"Se c'era Stegal, sta volta ce lo giocavamo". È una delle tante cose che ho pensato durante la longhissima di domenica al lago di Carezza. E le cause di morte possibili erano l'iscrizione in M35 con collasso integrale prima della fine, o la restituzione volontaria dell'anima a chi l'ha fatta per l'eccessiva bellezza del posto, della carta, della gara, del bosco, di tutto. Poi però ho scoperto che si era già iscritto in M40 (ma non aveva potuto venire) e mi sono ricordato che lui qui ci aveva già corso nella 6 giorni del Tirolo del 2010, quindi forse sarebbe sopravvissuto anche questa volta. Allora vediamo di farlo schiattare per l'invidia per non esserci tornato...


Il mio risultato è stato appena discreto: medaglia di legno con 27' da Rigoni, 9' da PM Grassi e 6' da S Grassi, ma questa volta era davvero la cosa meno importante, perchè mi sono proprio divertito.

Per la 6 si va tranquilli al sentiero e poi giù per la valletta fra i collinoni, poi si sbatte sul sentiero e, prudentemente, io opto per un attacco tranquillo dal pianetto a sud del punto. Buona l'idea, ma il risultato è disastroso, perchè nel semiaperto (o almeno questo doveva essere) vagano decine di persone, e una vegetazione decisamente variegata impedisce di leggere le forme del terreno. Aguzzare l'orecchio per sentire un pib o qualcuno che dica "è qui" è inutile per vari minuti. Poi in qualche modo la trovo, e penso che avrei potuto passarci la giornata: è in una buca sotto un sasso coperta da un albero. O ci cascavi sopra, o non la trovavi.
Con la 7 ho già fatto amicizia prima, la 8 è in un verde inestricabile, ma ci arrivo un po' lentamente ma con cognizione di causa. Alla 9 faccio un figurone con Massimo Bianchi, che accompagno quasi a manina dando sfoggio di grandissima sicurezza tecnica. Poi per fare lo sborone esco sparato dal punto, e non mi perdo, ma perdo mezzo minuto perchè esco nella direzione sbagliata. Per la 10 c'è ancora da fare molta attenzione, ma una valletta e un roccione indirizzano verso la buca giusta. Per la 11 c'è da aggirare un altro roccione e fare 50 metri nella direzione giusta, e per la 12 c'è da affidare l'anima a chi si vuole, e riconoscere una micro altura che è talmente tormentata da essere quasi invisibile, e puntare sul sasso giusto fra la moltitudine fra cui scegliere. Io vado quasi a passo d'uomo ma lo centro al primo colpo. Dato che molti fanno un tempo simile al mio o migliore, forse c'era un trucco che io non ho capito. Comunque.
La felicità per quella che mi sembra l'uscita dalla zona più tecnica, è tale che mi porta a sbagliare di nuovo l'uscita, e mi incaglio di nuovo in un verde inestricabile. Allungo anche la strada di lunghezza e di dislivello, ma è niente rispetto al tempo che perdo nel corpo a corpo con i pini. Giunto al praticello in fondo valle ho un piano perfetto per andare alla lanterna, ma devo correggerlo in corsa perchè stavo tornando alla 5. Fortunatamente non è malissimo neanche per andare alla 13 e una volta in zona riconosco la buca grande nell'avallamento e vado sicuro verso l'altura dove sono convinto ci sia la mia. E c'è! Per la 14 approfitto del passaggio offertomi da due giovincelle, e poi bisogna scegliere cosa fare. Re Carlo e altri salgono al volo 25 curve di livello per andare a prendere la strada, io decido di rimanere in costa e salire dopo, che non mi pare una scelta malvagia, ma sarebbe stata migliore se prima di partire in costa salivo altre 3-4 curve accorciando un po' la strada poi. Riesco a corricchiare anche le ultime curve di livello prima della strada e poi mi lascio condurre dal riferimento della roccia gigante fino ai miei sassetti.
Della tratta successiva a prima vista capisco poco, ma vedo che c'è un sentiero a fare da linea di arresto, e intanto arrivo fin lì. A 100 metri dal punto mi è molto chiaro dove sono, ma non ancora come sia meglio andare da lui, dato che la vegetazione è di nuovo ostile. Opto per una vida di mezzo fra la discesa nell'avallamento e la salita sul naso, e arrivo esatto sulla buca. E meno male, perchè anche questa non si vedeva se non cadendoci dentro. Prima della 17 c'è il ristoro, e ce n'è proprio bisogno. Due bicchieri d'acqua e riparto con Daniele Meneghel verso un'altra zona ostica. Evidentemente allenarsi serve a qualcosa, perchè sto già correndo da un'ora e dieci e sono ancora molto lucido, tanto da riconoscere il promontorio con cocuzzolo, la buca dopo, e le due buche più lontane fra le quali devo scegliere la più a sinistra. Anche questa volta, per avere la soddisfazione di vedere la lanterna bisogna quasi arrivare a toccarla, ma in questo modo vale ancora di più.
Daniele inizia a farmi i complimenti, io inizio a rispondergli, e ciononostante riesco a guidare fino alla bucona sovrastata dal sassone e a puntare al sasso giusto. È lui a dirmi "è qui", ma già lo sapevo. Meno sicuro sarei stato su quella dopo, che è di nuovo Daniele ad indicarmi, ma mi sdebito alla 20, dove lo porto dopo che tutti e due eravamo saliti troppo. Per l'attraversamento del sassaio precedente (quello che qui in zona chiamano labirinto) il tracciatore ha previsto un percorso fettucciato, ma non mi accorgo che sia segnato in carta. Quando inizio a vedere delle fettucce, penso "oh, che culo, saranno di qualche manifestazione passata, ma sono proprio comode sa seguire".

In chiusura i miei complimenti a Eddy Sandri, che conferma una grande stagione (già coronata con il bronzo ai trentini sprint) con un'altra bella gara. Probabilmente pesca il jolli nel terno al lotto della 6, ma se non si incagliava nella 19 e a me non avanzava un pezzo di gambe magiche per la 24, probabilmente mi batteva anche oggi.