


Quando arriva la mia ora, in partenza ci sono solo pochi intimi, i miei avversari diretti sono tutti partiti da un po', e io mi avvio giulivo su per le scale che il Tracciatore ha pensato di regalarci come riscaldamento. Tutti quelli con cui ho parlato dicono che bisogna fare attenzione ai sentieri che o sono segnati, ma non si vedono, o si vedono, ma non sono segnati. Io per prenderci confidenza ben bene andando alla 1 faccio 3 lati di un rettangolo invece di farne uno solo, ma giungo felicemente alla meta. La 2 è lì vicino e per la 3, non volendo avventurarmi nei verdi che non si sa mai, non c'è molta scelta. Prima della 3 cerco senza successo di azzopparmi mettendo un piede in una buca, e poi c'è solo da correre fino alla 6. La 6-7 è la tratta lunga, ma dopo aver dato un'occhiata alle tonalità di verde non mi pare ci siano alternative ad arrivare in zona punto sui sentieri. Solo che poi vengo colto dalla "sindrome da attaccamento al sentiero", che spesso mi blocca quando in gare come queste devo ad un certo punto ributtarmi nel bosco. Così invece di costeggiare il bordo del verde 8 e andare in curva fino alla lanterna, cincischio lì in giro, sperperando secondi su secondi. Ma sto andando discretamente.

Non manca molto alla fine, ma devo tornare fra i verdoni e sento che la lucidità non è più quella dell'inizio, come testiomonia il 22esimo posto di tratta alla 14. La 15 mi grazia perché è banale, ma la 16 no. Decido che è arrivato finalmente il momento di affrontare di petto il verde e dalla radice accanto al sentiero mi butto a destra a caccia della traccia di sentiero. La traccia non appare, e il verde è come quello dell'erba del vicino, e mi rifugio sul sentiero sotto. Probabilmente ero a pochissimo dalla lanterna, ma non ne avevo idea e i rovi erano molto rovi. Quando finisco la circonvallazione ho perso più di 2' e quello che era già diventato un quarto posto diventa un settimo, che mi porterò fino alla fine.
Da lì al traguardo non c'è molto da fare, se non capire se un bellissimo sentiero non segnato in carta arriva alla 20, e all'arrivo ho quasi 6' dal Bulgaro, che ai momenti di massima gloria della 11 me ne dava solo due e mezzo.
Finisco dietro a molti degli avversari diretti per il podio della tre giorni nonchè per la classifica fra gli italiani, a poco meno di 4' da GPM, 3' da Bianchi e 20'' da Ingemar. Dietro rimangono l'Imprevedibile, che ha corso imprevedibilmente alternando migliori tempi a ventesimi, e Simone Grassi, che chiude senza infamia e senza lode.
In classifica generale, a parte la prima posizione che sembra ormai di proprietà del Bulgaro, al secolo Ivaylo Ivanov, che ha 7' di vantaggio su Tikhonov che è secondo, le altre sono, almeno teoricamente, sognabili. Sono quinto a 2'36'' da Tikhonov, 1'40'' da Pinker, 1' da Massimo. Ma ho dietro Mario a meno di un minuto e Ingemar a meno di due.
Ce la giocheremo l'ultimo giorno, all'ombra del Colosseo.
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