7 dicembre 2013

ROME - Dies II - Villa Ada

Il secondo giorno si corre a Villa Ada e per prepararmi non trovo di meglio che scarpinare per un paio d'ore, prima da casa fino alle Catacombe di Priscilla, poi un altro po' lì, sotto terra, e poi un'altra oretta per riuscire a raggiungere il ritrovo dalle catacombe, che sono giusto a fianco del muro di cinta del parco di Villa Ada, ma il parco medesimo è grande come tutto il centro storico di Trento. Siccome siamo pur sempre degli orientisti, alla fine lo troviamo, e la nostra partenza, mia e dell'Anto intendo, è talmente tarda, che non arriviamo neanche in ritardo. 
C'è tanta gente che fa footing, tanta gente che porta a spasso il cane, uno addirittura che porta a spasso un porcellino d'india, e la temperatura è di nuovo molto piacevole, così come il clima del ritrovo, pittorescamente adagiato (il ritrovo) nel centro del laghetto a forma di fagiolo, con tante bandiere nazionali appese in giro, e qualche autoctono con lo sguardo inquietante.
Quando arriva la mia ora, in partenza ci sono solo pochi intimi, i miei avversari diretti sono tutti partiti da un po', e io mi avvio giulivo su per le scale che il Tracciatore ha pensato di regalarci come riscaldamento. Tutti quelli con cui ho parlato dicono che bisogna fare attenzione ai sentieri che o sono segnati, ma non si vedono, o si vedono, ma non sono segnati. Io per prenderci confidenza ben bene andando alla 1 faccio 3 lati di un rettangolo invece di farne uno solo, ma giungo felicemente alla meta. La 2 è lì vicino e per la 3, non volendo avventurarmi nei verdi che non si sa mai, non c'è molta scelta. Prima della 3 cerco senza successo di azzopparmi mettendo un piede in una buca, e poi c'è solo da correre fino alla 6. La 6-7 è la tratta lunga, ma dopo aver dato un'occhiata alle tonalità di verde non mi pare ci siano alternative ad arrivare in zona punto sui sentieri. Solo che poi vengo colto dalla "sindrome da attaccamento al sentiero", che spesso mi blocca quando in gare come queste devo ad un certo punto ributtarmi nel bosco. Così invece di costeggiare il bordo del verde 8 e andare in curva fino alla lanterna, cincischio lì in giro, sperperando secondi su secondi. Ma sto andando discretamente.

Per la 8 si poteva andare un po' più dritti e per la 9 correre un pelo di più (Max Bianchi mi dà 4''...) mentre la 10 è avventurosa. Il verde è proprio verde e lì in mezzo ti aspetti che possa comparire qualsiasi cosa. A comparire però sono solo dei sentieri non proprio sentieri, che comunque mi fanno arrivare davanti ad un muro, giusto in corispondenza di un buco. Non ho letto molto bene la carta e sono un po' sorpreso di trovarmi davanti un altro muro pochi metri dopo, ma la cartina conferma che va bene così, anche stavolta c'è un passaggio nel muro, e mi lancio verso la lanterna. Per la 11 basta seguire i sentieri e, anche se c'è chi lo fa meglio di me, quando ci arrivo sono secondo in classifica. Ma non lo so, ed è un peccato perchè mi avrebbe fatto bene saperlo, perchè magari avrei evitato di uscire un po' alla cavolo dal quel punto e attaccare un po' alla cavolo quello dopo il successivo (sono talmente imbranato a scavalcare i recinti anche di media altezza, che la allungo un sacco per entrare dal cancello), e magari anche di metterci 40'' più dell'Imprevedibile per trovare la 14, che non è proprio irresistibile, ma faccio casino con i recinti.

Non manca molto alla fine, ma devo tornare fra i verdoni e sento che la lucidità non è più quella dell'inizio, come testiomonia il 22esimo posto di tratta alla 14. La 15 mi grazia perché è banale, ma la 16 no. Decido che è arrivato finalmente il momento di affrontare di petto il verde e dalla radice accanto al sentiero mi butto a destra a caccia della traccia di sentiero. La traccia non appare, e il verde è come quello dell'erba del vicino, e mi rifugio sul sentiero sotto. Probabilmente ero a pochissimo dalla lanterna, ma non ne avevo idea e i rovi erano molto rovi. Quando finisco la circonvallazione ho perso più di 2' e quello che era già diventato un quarto posto diventa un settimo, che mi porterò fino alla fine.

Da lì al traguardo non c'è molto da fare, se non capire se un bellissimo sentiero non segnato in carta arriva alla 20, e all'arrivo ho quasi 6' dal Bulgaro, che ai momenti di massima gloria della 11 me ne dava solo due e mezzo.

Finisco dietro a molti degli avversari diretti per il podio della tre giorni nonchè per la classifica fra gli italiani, a poco meno di 4' da GPM, 3' da Bianchi e 20'' da Ingemar. Dietro rimangono l'Imprevedibile, che ha corso imprevedibilmente alternando migliori tempi a ventesimi, e Simone Grassi, che chiude senza infamia e senza lode.

In classifica generale, a parte la prima posizione che sembra ormai di proprietà del Bulgaro, al secolo Ivaylo Ivanov, che ha 7' di vantaggio su Tikhonov che è secondo, le altre sono, almeno teoricamente, sognabili. Sono quinto a 2'36'' da Tikhonov, 1'40'' da Pinker, 1' da Massimo. Ma ho dietro Mario a meno di un minuto e Ingemar a meno di due. 

Ce la giocheremo l'ultimo giorno, all'ombra del Colosseo.

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