Come gli orientisti più stagionati ben sanno, Marco Bezzi è uno dei personaggi più carismatici del mondo orientistico italiano. Da (più) giovane era un fortissimo atleta élite, poi alterne "fortune" fisiche lo hanno un po' allontanato dai vertici, agonisticamente parlando, ma non smette di far parlare di sè. Nel suo palmares MB, o meglio ZP (dal suo soprannome ufficiale Zaino Protonico che mi sono già fatto spiegare un paio di volte ma che proprio non mi rimane in testa), ha l'essere socio fondatore dello Skodeg-o Team, la squadra ori-goliardica che curava il sito che, prima di diventare il patinato e molto professionale blog che è oggi, per qualche anno è stato fonte inesauribile di ori-minchiate, alcune delle quali (ma purtroppo non tutte e secondo me mancano le più belle) sono ancora visibili sulla pagina di you tube skodeg-o.
Comunque, ad oggi, oltre ad essere ancora molto pericoloso quando la gara è più tecnica che fisica, è rinomato soprattutto per se sue "prodezze" alcoliche, e per essere un tracciatore infido, che in ogni gara infila qualche trabocchetto.
Porta la sua firma il tracciato dell'ultima prova di Coppa del Trentino, che si è corsa domenica scorsa a Dimaro in val di Non, e Bezzi non si è smentito. Così quella che doveva essere una tranquilla gara sprint allungata in centro storico con poche case, si è trasformata in una delle mie apparizioni più meschine della stagione. Autospostatomi all'ultimo momento in MA per prepararmi a Venezia (e perchè c'erano troppo pochi rivali in M35) ho avuto solo il tempo di assaggiare la carta alla 1, prima di cadere vittima del nuovo trucco di ZP, ovvero, per l'appunto, uno Zaino Protonico. Come tutti sanno, lo zaino protonico è un'arma che viene anche definita come un acceleratore di protoni portatile, capace di catturare i fantasmi. È costituito da un fucile (fucile protonico) collegato a uno zaino posteriore chiamato appunto acceleratore protonico. Ma non tutti invece sanno (ma Bezzi sì!) che in particolari condizioni di temperatura e pressione, lo zaino protonico può essere utilizzato per creare dei campi protoneuronici che intrappolano appunto i neuroni di tutti quelli che vi transitano al momento del massimo flusso di potenza.
Quello che è successo a Dimaro è presto detto. Bezzi aveva programmato il congegno, occultato nella pista da bocce dove si trovava la 20, in modo da emettere un flusso costante dalla prima all'ultima partenza della MA, per rendere più interessante il misero boschetto che ospitava le lanterne 2-3-13 e 14, che non presentavano di loro alcuna difficoltà. A causa probabilmente dell'eccesso di umidità dovuto al tempo instabile e alla neve caduta nel fine settimana precedente, il delicatissimo apparecchio non ha funzionato come doveva, ed ha emesso una sola potentissima carica durante il passaggio dell'ultimo partito, cioè io.
Appena entrato nel fortissimo campo protoneuronico che si era in questo modo venuto a creare, la mia sopraffina tecnica orientistica si è sfarinata, e alla prima radurina prima della 13 ho creduto di essere nell'alpeggio da cui dovevo attaccare la 2. Ho poi vagato e rivagato nei dintorni ignorando, a causa dei neuroni intrappolati, la casetta sul prato sopra che mi faceva segnali di fumo per farmi capire dove ero, la lanterna 13 che mi implorava di leggerne il codice e di confrontarlo con la mia descrizione punti capendo dove ero, il ponticello sul torrente che non poteva essere confuso con nessun altro, e un traliccio elettrico alto 15 metri che si vedeva da 600 metri di distanza.
Quando il campo protoneuronico è scomparso, erano ormai passati 8', e la gara era irrimediabilmente compromessa.
Le mie performance sulle successive lanterne, ad eccezione di un attacco troppo prudente della 7 e di una divagazione in proprietà privata dalla 11 alla 12 a causa di un cavallo non segnato in carta, mi fanno confidare che gli effetti del campo neuroprotonico non siano duraturi nel tempo, e non inficino quindi la mia prestazione di Venezia. Ma la letteratura in materia è scarsa. Speriamo bene.
Quando ho deciso di iscrivermi sapevo che non sarebbe stato un banale centro storico ed infatti mi sono divertito un sacco. Il campo magnetico mi ha colpito subito alla 2 (sono arrivato alla 3) e mi ha fatto capire che non stavo facendo una campestre. Per il resto, avversari con altra età ed altro passo...
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