tratta di mettere in fondo allo zainetto la tentazione di avere paura e fare attenzione ad ogni passo, senza distrarsi mai. E' molto più lento che correre e muscolarmente meno faticoso, ma alla fine stanca di più, ed è anche parecchio stimolante. Se poi il posto è bello come quello lì e il meteo continua a rimanere spettacolare, non si può chiedere molto di più alla vita, e grazie a Roberto per la spinta.
La mia cartina del Brenta termina a Malga Tassullo, alle pendici del Monte Peller. Da lì ho arbitrariamente deciso che Cles è ad un tiro di schioppo, e la strada è tutta in giù; invece è ad un tiro di mortaio a lunga gittata, con anche parecchio piano. E si sa che la fatica, quando pensavi di essere arrivato, si quadruplica.
Arrivo a Cles 15 km e due ore e mezza più tardi, piuttosto sfatto, ma orgogliosissimo di essere riuscito (per puro caso) ad arrivare in stazione con 6 minuti di anticipo sull'ultimo mezzo che mi può riportare a casa.
Giro sicuramente da rifare, magari in compagnia.
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